Skip to main content

La Comune di Ferrara | Femminile, Plurale, Partecipata

Autore: Rodolfo Baraldini

Rischio idraulico, Zonari: E’ stato aggiornato il Piano comunale di emergenza?”

La consigliera ha chiesto “quante risorse sono state spese per la manutenzione delle infrastrutture”

Leggi il sito d’origine

agli eventuali aggiornamenti relativi al Piano comunale di emergenza all’entità delle risorse destinate alle spese per la manutenzione delle infrastrutture, senza tralasciare la collaborazione con i Consorzi di bonifica. Sono diverse le domande poste dal Gruppo consiliare La Comune all’Amministrazione in materia di rischio idraulico.

La consigliera Anna Zonari ha infatti presentato un’interrogazione sul tema premettendo che “il nostro territorio, in particolare Ferrara, è tra i più vulnerabili al rischio idraulico, come dimostrato dagli eventi meteorologici degli ultimi anni. Gli studi sul clima dimostrano che il bacino del Po è particolarmente esposto al rischio di esondazione a causa della mutazione climatica (che non ci stancheremo mai di ricordare che è causata dal sistema di produzione e consumo umano), che aumenta la frequenza e l’intensità di eventi meteorologici estremi come piogge torrenziali e siccità”.

Da qui alla considerazione che “la siccità rende il terreno più impermeabile, aumentando il rischio di alluvioni durante le piogge successive. L’aumento di piogge intense e concentrate in brevi periodi sovraccarica il sistema fluviale, sia causando piene improvvise, che possono superare la capacità degli argini e delle infrastrutture idrauliche, sia a causa dell’incapacità delle reti di scolo e fognarie di gestire le forti piogge. Anche l’urbanizzazione e la conversione agricola delle aree di espansione naturale del fiume riducono la capacità di assorbimento durante le piene, aumentando il rischio di esondazioni”.

Attraverso l’interrogazione, il Gruppo consiliare La Comune ha chiesto se “è stato aggiornato il Piano comunale di emergenza per includere il rischio di esondazione del Po”, quanti “aggiornamenti sono stati fatti alle mappe di rischio negli ultimi cinque anni”, se “il Piano intercomunale di Protezione civile è allineato alle più recenti indicazioni del Piano di gestione del rischio alluvioni”, e se “ci sono discrepanze da superare”.

L’esponente di opposizione ha inoltre chiesto quante “risorse sono state spese per la manutenzione delle infrastrutture idrauliche negli ultimi due anni”, se “il Comune collabora con i Consorzi di bonifica per la manutenzione costante”, quali  “risorse sono disponibili per il Centro operativo comunale in caso di esondazione”, se “esistono protocolli chiari per comunicare con i cittadini in caso di emergenza”, se “sono state organizzate campagne di informazione e simulazioni per i cittadini”, e come “vengono coinvolti i cittadini nella pianificazione delle misure di emergenza”.

Zonari ha concluso, chiedendo se “il Comune ha partecipato a bandi per finanziare interventi di mitigazione del rischio”, se “esiste un piano di emergenza ospedaliero aggiornato per la protezione delle infrastrutture e il trasferimento dei pazienti”, e se “sono state identificate aree sicure negli ospedali e predisposte procedure per la classificazione dei pazienti”.

Progetto per il reinserimento dei detenuti, Zonari chiede se sono stati convocati gli incontri

La consigliera di opposizione: “E’ stato formalmente invitato il Comitato locale esecuzione penale adulti?”

Leggi nel sito d’origine

Un’interrogazione sulla programmazione di zona relativa al progetto ‘Territori per il reinserimento Emilia-Romagna’. A rivolgere le domande all’Amministrazione in relazione al progetto è la consigliera comunale di opposizione Anna Zonari.

La presidente del Gruppo La Comune ha ricordato che “la programmazione di zona è un passaggio cruciale per l’efficace attuazione del progetto”, in quanto “consente di adattare gli interventi alle specifiche esigenze del territorio”, e che “la partecipazione di diversi soggetti del territorio è essenziale per garantire un approccio integrato”.

Da qui a una serie di domande all’Amministrazione comunale per sapere se “sono stati convocati degli incontri sul progetto ‘Territori per il reinserimento Emilia-Romagna’ nell’ambito della programmazione dei Piani di zona, al fine di coinvolgere gli enti di terzo settore, in particolare quelli già attivi in progetti con la popolazione detenuta o dimittente”, e “se sì, in quali date”.

La consigliera comunale ha inoltre chiesto: “Quali sono stati i soggetti del territorio formalmente invitati a partecipare alla fase di programmazione di zona? In particolare, è stato formalmente invitato il Comitato locale esecuzione penale adulti? E i rappresentanti del Terzo settore, del volontariato, delle associazioni datoriali, dei servizi sanitari e altri soggetti rilevanti? Se sì, quali?”.

Gli ulteriori quesiti hanno riguardato i criteri che “sono stati utilizzati per la ripartizione dei fondi tra le diverse aree di intervento a livello locale, in conformità con quanto stabilito dalla Regione per le aree 1, 2, 3 e 4”, e le misure che “sono state adottate per garantire la trasparenza e la diffusione delle informazioni relative alla programmazione di zona e all’attuazione del progetto Tpr-ER nel nostro territorio”.

