LA “QUESTIONE SICUREZZA”: È SEMPRE E SOLO COLPA DEGLI STRANIERI?
LA ‘QUESTIONE SICUREZZA’: È SEMPRE E SOLO COLPA DEGLI STRANIERI?
La costante demonizzazione degli stranieri da parte dell’attuale Amministrazione Comunale si sta rivelando un pericoloso diversivo rispetto alle vere questioni in gioco per la sicurezza della nostra città. Dare la colpa agli stranieri non è sinonimo di sicurezza.
Un esempio recente è la persecuzione dei gestori cinesi del bar “Condor” in via Carlo Mayr, penalizzati pesantemente da un ordine di chiusura serale per ‘problemi di ordine pubblico’ a cui erano totalmente estranei, per non parlare dei costi da loro sostenuti per far valere le proprie ragioni. L’unica ‘trasgressione’ che hanno commesso è stata quella di prestare soccorso a un ragazzo ferito (a loro del tutto sconosciuto) entrato nel bar, contattando immediatamente un’ambulanza e le Forze dell’Ordine. Sono stati puniti perché stranieri, come è successo ad altri gestori di esercizi commerciali a Ferrara.
Ma i problemi reali della zona erano di tutt’altro ordine, e hanno portato a un’aggressione con successivo tentativo di incendio doloso ai danni di un bar ad opera di italiani, e a un omicidio commesso da italiani nello stesso bar, al culmine di ripetuti e sottovalutati segnali di un’escalation di violenza.
Il buon esito della prevenzione e della repressione della criminalità in una città moderna e multiculturale dipende in gran parte dalla reciproca fiducia che deve caratterizzare il rapporto fra le autorità e i* cittadin* delle varie comunità, soprattutto quelle più disagiate, soprattutto i giovani. Questa fiducia va alimentata e incrementata nel tempo, con una ragionata pianificazione e la messa in campo di risorse appropriate.
A Ferrara, però, le tanto sbandierate e ‘ingenti risorse investite sulla sicurezza’ vengono utilizzate in modo ben diverso: per la recinzione dei giardini pubblici, l’equipaggiamento della Polizia Locale con un eccesso di tecnologie dai costi esorbitanti, l’acquisto e la gestione – economicamente sproporzionati per una città come Ferrara – di un’unità cinofila, l’uso intensivo della pratica di ‘stop and search’ (fermo, controllo documenti e perquisizione) soprattutto nei confronti di giovani e stranieri, e tutto questo in un contesto non di fiducia ma di ambiguità, come nel caso della paventata necessità di un C.P.R., spacciato come un ‘toccasana’ a garanzia della sicurezza cittadina.
Stesso dicasi per l’impiego dell’Esercito, copiato direttamente dalla precedente Amministrazione e definito, anche se impropriamente (in quanto il costo in realtà resta a carico dei cittadini) come un risparmio per il bilancio Comunale, rinunciando a investire nell’assunzione e nella formazione di agenti di Polizia Locale specializzati nel contrasto alla criminalità in un contesto urbano multietnico.
Una strategia miope e superficiale, che non aiuta certo a garantire la sicurezza ma conduce pericolosamente alla divisione e al disordine.
La sicurezza non è un gioco elettorale.
Andrea Firrincieli
Colonnello dei Carabinieri in congedo