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La Comune di Ferrara | Femminile, Plurale, Partecipata

La Comune di Ferrara per la pace, la legalità internazionale e la fine dell’economia del genocidio.

mercoledì 08.10.2025

Il gruppo consiliare de La Comune di Ferrara il 6 ottobe 2025 ha presentato il seguente Ordine di Giorno al Sindaco

Premesso che:

• La Corte Penale Internazionale, in data 21 novembre 2024, ha emesso mandati di cattura per crimini contro l’umanità nei confronti del Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, dell’ex Ministro della Difesa Yoav Gallant e di un alto comandante di Hamas, Mohammed Deif;

• Numerosi rapporti delle Nazioni Unite e di organizzazioni internazionali per i diritti umani affermano che Israele attua nei Territori palestinesi occupati politiche e pratiche assimilabili al crimine di apartheid, in violazione della Convenzione contro l’Apartheid (1973) e dello Statuto di Roma, e che nei confronti dei cittadini palestinesi di Israele persistono discriminazioni istituzionalizzate che limitano il pieno godimento dei diritti civili e politici;

• La Corte internazionale di giustizia (CIJ), nel parere consultivo del luglio 2024, ha stabilito che Israele non detiene sovranità sui Territori palestinesi occupati, e che tutti gli Stati – Italia compresa – hanno l’obbligo di non riconoscere né sostenere tale situazione illegittima e di non mantenere relazioni economiche o di investimento che ne favoriscano il perdurare;

• La Commissione internazionale indipendente d’inchiesta delle Nazioni Unite sui Territori palestinesi occupati, inclusa Gerusalemme Est, ha concluso che le autorità israeliane hanno commesso il crimine di genocidio contro i palestinesi di Gaza e gravi violazioni del diritto internazionale umanitario, tra cui l’uso della fame come arma di guerra, gli attacchi contro civili, il blocco totale di aiuti umanitari, acqua ed elettricità;

• La Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio (1948) obbliga tutti gli Stati a prevenire e punire il genocidio, a prescindere dal luogo e dai responsabili;

• Il diritto internazionale impone a tutti gli Stati il dovere di prevenire, non sostenere e punire tali crimini, a prescindere dal luogo e dai responsabili, e di garantire sempre il passaggio degli aiuti umanitari essenziali alla popolazione civile, in conformità con lo Statuto di Roma, la Carta delle Nazioni Unite e la Convenzione ONU sul diritto del mare (UNCLOS).

Considerato che:

• Nelle ultime settimane si è aperto un tavolo negoziale tra Israele e Hamas sotto l’egida degli Stati Uniti, volto all’attuazione del cosiddetto “Piano di pace in 20 punti”, che tuttavia non esonera la comunità internazionale, né gli Stati membri, dal dovere di garantire giustizia, accertamento delle responsabilità e rispetto dei diritti umani;

• Una pace autentica e duratura non può prescindere dal rispetto del diritto internazionale, dalla fine dell’occupazione militare dei Territori palestinesi, dalla rimozione delle discriminazioni istituzionalizzate nei confronti dei cittadini palestinesi di Israele e dal riconoscimento del diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione;

• Un sistema economico, pubblico o privato, che sostiene, finanzia, trae profitto o si sviluppa grazie a un genocidio o a gravi violazioni dei diritti umani (pulizie etniche, apartheid, deportazioni, sfruttamento di territori o risorse dopo la distruzione di una popolazione) contribuisce a perpetuare l’impunità e a rendere strutturale la violenza, trasformando la distruzione di un popolo in occasione di profitto o vantaggio geopolitico;

• È pertanto necessario che le istituzioni pubbliche, a ogni livello, si dissocino da modelli economici fondati su violenza e oppressione e promuovano, nelle proprie politiche e pratiche di gestione, un’economia ispirata ai principi di pace, giustizia e legalità internazionale;

Gli enti locali, in coerenza con i principi di pace, giustizia e solidarietà, possono e devono orientare le proprie scelte economiche verso modelli coerenti con il diritto internazionale, anche attraverso l’adesione a campagne di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) che mirano a esercitare pressione sul Governo israeliano affinché rispetti il diritto internazionale;

• Diverse imprese a livello internazionale hanno adottato politiche di disinvestimento o cessazione di rapporti con enti israeliani, riconoscendo la necessità di responsabilità etica nelle relazioni economiche.

Ritenuto che:

• Opporsi ai crimini contro l’umanità, all’apartheid e a ogni forma di genocidio costituisce un principio etico e giuridico universale;

• Il perseguimento della pace duratura non può prescindere dal rispetto del diritto internazionale umanitario, dalle decisioni della Corte Internazionale di Giustizia e dagli obblighi di non riconoscimento e non sostegno di situazioni derivanti da genocidio, crimini di guerra o di apartheid;

• Una pace autentica e stabile non può essere il risultato di accordi imposti o di soluzioni temporanee, ma deve fondarsi sulla fine dell’occupazione militare dei Territori palestinesi, sul riconoscimento del diritto inalienabile del popolo palestinese all’autodeterminazione e sulla garanzia di pari diritti, sicurezza e libertà per tutte le popolazioni della regione, in conformità con la Carta delle Nazioni Unite e con le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza;

• Anche in una fase di negoziato è fondamentale che le istituzioni, incluse quelle locali, orientino le proprie scelte economiche e di approvvigionamento verso modelli coerenti con la promozione della pace e della giustizia, evitando rapporti che possano sostenere economie genocidiarie o violazioni dei diritti fondamentali.

Il Consiglio comunale di Ferrara impegna il Sindaco e la Giunta:

1. Ad aderire, nei limiti delle proprie competenze, alle campagne di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) promosse a livello internazionale nei confronti di Israele e delle imprese coinvolte nel mantenimento dell’occupazione, dell’apartheid e nella violazione del diritto internazionale;

2. A sospendere, ove possibile, l’acquisto di prodotti e servizi di provenienza israeliana o appartenenti ad aziende a capitale israeliano, privilegiando fornitori alternativi nei servizi e nelle forniture gestiti direttamente dall’Ente;

3. A evitare, laddove esistano alternative equivalenti, l’acquisto di prodotti e servizi di aziende multinazionali che intrattengano rapporti economici significativi con il Governo o con le forze armate israeliane, in particolare nei settori tecnologici, energetici e farmaceutici;

4. A sollecitare le società partecipate o controllate dal Comune — incluse le farmacie comunali — ad adottare politiche di approvvigionamento e disinvestimento etico, evitando, ove possibile, l’acquisto e la vendita di prodotti provenienti da Israele o da aziende che traggano profitto dall’occupazione o dal complesso militare-industriale israeliano;

5. A promuovere la diffusione di informazioni e campagne di sensibilizzazione rivolte alla cittadinanza e alle realtà economiche locali, in collaborazione con associazioni, sindacati e organizzazioni per i diritti umani, a sostegno della pace, della legalità internazionale e del diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione.

 

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