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La Comune di Ferrara | Femminile, Plurale, Partecipata

Su ordine del giorno “due popoli, due stati”, per il riconoscimento dello stato di Palestina e l’impegno per la pace in medio oriente.

Trascrizione:

Con questo intervento in merito alle diverse proposte presentate concernenti il riconoscimento dello Stato di Palestina e l’impegno per la pace in Medio Oriente, desidero in particolare evidenziare le specificità dell’Ordine del Giorno che ho sottoscritto insieme ai colleghi dei gruppi Partito Democratico e della Civica Anselmo, marcando le differenze in particolare con la mozione presentata dalla maggioranza. 

Prima però ritengo doveroso riconoscere come vi siano alcuni punti di convergenza tra le tre diverse proposte.

Condividiamo il richiamo al diritto internazionale e al diritto all’autodeterminazione dei popoli, sancito dalla Carta delle Nazioni Unite, così come consideriamo punti fermi sia la risoluzione 67/19 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 29 novembre 2012, che ha conferito alla Palestina lo status di Stato Osservatore non membro sia il fatto che numerosi Stati membri dell’Unione Europea e altri Paesi abbiano già riconosciuto lo Stato di Palestina.

Vi è concordanza anche nel ritenere che l’unica soluzione continui ad essere quella del riconoscimento dei due Stati, negoziata secondo i dettami del diritto internazionale e nel considerare il riconoscimento dello Stato di Palestina come un passo indispensabile per garantire stabilità in Medio Oriente e favorire una soluzione equa e duratura.

Condividiamo che rimanga fondamentale separare gli atti terroristici dalla responsabilità della popolazione civile inerme, dentro la Striscia di Gaza e in Cisgiordania.

Infine, tutte e tre le proposte riconoscono il ruolo del Comune di Ferrara nel contribuire al dibattito pubblico e alla promozione dei valori di pace e di autodeterminazione dei popoli, in linea con l’articolo 4 comma 2b dello Statuto Comunale che individua nella pace un bene essenziale.

Tuttavia, emergono differenze significative e sostanziali, specialmente confrontando il nostro Ordine del Giorno con la mozione della maggioranza.

Nel nostro ordine del giorno condanniamo fermamente e definiamo efferati gli attacchi terroristici di Hamas del 7 ottobre 2023, con l’uccisione di centinaia di civili inermi e la presa di ostaggi israeliani, così come riconosciamo il diritto di esistere dello Stato di Israele e della popolazione israeliana a vivere in sicurezza.

Ma mentre la mozione della maggioranza sottolinea il diritto di Israele di esistere e difendersi dagli attacchi terroristici di Hamas, condannando fermamente il terrorismo e l’uso di civili come scudi umani, il nostro Ordine del Giorno considera l’invasione di Gaza e la sua distruzione ad opera del governo israeliano una “PUNIZIONE COLLETTIVA DEL POPOLO PALESTINESE, motivo per cui non nominiamo la parola GUERRA. Una guerra prevede l’impiego di violenza letale e finalizzata tra gruppi organizzati che perseguono obiettivi politici incompatibili. In questo caso non siamo di fronte ad una guerra, come dimostra l’ultimo rapporto di Amnesty International  secondo il quale oltre il 60% di vittime è costituito da bambini, donne e anziani.
La rivista britannica The Lancet il 10 gennaio 2025 ha pubblicato il numero delle vittime nella Striscia di Gaza nei primi nove mesi di guerra (fino a giugno 2024): 64.260. Più alte di circa il 40% rispetto ai dati forniti dal ministero della salute di Hamas (64.260 contro 37.877). Lo studio, basato su un metodo statistico che ha analizzato diverse fonti (registri ospedalieri, sondaggi online e necrologi sui social media), si riferisce solo ai decessi per lesioni traumatiche, escludendo morti indirette e dispersi. 

Nel nostro ODG facciamo esplicito riferimento alle responsabilità del Governo israeliano,  cosa di cui non vi è traccia nel documento delle maggioranza. Abbiamo menzionato i mandati di arresto emessi dalla Corte penale internazionale nei confronti del Primo Ministro israeliano Netanyahu e dell’ex Ministro della difesa Gallant per crimini contro l’umanità e crimini di guerra, sottolineando come la Corte Penale Internazionale abbia riscontrato fondati motivi per tali accuse. 

Nell’ordine del giorno abbiamo voluto dare una forte enfasi sulle conseguenze dirette delle azioni militari israeliane sulla popolazione civile di Gaza, citando la distruzione di scuole, centri sanitari e abitazioni civili, nonché il taglio deliberato dell’erogazione di acqua potabile e di elettricità, che mette a rischio la sopravvivenza dell’intera popolazione, in particolare quella più fragile, ovvero bambini, donne e anziani. A Gaza 38 ospedali sono stati resi da Israele completamente fuori servizio. L’ultimo che era rimasto funzionante, l’ospedale Al Ahli, è stato colpito da due missili dell’esercito israeliano due giorni fa. I video girati dai giornalisti di Gaza mostrano i pazienti portati via sui letti da degenza dai propri parenti, dai propri padri, dalle proprie madri, dai propri fratelli. Tra loro anche un bambino ferito che è morto durante la fuga per mancanza di ossigeno e per le rigide temperature fuori dall’edificio.

