Dal boicottaggio alle sanzioni a Israele, La Comune chiede di aderire alle campagne
Il gruppo consiliare di opposizione: “A sostegno della pace e della legalità internazionale”
a drammatica situazione internazionale in Medio Oriente è al centro di un intervento del gruppo consiliare La Comune di Ferrara, accompagnato dalla considerazione che “opporsi ai crimini contro l’umanità, all’apartheid e a ogni forma di genocidio costituisce un principio etico e giuridico universale”.
Uno scenario, in relazione al quale “anche in una fase di negoziato è fondamentale che le istituzioni, incluse quelle locali, orientino le proprie scelte economiche e di approvvigionamento – ha rimarcato la consigliera Anna Zonari – verso modelli coerenti con la promozione della pace e della giustizia, evitando rapporti che possano sostenere economie genocidiarie o violazioni dei diritti fondamentali”.
Da qui a una serie di richieste al sindaco e alla Giunta comunale “ad aderire, nei limiti delle proprie competenze, alle campagne di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni promosse a livello internazionale nei confronti di Israele e delle imprese coinvolte nel mantenimento dell’occupazione, dell’apartheid e nella violazione del diritto internazionale”.
La Comune ha chiesto anche di “sospendere, ove possibile, l’acquisto di prodotti e servizi di provenienza israeliana o appartenenti ad aziende a capitale israeliano, privilegiando fornitori alternativi nei servizi e nelle forniture gestiti
direttamente dall’Ente”, e di “evitare, laddove esistano alternative equivalenti, l’acquisto di prodotti e servizi di aziende multinazionali che intrattengano rapporti economici significativi con il Governo o con le forze armate israeliane, in particolare nei settori tecnologici, energetici e farmaceutici”.
Fra le richieste all’Amministrazione, anche quella di “sollecitare le società partecipate o controllate dal Comune — incluse le farmacie comunali — ad adottare politiche di approvvigionamento e disinvestimento etico, evitando, ove possibile, l’acquisto e la vendita di prodotti provenienti da Israele o da aziende che traggano profitto
dall’occupazione o dal complesso militare-industriale israeliano”.
Spazio, infine, alla richiesta di “promuovere la diffusione di informazioni e campagne di sensibilizzazione rivolte alla cittadinanza e alle realtà economiche locali, in collaborazione con associazioni, sindacati e organizzazioni per i
diritti umani, a sostegno della pace, della legalità internazionale e del diritto del popolo palestinese
all’autodeterminazione”.