Infine, Zonari ha chiesto se “sono state previste azioni specifiche per i dimittendi dal carcere, e se sono state valutate le segnalazioni dell’equipe della casa circondariale in merito ai percorsi di uscita”, e “se esistono verbali delle riunioni mensili svolte dall’equipe composta da Comune, Asp, Ausl, Uepe, Uffici esecuzione penale e Centro servizi volontariato e quanti sono i progetti di inclusione realizzati negli ultimi 5 anni”.

Mobilità sostenibile a Ferrara: obiettivi ambiziosi, risultati incerti

Tra promesse e realtà, l’interrogazione di Anna Zonari (La Comune) mette in luce criticità e ritardi nell’attuazione del piano

Leggi sul sito d’origine

Nel dicembre 2019, il Consiglio Comunale di Ferrara ha approvato il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (Pums), uno strumento strategico per migliorare la mobilità urbana, la qualità dell’aria e la sicurezza stradale. Il piano prevede obiettivi ambiziosi da raggiungere entro il 2030, tra cui una riduzione del 50% dell’incidentalità stradale, con particolare attenzione alle categorie vulnerabili come pedoni, ciclisti, bambini e anziani. Il Pums include interventi concreti, come la creazione di zone 30, la messa in sicurezza degli attraversamenti pedonali, la riqualificazione dei percorsi pedonali e ciclabili, e l’adozione di una “Visione Zero Morti” nel lungo periodo.

Nonostante le premesse, a cinque anni dall’approvazione del piano, sorgono interrogativi sullo stato di attuazione degli interventi e sul monitoraggio dei risultati. La presidente del Gruppo Consiliare La Comune di Ferrara, Anna Zonari, ha presentato un’interrogazione al sindaco e alla Giunta per ottenere chiarimenti in merito. Tra le domande principali figurano lo stato di avanzamento delle azioni previste, la frequenza e i risultati dei monitoraggi obbligatori, e le misure adottate per ridurre l’incidentalità stradale.

Un tema centrale dell’interrogazione riguarda i cosiddetti “punti neri” della rete stradale comunale, ovvero le aree con una maggiore incidenza di incidenti. Si chiede quali interventi siano stati programmati o realizzati per migliorare la sicurezza in queste zone e quali strumenti siano stati utilizzati per identificare le criticità. Inoltre, viene chiesto se sia stata garantita la partecipazione attiva dei cittadini e delle associazioni di categoria nel processo di monitoraggio e attuazione degli interventi.

L’interrogazione pone anche l’accento sull’inclusione e sull’accessibilità, chiedendo se sia stato istituito il Disability Manager, figura prevista dal Pums per garantire il diritto alla mobilità delle persone con disabilità. La consigliera Zonari richiede dettagli sulle azioni intraprese da questa figura per promuovere un sistema di trasporti equo e sicuro.

Un ulteriore punto critico riguarda la trasparenza nell’utilizzo dei fondi destinati al Pums. Quanti dei finanziamenti stimati sono stati effettivamente spesi e come? Questa domanda si collega alla necessità di verificare se le risorse siano state impiegate in modo efficace per raggiungere gli obiettivi prefissati.

L’interrogazione sollecita infine una visione chiara su come l’amministrazione intenda procedere per garantire il raggiungimento degli obiettivi del Pums nel breve, medio e lungo termine. La sicurezza stradale e la mobilità sostenibile sono temi centrali per la qualità della vita dei cittadini di Ferrara, e la risposta del sindaco e della Giunta sarà determinante per valutare l’impegno dell’amministrazione su questi fronti.

Zonari: “Cosa fa il comune per le persone senza fissa dimora?”

La consigliera interpella sindaco e giunta su queste “donne e uomini estremamente vulnerabili che non scelgono di vivere secondo questa modalità”

Leggi sul sito d’origine

Il freddo si fa sentire e come ogni anno diverse sono le persone che dormono all’aperto nel territorio comunale e non solo nel centro cittadino. “Nella quasi totalità dei casi si tratta di donne e uomini estremamente vulnerabili che non scelgono di vivere secondo questa modalità”. Così La Comune di Ferrara, per voce della consigliera Anna Zonari, si fa sentire attraverso un’interpellanza con la quale cerca di mettere in chiaro sette aspetti.

“Il Comune – chiede Zonari -, in collaborazione con i servizi pubblici e privati sopracitati, possiede un osservatorio sul numero effettivo delle persone senza fissa dimora che dormono lungo le strade del territorio? In collaborazione con i servizi pubblici e privati sopracitati, monitora i bisogni di queste persone e il loro soddisfacimento e se sì come?”

La consigliera chiede dunque “qual è l’effettiva distribuzione dei ‘quasi cento posti‘ dichiarati e come sono suddivisi tra uomini e donne? L’accoglienza presso queste strutture è garantita anche a chi possiede un animale d’affezione? Quali sono gli orari e le modalità di attivazione del Pris (Pronto intervento sociale)?”

