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La strada giusta di Andrea Pieragnoli
Siamo veramente sulla strada giusta ?
È d’obbligo congratularsi con chi ha reso possibile un ottimo piazzamento per il progetto “Bici in comune”
per incentivare la mobilità alternativa e trasformarla in principale ma … in quale ambiente?
Con quale programmazione di sviluppo urbano ed extraurbano a breve, medio e lungo termine?
E Con quale integrazione dei sistemi di trasporto?
Ferrara crocevia del turismo lento
Ferrara si colloca in un ipotetico crocevia che ha potenzialità enormi ma che trova scarsa se non nulla risposta nelle infrastrutture dedicate al cicloturismo e nella pratica cittadina del trasferimento in bicicletta anche da paese a paese, da frazione a frazione.
Ben venga uno “sbocco a mare” per quanto già praticato tramite la ciclabile Ven-to (Venezia-Torino) e il successivo e progettato miglioramento verso Mesola (ma da tenere presente un aggancio molto interessante
con Goro e il Boscone della Mesola che aprono a sud e ai lidi fino a Ravenna).
Verso sud-est e Ravenna navigando nelle pagine delle bibliografie dedicate sembra che le piste ciclabili siano al 70 per cento condivise con altri mezzi di trasporto…
Ma anche lo sbocco verso sud e Bologna con la praticatissima via degli Dei che porta a Firenze e verso sud
ovest per Modena con la new entry via Vandelli che porta a Massa Marittima, voluta dagli Este, quindi storicamente importane (e che fa gridare Este Viva non solo a Ferrara ma anche a Modena e Massa, ma che noi ignoriamo completamente) la situazione non è migliore.
Verso Bologna non esistono ciclabili per uscire dalla città: siamo in attesa del progetto dei Comuni Terre del Reno che data 2020, ma tracce del progetto risalgono al 2014, e occorre arrivare a Malalbergo ed imboccare la Ciclovia del Navile per percorsi degni di questo nome.
Con l’avvento delle biciclette elettriche tutto cambia, non si puo solo pensare ad una gita in bicicletta ma prepararsi ad un turismo lento che vediamo già oggi in forte sviluppo e proveniente da tutta Europa e portatore di culture, valori ed educazioni diverse, che richiede le dovute risposte in coordinamento con i Comuni interessati sia in termini di sovrastrutture che in termini di accoglienza, servizi e accettazione da parte dei residenti.
E la Città delle biciclette ?
Parte dei fondi ricevuti andranno ad insegnare ai giovani di 1a, 2a e 3a elementare il valore etico e sociale della mobilità alternativa basata sull’impiego della bicicletta come mezzo di trasporto.
È ottima cosa creare l’imprinting per una buona abitudine nelle giovani leve, peccato che gli insegnamenti impartiti verranno immediatamente disattesi all’uscita delle scuole, quando i piccoli uomini saliranno sulle auto dei genitori, spesso parcheggiate in doppia fila, per tornare a casa in modo sicuro.
E per loro il muoversi in bicicletta sembrerà solo una lezione un po’ divertente, non un modello di educazione, non un valore in cui credere, perché seguiranno l’esempio avuto dalla famiglia.
Ma è anche comprensibile, nel danno sociale e ambientale che produce, perché se mancano le infrastrutture dedicate, piste sicure, comportamenti stradali sicuri, poi non si può pretendere che si applichino gli insegnamenti ricevuti.
A poco serve distribuire per la città isole di ricarica delle biciclette elettriche, costate un patrimonio e che giacciono sotto gli occhi di tutti, inutilizzate perchè obsolete (le batterie delle e-Bike consentono ormai trasferimenti ben più lunghi di un normale trasferimento sopportabile).
A poco servono tratteggi lungo arterie cittadine sovraccariche e condivise da tutti i sistemi di trasporto e che
portano i ciclisti ad usare marciapiedi come alternativa più sicura.
A poco servono manifestazioni sportive, per quanto utili alla salute, se non si ha il modo di applicare costantemente le buone pratiche della leggera/moderata attività fisica spostandosi in bicicletta per una città e un
territorio che non è ancora propriamente bike-friendly.
Quanto al turismo, siamo ancora in attesa dell’affidamento del Camping, ristrutturato da tempo c a spese
del Comune di Ferrara, ad un Gestore privato, nonostante la presenza di traditori cartelli stradali che fanno intendere sia aperto: non è una bella figura nei confroti dei turisti, soprattutto di quelli che praticano turismo
lento.
Forse sarebbe stato il caso di pensare da subito ad una gestione Comunale.
Teniamo il finale sospeso, immaginando che sia una prima puntata di una serie che veda come obiettivo Ferrara una vera Città delle biciclette, con la Cultura della bicicletta e non una città con le biciclette.
Perché vincere un premio è un evento eccezionale, non è la regola e nemmeno una certezza (e una strada) su cui fare affidamento per un cambiamento strutturale e soprattutto comportamentale.
Insieme si può fare.
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