Sebbene anche la mozione della maggioranza riconosca la sofferenza della popolazione palestinese, pare la si consideri una conseguenza di quella che viene definita una guerra e non una deliberata strategia del governo israeliano.

Per tali motivi nel testo del nostro ordine del giorno facciamo riferimento all’ordinanza n. 192 del 26 gennaio 2024, in cui la Corte internazionale di Giustizia ritenendo “plausibile” il ricorso del SudAfrica rispetto alle violazioni di Israele della Convenzione contro il crimine di genocidio e, in attesa del giudizio nel merito, ha adottato misure cautelari nei confronti dello Stato di Israele.
Anche questo importante elemento giuridico internazionale non è presente nella mozione della maggioranza.

A rafforzare il giudizio che sia in corso un genocidio in Palestina ovvero un progetto deliberato e metodico di distruzione del popolo e della cultura palestinese (e non di una guerra) vi è anche il rapporto di Amnesty International, pubblicato a dicembre 2024 e intitolato “Ti senti come se fossi un subumano: il genocidio di Israele contro la popolazione palestinese a Gaza”. Tale documento, presentato a Ferrara poche settimane fa, denuncia che Israele, dopo il 7 ottobre, ha compiuto atti proibiti dalla Convenzione sul genocidio, con l’intento specifico di distruggere la popolazione palestinese di Gaza. Questi atti comprendono uccisioni, gravi danni fisici e mentali e la deliberata inflizione di condizioni di vita calcolate per causare la loro distruzione fisica.

Dal recente rapporto di Medici Senza Frontiere  “Violenza e cure negate”  emerge che in Cisgiordania, dal 7 ottobre 2023, le forze israeliane e i coloni hanno aumentato l’uso della violenza fisica estrema contro i palestinesi e che l’accesso alle cure viene ostacolato. Secondo il rapporto, l’incremento della violenza in Cisgiordania ha gravemente ostacolato l’accesso all’assistenza sanitaria e fa parte di un modello di oppressione sistematica da parte di Israele che è stato descritto dalla Corte internazionale di giustizia come equivalente alla segregazione razziale e all’apartheid.
Anche in Cisgiordania sono in atto azioni completamente illegali come l’uccisione di migliaia di palestinesi, la distruzione dei campi profughi, l’arresto di noti esponenti di cultura, lo sfollamento forzato dei palestinesi dalle loro case e dalle loro terre, attraverso violente incursioni militari israeliane.
La situazione è ulteriormente peggiorata nelle ultime settimane. 
Anche questa responsabilità del governo israeliano fa evidentemente parte di una precisa e deliberata strategia di distruzione e di occupazione dei territori palestinesi.

Nell’ordine del giorno abbiamo voluto sottolineare che è al contempo fondamentale distinguere le responsabilità del governo israeliano dalla popolazione di Israele, ricordando che in Israele, da mesi, sono in corso proteste da parte della società civile contro il governo e pochi giorni fa, a Gerusalemme, sono scese in piazza decine di migliaia di persone per protestare contro la ripresa dei bombardamenti nella striscia di Gaza, per chiedere il cessate il fuoco immediato e la ripresa dei colloqui di pace

Un ultimo, ma non per importanza, elemento distintivo del nostro Ordine del Giorno è il riferimento alle surreali dichiarazioni del Presidente degli Stati Uniti Trump e del Primo Ministro israeliano Netanyahu, finalizzate ad un’azione di deportazione dei palestinesi di Gaza in altri Paesi arabi, evidenziando come tali dichiarazioni neghino di fatto il diritto dei palestinesi ad esistere e il diritto ad uno Stato di Palestina. La “soluzione” immaginata da Trump per la Palestina e accompagnata da un video scioccante e delirante è quella di trasformarla in un grande resort, un parco giochi per ricchi occidentali, cancellando ogni traccia di un popolo che lotta per la propria esistenza, cultura, una storia millenaria, per far posto a un’industria turistica che serve solo agli occupanti e ai loro alleati.
Non è un piano di pace, ma di pulizia etnica mascherata da investimento economico.
Non è un’opportunità, ma un’ulteriore conferma che il colonialismo moderno si veste di finanza e cemento, ma è lo stesso furto di terra e identità che i palestinesi subiscono da oltre 75 anni.

In conclusione, pur condividendo l’obiettivo finale del riconoscimento dello Stato di Palestina come passo imprescindibile verso una soluzione, ritengo che questi elementi di differenziazione rendano il nostro Ordine del Giorno più rispondente alla complessità e alla gravità della situazione attuale.
La richiesta di riconoscere la Palestina non è una concessione, ma un atto di giustizia.
Alla luce di quanto espresso, risulta urgente la necessità di agire a ogni livello istituzionale per fermare l’orrore in atto ed è per questo che ci auguriamo che le decisioni prese oggi in consiglio comunale non rimangano un mero atto simbolico, ma chiediamo al Sindaco di attivarsi presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale affinché l’Italia riconosca ufficialmente lo Stato di Palestina e promuova azioni coordinate a livello europeo e globale per un nuovo processo di pace in Medio Oriente.

14 Aprile 2025

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