“A quante persone – prosegue – che vivono in strada è stata concessa l’iscrizione all’anagrafe per poter accedere al medico di base e curarsi?”

Infine chiede al Comune se, “nell’ottica della co-programmazione e co-progettazione, intende istituire un tavolo sulla povertà aperto alle realtà del terzo settore impegnate nel contrasto alle povertà e alla marginalità?”

“La situazione di queste persone – fa notare Zonari – è spesso complessa, con fattori di fragilità che si sovrappongono e non si possono identificare con una singola causa. Non sono consapevoli dei loro diritti e non dispongono di strumenti per renderli esigibili, rischiando di essere percepite come cittadini di ‘serie B’, in opposizione al principio costituzionale di uguaglianza sostanziale.

“Difficilmente – conclude – richiedono aiuto ai servizi sociali in autonomia, ma è compito del sistema integrato socio-sanitario trovare modalità rispettose e dignitose per rispondere ai loro bisogni”.

Linee di mandato. Fabbri snobba il consiglio comunale

Anna Zonari fa presente che da oltre sette mesi non è stato possibile confrontarsi sul programma del sindaco, nonostante le ripetute richieste della minoranza

Leggi sul sito d’origine

Apprendo dalla stampa locale con un certo sgomento che il documento sulle linee di mandato, composto da circa 25 pagine, è stato analizzato e approfondito da una testata locale, mentre i consiglieri comunali, a oltre sette mesi dall’inizio del mandato, non hanno avuto modo di confrontarsi su di esso, nonostante le ripetute richieste della minoranza.

Ritengo inaccettabile che il sindaco Alan Fabbri abbia deciso di condividere le linee di mandato con un giornale locale senza averle prima presentate al Consiglio Comunale, organo democratico che rappresenta tutti i cittadini.

Le linee di mandato rappresentano un momento fondamentale per definire le priorità e gli obiettivi dell’amministrazione comunale. La loro mancata presentazione in Consiglio Comunale non solo viola il principio di trasparenza, ma mina la fiducia nelle istituzioni e nei processi democratici.

Chiedo pertanto al sindaco Fabbri di chiarire le ragioni di questa scelta e di convocare al più presto una seduta del Consiglio Comunale in cui il documento possa essere illustrato e discusso: la trasparenza e il rispetto delle istituzioni sono i pilastri di una buona amministrazione: non possiamo tollerare che siano messi in secondo piano.

Centrali a biogas, tra profitto e salute pubblica

Proteste, criticità e appelli, l’allarme ambientale lanciato a Villanova all’assemblea sulla proliferazione degli impianti. I cittadini chiedono una pianificazione sostenibile per il territorio

Leggi sul sito d’origine

Villanova di Denore. Nel suggestivo ambiente della chiesa di San Biagio, a Villanova di Denore, sabato mattina (18 gennaio) si è svolto un incontro pubblico per parlare della proliferazione in Provincia di impianti a biogas e biometano, in un contesto in cui le autorizzazioni rilasciate continuano ad aumentare e in cui, proprio pochi giorni fa, è arrivata la notizia che la centrale a biometano a Gaibanella si farà, nonostante il consiglio comunale avesse votato in maniera unanime per il no. Circa un centinaio di persone – fra cittadini, rappresentanti politici ed esponenti dei comitati – hanno preso parte all’assemblea organizzata dal Coordinamento provinciale dei comitati Nobiogas Nobiometano e dalla Rete Giustizia Climatica Ferrara.

“Siamo ormai a più di 50 impianti di biogas e biometano nel Ferrarese – ha iniziato Corrado Oddi, della Rete Giustizia Climatica – esistenti o in via di realizzazione. Solo negli ultimi 3 mesi ne sono stati autorizzati più di una decina”. Subito dopo, Sandra Travagli, la referente del comitato di cittadini contrari alla centrale di Villanova, ha messo in fila una serie di criticità per evidenziare a gran voce la necessità di pianificazione “per le forti ricadute che questi hanno a livello ambientale e sulla salute e la sicurezza degli abitanti”. Nel suo discorso, Travagli ha constatato come le centrali siano totalmente scollegate dall’economia del territorio, non portando quindi benefici a chi ci abita, e ha aggiunto: “Gli impianti non producono redditività né autonomia, stanno in piedi solo grazie ai fondi del Pnrr”. A questo proposito, il comitato di Fondo Reno ha poi evocato un allarmante scenario. “Quando finiranno i finanziamenti – ha affermato infatti Andrea Vaccari – c’è il rischio che le centrali verranno abbandonate, generando scheletri industriali su tutto il territorio, di cui le multinazionali che ora le gestiscono a quel punto si disinteresseranno”. Altro punto nodale, la questione del trasporto: “Si tratta di un problema terribile – ha proseguito Travagli –, il trasporto delle biomasse comporta un carico di spesa per la manutenzione delle strade molto cospicuo che diversamente si potrebbe destinare ad altri fini”. Quindi l’appello congiunto, da parte della Rete Giustizia Climatica e dei Comitati provinciali, per chiedere ai rappresentanti politici di fare decisamente di più nel difendere le battaglie dei cittadini.

