IMMIGRAZIONE: UN PONTE TRA LE COMUNITÀ
IMMIGRAZIONE: UN PONTE TRA LE COMUNITÀ
Nel panorama politico attuale, il tema dell’immigrazione è sempre presente e spesso accompagnato da preoccupazioni e allarmismi. È perciò essenziale ricordare che l’immigrazione è un fenomeno naturale e radicato nella storia italiana. L’Italia ha infatti costituito sin dai tempi antichi un crocevia di culture e civiltà che hanno plasmato l’identità nazionale e fatto dei cittadini italiani il prodotto di una lunga storia di incontri e fusioni culturali.
In particolare, Ferrara si distingue come esempio tangibile di questa ricca storia. Situata strategicamente nel cuore della Pianura Padana, la città è sempre stata interessata dai flussi migratori e commerciali che attraversano l’intera penisola. Le sue antiche mura raccontano storie di conquiste e scambi, mentre i palazzi rinascimentali sono testimonianze di un’epoca in cui l’arte e la cultura prosperavano, anche grazie alla diversità di influenze. Nonostante i segnali di questa diversità siano ancor oggi evidenti, molti li diamo per scontati; altri invece li percepiamo in maniera poco nitida, anche se meriterebbero di essere approfonditi.
Le famiglie di origine straniera e i “giovani di seconda generazione” sono diventati una parte essenziale della società italiana contemporanea, svolgendo spesso ruoli cruciali in settori lavorativi che risultano sempre meno attraenti per gli italiani e garantendo così la vitalità di settori importanti (ma sempre più precari) per l’economia nazionale.
Molte di queste famiglie gestiscono imprese che arricchiscono il tessuto economico locale, mentre i “giovani di seconda generazione” si stanno inserendo sempre di più nei settori dell’istruzione, della sanità, delle tecnologie e altro ancora, contribuendo in modo vitale all’economia, ai servizi e alla cultura del nostro paese. Ed è naturale che chi nasce e/o cresce in un determinato contesto sviluppi un senso di appartenenza. La loro importanza va infatti ben oltre il mero contributo economico: sono portatori di tradizioni, usanze e punti di vista che arricchiscono il patrimonio culturale italiano e favoriscono la comprensione reciproca. I “giovani di seconda generazione”, grazie alla loro familiarità con le culture dei loro genitori e con il contesto italiano, possono fare da ponte tra le diverse comunità.
Tutto questo contribuisce a rendere obsoleto l’utilizzo della parola “integrazione” applicata al contesto sociale e lavorativo, in quanto si tratta semplicemente di comuni cittadini. Un fattore vincolante, però, è rappresentato dalla mancanza di leggi atte a favorire appieno lo “ius soli”, ovvero il diritto alla cittadinanza italiana per chi è nato su territorio nazionale. L’assenza di un’adeguata legislazione ha conseguenze non indifferenti specialmente per i giovani, che spesso sviluppano una forte identità italiana e considerano il Bel Paese la loro casa, ma possono trovarsi in una situazione legale precaria e di forte disagio, che mina il loro senso di appartenenza e integrazione nella società.
Senza la cittadinanza, questi giovani potrebbero incontrare difficoltà nell’accesso a determinati diritti e opportunità, come l’istruzione superiore, l’impiego e i servizi pubblici. Ricordiamo inoltre che non hanno diritto di voto. Tutte queste disparità possono generare sentimenti di esclusione e frustrazione, crisi identitarie e sfiducia nelle istituzioni.
Riconoscere e valorizzare il contributo di queste famiglie e di questi giovani è fondamentale per costruire una società inclusiva e prospera, che sappia trarre vantaggio dalla diversità e dalla ricchezza delle esperienze umane.
Per permettere lo sviluppo di una società sana, plurale e multiculturale è però necessario un impegno bidirezionale, senza il quale è impossibile ottenere risultati concreti. Sono molteplici le soluzioni che un’Amministrazione potrebbe adottare a livello locale per incentivare questo processo, da un’equa offerta di istruzione (come ad esempio corsi di lingua e programmi culturali) alla creazione di opportunità lavorative e all’accesso ai servizi sociali e sanitari.
È inoltre fondamentale promuovere la partecipazione civica coinvolgendo le comunità locali e rivolgendo particolare attenzione al tema della discriminazione sul fronte sociale e lavorativo. Anche riconoscere i titoli stranieri, fornire supporto psicologico e favorire la collaborazione internazionale sono fattori essenziali che concorrono al benessere della società multiculturale.
Ferrara ospita una buona percentuale di persone straniere: per questo, un nuovo approccio può portare la nostra città a diventare un esempio di collaborazione e convivenza.
Malek Fatoum
Laureata in Ingegneria Civile ed Ambientale