Mozione sul monitoraggio dei PFAS nell’acqua potabile dell’acquedotto comunale e per una legge che vieti in Italia la produzione di questi inquinanti eterni.
mercoledì 07.05.2025
Premesso che
- i PFAS sono un ampio gruppo di oltre 10 mila molecole di sintesi, non presenti in natura e prodotte solo dalle attività umane, utilizzate in numerosi processi industriali e per la realizzazione di diversi prodotti di uso comune. Sono definiti “inquinanti eterni” per la loro stabilità chimica impossibile da degradare nell’ambiente. Hanno effetti nocivi sul fegato, la tiroide, provocano obesità, infertilità e cancro;
- in Italia l’attuale normativa sulle acque potabili (D.lgs. 23 febbraio 2023, n. 18) è stata recentemente modificata – anche sulla spinta della società civile – con il decreto legislativo 260 del 2025, approvato in via preliminare dal Governo e ora in attesa del parere delle Camere, che introduce immediatamente un limite di 20 ng/l (nanogrammi per litro) per la somma di 4 PFAS;
- che questo valore in Danimarca è stato fissato a 2 ng/l, in Svezia e nella regione belga delle Fiandre il valore raccomandato è di 4 ng/l e negli Stati Uniti è stata fissata a 4 ng/l per PFOA e PFOS;
- nel 2020 l’Agenzia Europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha stabilito una soglia massima di assunzione settimanale per la somma di quattro molecole (PFOA, PFOS, PFNA e PFHxS) pari a 4,4 nanogrammi per chilo di peso corporeo. Partendo da tale riferimento a un bambino dal peso di 10 kg basterebbe bere 4,5 litri di acqua contaminata con 10 nanogrammi di PFOA (PFOS, PFNA o PFHxS) a settimana per ingerire una quantità ritenuta non sicura per la salute;
- che fino a pochi anni fa si era ritenuto che i PFAS fossero presenti nell’acqua potabile solo in alcune zone del Paese, in particolare nel Veneto e in Provincia di Alessandria, intorno al polo chimico di Spinetta Marengo.
Appreso che
- il rapporto di Greenpeace Italia del 22 gennaio 2025 intitolato ”Acque senza Veleni”2 ha evidenziato, con dati indipendenti, la diffusa presenza di questi pericolosi inquinanti nell’acqua potabile di numerosi comuni italiani;
- il Consiglio regionale del Veneto, con la risoluzione n. 79 del 12 marzo 2024 si è espresso all’unanimità per l’urgente messa al bando dei Pfas1.
Evidenziato che
- l’acido trifluoroacetico TFA è un PFAS a catena ultra-corta, una molecola idrofila, mobile e persistente che entra nel ciclo dell’acqua principalmente attraverso la degradazione di varie sostanze fluorurate e da fonti di contaminazione diffuse; il TFA presente nelle fonti di acque non trattate può avere svariate origini, tra cui pesticidi, refrigeranti, trattamento delle acque reflue e inquinamento industriale; a causa della definizione data dalla direttiva europea, i PFAS a catena ultra-corta con 2 o 3 atomi di carbonio sono esclusi dalla «somma di PFAS», in particolare l’acido trifluoroacetico TFA; esistono già metodiche per l’analisi di PFAS a catena ultra-corta.
Ritenuto che
- la conoscenza puntuale e dettagliata dello stato di contaminazione dell’acqua potabile sia elemento imprescindibile al fine di sviluppare le necessarie azioni a tutela della salute pubblica essendo il Sindaco ed il Consiglio Comunale responsabili su tale materia;
- il rispetto dei limiti previsti, viste le caratteristiche degli inquinanti considerati, pur essendo un primo importante passo, di per sé non annulla i rischi potenziali per la salute umana.
Tenuto conto che
- a Ferrara già da alcuni anni il Gestore del Servizio Idrico Integrato (Hera Spa), sulla base di un Piano di controllo dedicato, esegue monitoraggi per la ricerca dei Pfas: dal 2020 al 2024, sono stati eseguiti circa 600 controlli tra acque destinate alla potabilizzazione e acque potabilizzate distribuite nei territori serviti. Sulla base dei risultati ottenuti, il valore di Pfas prescritto per le acque destinate al consumo umano non è mai stato superato e si attesta ampiamente sotto i limiti di legge;
- il Gestore è impegnato nella progettazione di tecnologie all’avanguardia per il presidio e l’eventuale rimozione dei Pfas con una convenzione tra Hera e Cnr per l’utilizzo del grafene nella rimozione dei Pfas e delle miscele con altri inquinanti emergenti (pesticidi, farmaci, ecc.). I risultati ottenuti in laboratorio grazie a questa collaborazione hanno favorito la realizzazione nel 2024 di un impianto pilota installato presso il potabilizzatore di Pontelagoscuro a Ferrara;
- l’AUSL, in accordo con la Regione Emilia-Romagna, già a partire dal secondo semestre 2021, ha deciso di procedere a un primo programma di monitoraggio, effettuando alcuni campionamenti nell’acqua di rete e sono stati acquisiti anche i dati sui controlli eseguiti da Arpae nelle reti di monitoraggio ambientali per i soli corpi idrici che hanno anche la destinazione a uso potabile. In tutti gli 84 campioni prelevati dalle Ausl, e i campioni analizzata dal laboratorio Arpae di Ferrara, hanno evidenziato valori inferiori ai limiti stabiliti dall’attuale decreto legislativo numero 18 del 2023.
Auspica che
- Il Parlamento emani al più presto una legge che proibisca la produzione e il consumo dei PFAS, fissando per le industrie un valore limite allo scarico di queste sostanze in ogni matrice (acqua, aria, suoli), oltre a limiti restrittivi nei depuratori civili e industriali e nei fanghi di depurazione e che supporti i comparti produttivi nazionali in un piano di riconversione industriale che faccia a meno dei PFAS.
Impegna il Sindaco e la Giunta comunale a:
- richiedere al Gestore Hera Spa:
- di sviluppare ulteriormente il monitoraggio e la quantificazione della somma di PFAS nell’acqua destinata al consumo umano nel nostro Comune, anche nei termini delle modifiche che saranno introdotte al D.lgs. 23 febbraio 2023, n. 18 e in recepimento della direttiva europea 2184/20203;
- procedere, in collaborazione con il gestore, all’analisi puntuale a campione dell’acqua potabile, o dell’acqua in bottiglia, erogata nelle scuole pubbliche presenti nel Comune;
- rendere pubbliche integralmente le risultanze provenienti da Hera Spa – ed eventualmente da indagini effettuate in autonomia dal Comune stesso – circa la quantificazione della presenza delle singole sostanze PFAS, e comunque della qualità dell’acqua dell’acquedotto pubblico, e di farne capillare pubblicità, attraverso tutti i canali istituzionali, al fine di aumentare la consapevolezza della popolazione circa la qualità dell’acqua consumata;
- richiedere alla Regione Emilia Romagna di implementare il piano di monitoraggio capillare su tutto il territorio regionale al fine di accertare il reale stato di contaminazione delle acque destinate al consumo umano;
- richiedere alla Regione Emilia Romagna di farsi promotrice della sperimentazione che ha per oggetto il monitoraggio diffuso dell’acido trifluoroacetico TFA, al fine di conoscerne la diffusione e l’accumulo nel tempo, verificando al contempo l’efficacia dei sistemi di trattamento delle acque rispetto a questi inquinanti;
- Sollecitare Governo e Parlamento, anche tramite l’invio di questa mozione, all’introduzione del divieto di produzione in Italia di questi inquinanti “eterni”.