È stato Paolo Calvano, capogruppo del Partito Democratico in assemblea regionale, a rispondere al sollecito, rivolto alla Regione, di una rinnovata incisività nel tutelare l’ambiente e gli interessi dei territori e degli abitanti. Ha innanzitutto voluto precisare i margini di manovra limitati: “È una materia su cui la Regione può legiferare solo stando dentro i vincoli che gli dà la normativa nazionale. Perché nel momento in cui straborda, anche solo di poco, rispetto a quei limiti, la Presidenza del consiglio dei ministri impugna la legge facendole perdere la sua efficacia”. Dopo questa premessa, Calvano ha voluto rimarcare con forza da una parte la conseguente necessità di coinvolgere il legislatore nazionale, per riuscire a operare delle modifiche sostanziali e determinanti alla radice. Dall’altra, ha esplicitato la determinazione da parte della Regione “di fare il massimo per quello che le è concesso”.

Le testimonianze che si sono susseguite nel resto della mattinata hanno contribuito a fare luce da una molteplicità di prospettive differenti sulle centrali a biometano e a biogas. Il medico Adele Pazzi ha dichiarato di “voler mostrare il lato oscuro della faccenda” sostenendo che non si tratta né di fonti rinnovabili, né di un sistema che promuove l’economia circolare. “Anche gli impianti a biometano devono essere continuamente riforniti e creano rifiuto. Sono molto energivori e bruciano combustibile fossile”. Lorenzo Menghini (del comitato di Bondeno) ha calcolato che, considerando il transito di mezzi pesanti causati unicamente dalla centrale del suo Comune, sono previsti oltre 13 mila passaggi all’anno. “È questa l’economia circolare a cui fanno riferimento? Io parlerei piuttosto di economia di circolazione dei mezzi”. Danila Ori (del comitato Gaibanella vuole respirare) ha ammesso di aver pianto la sera in cui è stato annunciato che, nonostante la contrarietà del consiglio comunale al progetto, verrà comunque realizzata la nuova centrale. “Bisogna cambiare le leggi perché altrimenti si continuerà a ritenere il profitto più importante della salute e del benessere dei cittadini”. Anna Zonari, consigliera comunale a Ferrara de La Comune, ha denunciato che “non è possibile che i cittadini e i comitati siano esclusi dalla Conferenza dei Servizi. Serve un piano energetico veramente sostenibile, perché abbiamo urgenza di muoverci nella direzione giusta. Che non è di sicuro quella delle speculazioni finanziarie e delle multinazionali estere che vengono a colonizzare il territorio”.

Anche Patrizia Bianchini (già assessore provinciale del Pd dal 2009 al 2014) ha evocato l’ingombrante presenza di interessi economici insensibili a chi nella Provincia ci vive. Cristian Bertarelli, sindaco di Lagosanto, ha suonato l’allarme dicendo che “ogni minuto che passa ci avvicina ad avere un nuovo impianto davanti alla porta di casa” e ha puntato il dito sulla Regione nell’affermare che si tratta dell’unica autorità che potrebbe alzare delle barriere per fermarne l’avanzamento incontrollato. Un’attribuzione di responsabilità su cui anche Sergio Golinelli, come esponente di Alleanza Verdi e Sinistra, si è trovato d’accordo. “All’interno di una procedura molto semplificata come è la Conferenza dei Servizi, alla fine Arpae tira le fila con un atteggiamento di tipo notarile. Ma Arpae è un’agenzia che avrebbe come scopo la tutela ambientale e non certificare il rispetto delle leggi. È quindi indispensabile che intervenga la Regione, da cui Arpae dipende, per dare un orientamento politico forte”.

In conclusione, una testimonianza dal rappresentante dei comitati di Reggio Emilia, Emiliano Codeluppi, che è venuto in trasferta a Denore di Villanova per portare un messaggio di solidarietà e vicinanza alla causa. “La messa no biogas del sabato nel ferrarese è qualcosa di stupendo”, ha ammiccato Codeluppi, facendo riferimento alla chiesa di San Biagio in cui si è svolto l’incontro pubblico. “A Reggio Emilia siamo disperati come voi. Non dimentichiamoci che l’inquinamento travalica i confini provinciali e regionali. I famosi camion che circolano arrivano anche da molto lontano”.

COMUNICATO STAMPA: Autorizzazione per l’impianto di biometano: serve maggiore trasparenza e tutela del territorio

L’Agenzia Regionale per la Prevenzione, l’Ambiente e l’Energia (ARPAE) dell’Emilia-Romagna ha rilasciato l’autorizzazione unica per la realizzazione e l’esercizio di un impianto di biometano a Gaibanella. La decisione è giunta dopo un procedimento di difficile comprensione per i non addetti ai lavori, nonostante incida in maniera importante sul territorio e chi lo abita, in primis i cittadini.

