
Anna Zonari sui CPR e sull’operato dei medici: considerazioni in merito alle critiche mosse dall’assessora Coletti
Alcune considerazioni, dopo aver letto l’articolo apparso questa mattina, 27 agosto, su La Nuova Ferrara, in merito alle critiche mosse dall’assessora Coletti ai medici obiettori di coscienza che non danno il nulla osta al trasferimento in un CPR (Centro di Permanenza per il Rimpatrio), per la successiva espulsione.
Prima di tutto è necessario ricordare che i Centri di Permanenza per il Rimpatrio non sono semplici “strutture amministrative”. Sono luoghi dove, secondo i rapporti indipendenti più autorevoli, si consuma ogni giorno una sofferenza che non può essere ignorata.
Il Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura (CPT), dopo la visita in Italia nell’aprile 2024, ha denunciato condizioni inaccettabili: persone ammassate in ambienti assimilabili a gabbie, carenza di cibo e di cure mediche, uso sproporzionato della forza, somministrazione non controllata di psicofarmaci. Un quadro che non appartiene a uno Stato di diritto, ma a una sospensione della legalità.
Il dossier Trattenuti 2024 di ActionAid e Università di Bari ha documentato come i CPR siano luoghi di degrado, privi di percorsi di integrazione, in cui uomini e donne sono trattenuti per mesi senza aver commesso alcun reato, ma solo per una condizione di irregolarità amministrativa.
Davanti a questa realtà, la scelta dei medici di rifiutarsi di collaborare con i CPR non è una “ideologia dannosa”, come sostiene l’assessora Coletti. È al contrario un gesto di fedeltà al giuramento professionale e ai principi costituzionali: tutelare la salute e la dignità di tutti, senza distinzione di status giuridico. La vera ideologia è pensare che la sicurezza dei cittadini passi per la compressione dei diritti umani.
E veniamo ai numeri: secondo Osservatorio Diritti, nel 2023 quasi 6.700 persone sono passate per i CPR, ma solo la metà è stata effettivamente rimpatriata. Una macchina costosa, inefficace e crudele, che produce più ferite sociali di quante ne risolva. Anche il Tavolo Asilo e Immigrazione, nel suo dossier del 2024, ha concluso che i CPR rappresentano “una grave violazione etica, giuridica e politica” e ne ha chiesto la chiusura.
Il nostro compito come istituzioni non è minimizzare queste denunce o liquidarle come “scelte ideologiche”. È invece assumersi la responsabilità politica di guardare ai fatti, ascoltare la società civile, e costruire alternative che mettano al centro la dignità umana.
Ferrara non ha bisogno di propaganda securitaria: ha bisogno di politiche giuste, fondate sulla legalità vera, quella che non calpesta ma riconosce i diritti di tutti e tutte.