Solo un mese fa, 17 dicembre 2024, ARPAE aveva concluso l’ultima Conferenza dei Servizi, annunciando un preavviso di diniego alla costruzione dell’impianto, sostenendo che la posizione finale contraria espressa dal Comune di Ferrara doveva essere ritenuta prevalente rispetto a tutti i pareri espressi. Infatti, il Consiglio Comunale, con il voto unanime del 2 dicembre, aveva deciso di non concedere il permesso a costruire in deroga alle distanze minime di sicurezza che un simile impianto dovrebbe rispettare rispetto a luoghi sensibili come abitazioni, edifici storici e strutture ospedaliere.
Tuttavia, il 13 gennaio 2025, nel testo dell’autorizzazione rilasciata da ARPAE, si legge come “le motivazioni che accompagnano l’espressione contraria del Consiglio Comunale non siano pertinenti rispetto all’oggetto della discussione affidata allo stesso organo consiliare”. Questa dichiarazione solleva interrogativi importanti su cosa significhi concretamente questa affermazione e su quali dovrebbero essere le reali competenze del Consiglio Comunale in simili procedimenti.
La sensazione che emerge oggi è che la voce della politica e dei cittadini venga messa in secondo piano rispetto alla predominanza dei pareri tecnici e della legislazione nazionale. I cittadini si chiedono: quale potere ha la politica locale di fronte a decisioni di questa portata?
A nostro avviso, si sarebbe potuto fare di più per tutelare il territorio e il benessere di chi lo vive, a partire da un reale processo di partecipazione con la comunità.
Un passo in più lo avrebbe potuto portare anche l’approvazione (e non la bocciatura) dell’emendamento che avevo proposto durante la discussione del Piano Urbanistico Generale (PUG), che prevedeva l’introduzione di distanze minime specifiche per la localizzazione di impianti come quello del biometano dai luoghi sensibili. L’approvazione di questa proposta avrebbe permesso di rafforzare il diniego del Comune in sede di Conferenza di Servizi.
Inoltre, a dicembre, non è stato possibile discutere la mozione che avevo presentato per impegnare il Consiglio Comunale a sostenere i cittadini di Gaibanella nelle eventuali azioni legali contro il rilascio dell’autorizzazione, mettendo a disposizione risorse e supporto per ricorrere contro la decisione. In tale mozione, si chiede anche di avviare un confronto politico a tutti i livelli – provinciale, regionale e statale – per affrontare il problema del cumulo degli impatti ambientali derivanti dalla proliferazione di impianti di biogas e biometano nella provincia di Ferrara, ormai giunti a 50 unità. Questo fenomeno, se non monitorato adeguatamente e non accompagnato da una oculata pianificazione urbanistica, rischia di avere gravi conseguenze sulla qualità della vita dei cittadini, sia in termini di salute che di vivibilità del territorio.
È urgente che le autorità locali e regionali, i sindaci, le forze politiche, in collaborazione con i cittadini e i comitati, facciano un passo in avanti per affrontare i temi legati all’energia e all’ambiente in modo equilibrato, responsabile e realmente sostenibile. Chiediamoci infatti: in assenza dei lauti incentivi a costruire questi impianti, quante domande verrebbero presentate? 

Anna Zonari
Consigliera Comunale La Comune di Ferrara

Biometano, Zonari (La Comune): “Voce di cittadini e politica messa in secondo piano”

La consigliera ha ricordato l’emendamento sulle distanze minime rispetto ai luoghi sensibili

Leggi sul sito d’origine

Agenzia regionale per la prevenzione, l’ambiente e l’energia dell’Emilia-Romagna ha rilasciato l’autorizzazione unica per la realizzazione e l’esercizio di un impianto di biometano a Gaibanella”. La presidente del Gruppo consiliare La Comune Anna Zonari è intervenuta sul tema.

“La decisione – ha spiegato l’esponente di opposizione – è giunta dopo un procedimento di difficile comprensione per i non addetti ai lavori, nonostante incida in maniera importante sul territorio e chi lo abita, in primis i cittadini. Solo un mese fa, 17 dicembre 2024, Arpae aveva concluso l’ultima Conferenza dei servizi, annunciando un preavviso di diniego alla costruzione dell’impianto, sostenendo che la posizione finale contraria espressa dal Comune di Ferrara doveva essere ritenuta prevalente rispetto a tutti i pareri espressi”.

Distanze minime

Zonari ha ricordato che “infatti, il Consiglio comunale, con il voto unanime del 2 dicembre, aveva deciso di non concedere il permesso a costruire in deroga alle distanze minime di sicurezza che un simile impianto dovrebbe rispettare rispetto a luoghi sensibili come abitazioni, edifici storici e strutture ospedaliere. Tuttavia, il 13 gennaio 2025, nel testo dell’autorizzazione rilasciata da Arpae, si legge come ‘le motivazioni che accompagnano l’espressione contraria del Consiglio comunale non siano pertinenti rispetto all’oggetto della discussione affidata allo stesso organo consiliare’. Questa dichiarazione solleva interrogativi importanti su cosa significhi concretamente questa affermazione e su quali dovrebbero essere le reali competenze del Consiglio comunale in simili procedimenti”.

Trasparenza e partecipazione

Da qui alla considerazione che “la sensazione che emerge oggi è che la voce della politica e dei cittadini venga messa in secondo piano rispetto alla predominanza dei pareri tecnici e della legislazione nazionale. I cittadini si chiedono: quale potere ha la politica locale di fronte a decisioni di questa portata? A nostro avviso, si sarebbe potuto fare di più per tutelare il territorio e il benessere di chi lo vive, a partire da un reale processo di partecipazione con la comunità. Un passo in più lo avrebbe potuto portare anche l’approvazione (e non la bocciatura) dell’emendamento che avevo proposto durante la discussione del Piano urbanistico generale, che prevedeva l’introduzione di distanze minime specifiche per la localizzazione di impianti come quello del biometano dai luoghi sensibili”.

Confronto su più livelli

La consigliera de La Comune ha aggiunto che “l’approvazione di questa proposta avrebbe permesso di rafforzare il diniego del Comune in sede di Conferenza di servizi. Inoltre, a dicembre, non è stato possibile discutere la mozione che avevo presentato per impegnare il Consiglio comunale a sostenere i cittadini di Gaibanella nelle eventuali azioni legali contro il rilascio dell’autorizzazione, mettendo a disposizione risorse e supporto per ricorrere contro la decisione. In tale mozione, si chiede anche di avviare un confronto politico a tutti i livelli – provinciale, regionale e statale – per affrontare il problema del cumulo degli impatti ambientali derivanti dalla proliferazione di impianti di biogas e biometano nella provincia di Ferrara, ormai giunti a 50 unità”.

La presidente del Gruppo consiliare ha concluso che “questo fenomeno, se non monitorato adeguatamente e non accompagnato da una oculata pianificazione urbanistica, rischia di avere gravi conseguenze sulla qualità della vita dei cittadini, sia in termini di salute che di vivibilità del territorio. E’ urgente che le autorità locali e regionali, i sindaci, le forze politiche, in collaborazione con i cittadini e i comitati, facciano un passo in avanti per affrontare i temi legati all’energia e all’ambiente in modo equilibrato, responsabile e realmente sostenibile. Chiediamoci infatti: in assenza dei lauti incentivi a costruire questi impianti, quante domande verrebbero presentate?”.

 

Permessi di soggiorno. “Servono misure urgenti contro illegalità e sfruttamento”

Mozione della consigliera comunale Anna Zonari de La Comune di Ferrara: “Necessario un intervento concreto per garantire il rispetto dei diritti dei lavoratori già presenti sul territorio”

Leggi sul sito d’origine

C’è la richiesta di adottare misure emergenti per il miglioramento della gestione dei permessi di soggiorno e per il contrasto all’illegalità e allo sfruttamento dei lavoratori stranieri al centro della mozione presentata dalla capogruppo Anna Zonari de La Comune di Ferrara.

Nello specifico, la consigliera di opposizione chiede di istituire un monitoraggio specifico e periodico per rilevare i tempi di rilascio e rinnovo dei permessi di soggiorno presso la Questura di Ferrara, evidenziando eventuali criticità nei procedimenti e pubblicandone i risultati per garantire trasparenza e responsabilità.

Ma non solo. Zonari domanda anche di coinvolgere attivamente il Consiglio Territoriale per l’Immigrazione, le associazioni e il terzo settore, affinando le analisi dei bisogni e progettando interventi adeguati.

Tra le proposte della capogruppo anche l’invito a sollecitare la Prefettura e gli enti competenti per accelerare le pratiche burocratiche e garantire trasparenza e equità nei procedimenti burocratici legati ai permessi di soggiorno, in particolare per i lavoratori già presenti in Italia con contratti regolari.

Zonari, infine, chiede anche l’istituzione di un tavolo permanente con le parti sociali, le associazioni datoriali, i sindacati e le associazioni per promuovere politiche di contrasto all’illegalità e allo sfruttamento lavorativo, rafforzando i protocolli e gli accordi già esistenti.

La mozione arriva dopo che dagli ultimi dati dell’Annuario del Cds appena presentato emerge che “gli immigrati non si fermano a Ferrara e conseguentemente le imprese fanno fatica a trovare manodopera“.

A tal proposito, la capogruppo de La Comune di Ferrara spiega: “Le attuali normative e prassi, come il Decreto Cutro e le procedure adottate dalla Questura di Ferrara, stanno creando disagi significativi per i lavoratori stranieri regolari residenti sul nostro territorio, con conseguenti rischi di illegalità e sfruttamento. Molti lavoratori stranieri, pur avendo richiesto regolarmente e pagato salatamente il permesso di soggiorno, attendono da anni il rilascio o il rinnovo del documento, trovandosi costretti a lavorare in condizioni precarie e vulnerabili. Le associazioni datoriali hanno evidenziato che l’attuale sistema di programmazione dei flussi è insufficiente a coprire le necessità di manodopera regolare nei tempi richiesti dal mercato”.

“La gestione dei flussi migratori e dei permessi di soggiorno – aggiunge Zonari – è cruciale per garantire un sistema sociale ed economico equo e rispettoso della dignità umana, nonché per tante imprese che subiscono la perdita di manodopera fondamentale”.

La consigliera di opposizione conclude: “È necessario un intervento concreto per garantire il rispetto dei diritti dei lavoratori già presenti sul territorio, evitando che l’incertezza normativa e le lunghe attese per il rilascio dei permessi di soggiorno li spingano verso l’illegalità. Coinvolgere le comunità straniere, le associazioni di categoria e il terzo settore è fondamentale per individuare soluzioni condivise e affrontare le criticità”.

 

 

Danno erariale? Il caso del “Pasticciaccio brutto di via Mozzoni/Serao”

La consigliera di minoranza Anna Zonari (La Comune) chiede chiarimenti sulla mancata cessione di un terreno e i costi a carico del Comune di Ferrara

Una nuova interrogazione da parte della consigliera di minoranza Anna Zonari (gruppo La Comune di Ferrara) porta all’attenzione del Consiglio Comunale il caso di un’area di Ferrara e della vicenda nota come il “Pasticciaccio brutto di via Mozzoni/Serao”. La questione ruota attorno al presunto danno erariale derivante dalla mancata cessione gratuita di un terreno da parte di una società privata al Comune, nonostante gli obblighi legali assunti nel 1989 e confermati in atti successivi.

Secondo la ricostruzione fornita dalla consigliera, nel 1989 la società “La Casa srl” avrebbe dovuto cedere gratuitamente una porzione di terreno al Comune di Ferrara, come compensazione per oneri di urbanizzazione relativi a un’altra area. Tuttavia questa cessione non è mai avvenuta, nonostante le ripetute richieste del Comune e la conferma dell’obbligo da parte delle successive società acquirenti. Non solo, perché l’area in questione è stata gestita dal Comune, con manutenzione ordinaria e sfalcio del verde per ben 30 anni, a spese pubbliche.

Nel 2012, la proprietà ha chiesto la trasformazione in area edificabile, omettendo però di indicare che una parte del lotto era gravata dall’obbligo di cessione al Comune. Nonostante ciò, nel 2013 il Comune ha approvato tale richiesta e ha mappato la zona come residenziale, senza acquisire gratuitamente l’area come previsto. Nel 2019, inoltre, il Comune ha rilasciato un permesso di costruire su tutto il terreno, senza procedere ad alcuna azione per far rispettare l’obbligo di cessione gratuito della porzione di terreno.

Zonari, nella sua interrogazione, solleva numerosi interrogativi sulla gestione di questa vicenda, chiedendo se le azioni e le omissioni finora commesse possano configurare un danno erariale. In particolare, si chiede se il Comune abbia proceduto a segnalare tale danno alla Corte dei Conti, o se intenda farlo in futuro.

Domande per le quali la consigliera chiede una risposta scritta, al fine di chiarire la situazione e valutare le responsabilità politiche e amministrative che ruotano attorno alla gestione di questa lunga e complessa vicenda urbanistica.

 

Ferrara, Pug approvato: no a maggioranza su via Favero

Ok al documento con 19 voti favorevoli, l’assessore Lodi: «Pug ridisegnerà Ferrara in 50 anni». Le minoranze votano compatte contro: «Questione di metodo, non per ideologia»

Leggi sul sito d’origine

Ferrara Ferrara ha il nuovo Piano urbanistico generale. Il Consiglio comunale, con i 19 voti della maggioranza, lo ha adottato ieri ed ora la città ha il nuovo strumento urbanistico che ridisegnerà Ferrara «da qui ai prossimi 50 anni», ha detto l’assessore all’Urbanistica Nicola Lodi all’assemblea. La minoranza, compatta, invece, ha votato contro. «Ma non per ragioni ideologiche» tiene a precisare il consigliere Massimo Buriani del Pd che continua: «Il nostro è un “no”per questioni di metodo». Tanto che questa mattina lo stesso Partito democratico ha organizzato una conferenza stampa per spiegare che cosa avrebbe potuto contenere il nuovo Pug «se nella discussione di questo importante strumento urbanistico fosse stata coinvolta una parte politica che rappresenta una fetta importante della popolazione di questa città», fa ancora presente Buriani. «Il Pug non è la Bibbia e tutto può essere ridiscusso», dichiara il sindaco Alan Fabbri poco prima della votazione per l’adozione del Pug. E apre il suo intervento con una provocazione rivolta a Buriani e al suo partito: «La data è il 24 luglio 2024: il candidato e oggi presidente della Regione, Michele de Pascale, dichiara che in caso di vittoria rivedrà la legge urbanistica dell’Emilia-Romagna». E il sindaco chiosa: «Il Pug che oggi andiamo ad adottare è figlio di questa legge che viene critica dal nuovo presidente al quale faccio gli auguri di buon lavoro». Nella seconda giornata della maratona consiliare per l’adozione del Pug, inoltre, si sono svolte le votazioni di tutti gli emendamenti e le risoluzioni delle minoranze. Tutte bocciate a suon di voti contrari della maggioranza.

Ma è su un emendamento presentato dalla consigliera Anna Zonari (La Comune) che in aula avviene il colpo di scena. Perché da solo, e andando contro il suo gruppo, vota a favore del documento della Zonari il consigliere della Lista Civica Fabbri Luca Caprini. L’emendamento della Zonari di fatto chiedeva che l’osservazione al Pug numero 39, presentata dal comitato dei cittadini di via Favero, venisse modificata da osservazione “non accoglibile” in “accoglibile”. Ovvero la Zonari con il suo documento ha cercato di inserire nel Pug che quell’area verde di via Favero non fosse edificabile ma destinata «ad attrezzature e spazi collettivi» come richiesto dai residenti. L’emendamento viene bocciato, ma fra i voti favorevoli si conta anche quello di Caprini che da solo ha voluto portare avanti la causa degli stessi residenti. Non solo. Caprini, nel suo intervento in aula, spiega le motivazioni del suo voto contro la sua maggioranza e di fatto, sulla questione, ponendosi in linea con la minoranza. «Dobbiamo pronunciarci su un giudizio tecnico relativo a un’osservazione al Pug presentata dai residenti della zona», dichiara Caprini che ricorda ai consiglieri, specie ai suoi, che proprio un anno fa fu istituita per via Favero una Commissione consiliare di indagine che verificasse la «regolarità del processo logico amministrativo che portò nel 2013 a rendere edificabile quel parco verde, sottraendolo nel contempo dalle disponibilità del Comune». Commissione d’indagine che di fatto portò «l’amministrazione comunale, per firma del direttore generale – illustra ancora Caprini – ad invitare la proprietà, tramite raccomandata, alla restituzione dell’area allo stesso Comune» e come stabilito da un atto del notaio Bissi del 1989. Una questione complessa e intricata, quella di via Favero, che conta anche un esposto alla procura che nella passata consigliatura presentarono lo stesso Luca Caprini e l’allora consigliera, ma oggi assessora, Francesca Savini. Esposto che ha portato il tribunale di Ferrara a sospendere l’autorizzazione a costruire fino al prossimo 12 febbraio. Area inoltre sulla quale si devono esprimere anche il Tar e la Corte dei Conti.

Poi l’assemblea passa alle dichiarazioni di voto per l’adozione del piano. Ancora Anna Zonari. Che annuncia il suo voto contrario «perché il Pug lo ritengo un documento insufficiente. Perché serviva una maggiore spinta sull’aspetto ambientale». E ancora Zonari: «Il Pug avrebbe dovuto contenere anche scelte impopolari come quelle legate al fatto di disincentivare l’uso dell’auto per potenziare il trasporto pubblico». Voto contrario lo esprime anche la consigliera pentastellata Marzia Marchi che ritiene «il Pug poco sensibile alle questioni ambientali»

Biometano Gaibanella. In consiglio misure “importanti” ma Zonari teme “non sufficienti”

La consigliera de La Comune di Ferrara propone una mozione per sostenere i cittadini anche nel caso in cui arrivi l’autorizzazione da parte di Arpae in conferenza dei servizi

Leggi sul sito d’origine

Anna Zonari de La Comune di Ferrara teme che le misure adottate lunedì dal consiglio comunale lunedì pomeriggio “non siano sufficienti per impedire il rilascio dell’Autorizzazione Unica per la realizzazione dell’impianto”. Il riferimento è alla centrale a biometano a Gaibanella per cui “l’amministrazione comunale, con delibera di giunta e il consiglio comunale all’unanimità hanno espresso parere contrario”.

Due atti che la consigliera considera “apprezzabili e importanti”. Allo stesso tempo ritiene “necessarie ulteriori azioni” e per questo hanno promosso una mozione che verrà presentata al prossimo consiglio comunale del 16 dicembre.

Giunta e consiglio, ricorda Zonari, “hanno espresso parere contrario per quanto riguarda il rilascio del permesso di costruire in deroga un impianto di biometano a Gaibanella”. La scelta in quanto non sarebbero rispettate “le distanze minime obbligatorie, essendo alcuni edifici storici a una distanza inferiore ai 300 m dall’area dell’impianto, l’insediamento produttivo di Gaibanella e la Borgata Stazione a distanza inferiore ai 1000 metri e il Polo funzionale dell’Ospedale di Cona ad una distanza inferiore ai 3000 m”.

La consigliera invita dunque la giunta “ad attivarsi concretamente in sede di Conferenza dei Servizi” oltre “a dare seguito al sostegno dell’iniziativa del gruppo dei cittadini di Gaibanella”. Invita inoltre, in caso di rilascio dell’autorizzazione da parte di Arpae, a “sostenere il gruppo di cittadini nelle azioni legali possibili per ricorrere contro la decisione, mettendo a disposizione gli uffici comunali e risorse adeguate per procedere al suddetto ricorso”.

Chiede quindi di “attivare interlocuzioni di carattere politico a tutti i livelli: provinciale, regionale e statale, con particolare riferimento al tema del cumulo degli impatti e della mancanza di una cabina di regia che valuti la complessità e la sommatoria degli interventi”.

Infine viene proposto di “inserire nel Pug, se non presente, la determinazione delle distanze minime per la localizzazione degli impianti dai centri urbani, in ragione del fatto che, anche la sola assunzione del piano potrebbe risultare utile per attivare in salvaguardia tale decisione”.