Materiali per la campagna elettorale
Qui trovi i file per stampare i materiali promozionali.
Volantini eventi

Ciclo-passeggiate elettorali 3-6 giugno
Materiale per la stampa tipografica
Materiale per stampa a casa

Detenuta trans violentata. Zonari: “Il Comune doveva vigilare”
La risposta dell’assessore Coletti non convince la consigliera de La Comune, che denuncia le gravi omissioni: “Nella sezione protetti anche autori di violenze sessuali”
“Non sono soddisfatta. Raccontare i fatti dopo che sono accaduti non basta. E’ compito del Comune monitorare e vigilare sulle condizioni all’interno delle carceri”. Con queste parole la consigliera Anna Zonari (La Comune di Ferrara) ha chiuso, visibilmente contrariata, il suo intervento durante il question time del Consiglio comunale del 7 luglio, riaccendendo i riflettori sulla grave violenza sessuale subita da una donna transgender detenuta nel carcere dell’Arginone.
La vicenda, riportata nei giorni scorsi dalla stampa, è finita al centro del dibattito consiliare grazie all’interrogazione presentata da Zonari, che ha chiesto alla giunta se il Comune fosse a conoscenza dei fatti e se intenda attivarsi formalmente presso Ministero della Giustizia, Regione Emilia-Romagna e Provveditorato dell’Amministrazione penitenziaria per chiedere accertamenti e garanzie per le persone transgender detenute.
La risposta dell’assessore Cristina Coletti, secondo cui l’episodio è già stato trasmesso alla Procura e la detenuta si trovava nella “sezione protetti” su disposizione degli organi competenti, non ha convinto la consigliera, che ha giudicato l’intervento insufficiente e privo di un reale impegno istituzionale.
“Nella sezione protetti ci sono anche autori di violenze sessuali. Collocarvi una donna transgender già minacciata è un errore grave”, ha aggiunto Zonari, evidenziando la mancanza di una sezione dedicata a Ferrara, ad oggi presente solo nel carcere di Reggio Emilia, e chiedendo una presa di posizione chiara da parte del Comune.
La consigliera ha poi denunciato l’assenza di un monitoraggio attivo da parte dell’amministrazione comunale: “Quella persona aveva già espresso le sue paure, chiedeva protezione. È stata ignorata. E questo è un fallimento anche delle istituzioni locali”.
Dalla giunta, per ora, nessun annuncio su nuove iniziative. Ma l’intervento di Zonari ha riportato al centro dell’aula consiliare una questione delicata, che solleva interrogativi profondi sul ruolo delle istituzioni nel garantire la sicurezza e la dignità delle persone più vulnerabili, anche, e soprattutto, dietro le sbarre.
Sul fatto è intervenuto con una interrogazione parlamentare rivolta al Ministro della giustizia il deputato di Azione Fabrizio Benzoni per dire che “la vicenda solleva gravi interrogativi circa l’adeguatezza delle misure di protezione adottate nei confronti delle persone detenute in condizioni di particolare fragilità, nonché sulla gestione del regime detentivo dei circa 80 soggetti transgender ristretti all’interno degli istituti di pena italiani, ancora destinatari di atteggiamenti discriminatori e considerati un’«eccezione» del sistema”.
Benzoni chiede al governo “quali iniziative, per quanto di competenza, intenda realizzare per rafforzare le misure di protezione delle persone transgender detenute, in particolare garantendo l’attivazione di sezioni adeguate, la formazione del personale penitenziario e l’applicazione di protocolli specifici per la valutazione del rischio individuale, anche valutando la promozione di una ricognizione a livello nazionale delle condizioni detentive delle persone transgender e la conseguente riorganizzazione degli spazi detentivi per assicurare il rispetto dei diritti umani e della dignità personale, nel rispetto del principio di individualizzazione del trattamento penitenziario”.
Presentazione e intervento su OdG Condanna genocidio in Palestina del 7-7-2025
Presentazione
Intervento
Testo
LA COMUNE DI FERRARA CONDANNA LE VIOLAZIONI DEL DIRITTO
INTERNAZIONALE DA PARTE DELLO STATO DI ISRAELE
Condannare le azioni dello Stato di Israele non significa essere antisemiti.
L’antisemitismo, cioè l’odio verso le persone ebree in quanto tali, è un crimine da
combattere con assoluta fermezza ovunque si manifesti. Ma criticare le politiche di
un governo, o denunciare le violazioni del diritto internazionale compiute da uno
Stato, non equivale ad alimentare odio etnico o religioso.
Equiparare l’antisionismo o la condanna dell’occupazione israeliana
all’antisemitismo è una distorsione pericolosa e spesso strumentale, che finisce per
svuotare entrambi i concetti del loro significato reale.
Non tutte le persone ebree si riconoscono nel sionismo. Anzi, molti ebrei nel
mondo, in Israele e nella diaspora, sono in prima linea nel denunciare le violazioni
commesse contro il popolo palestinese.
Confondere questi piani non solo ostacola il dibattito, ma impedisce anche di
affrontare seriamente sia l’antisemitismo che la giustizia per la Palestina.
Chi difende i diritti del popolo palestinese oggi in questa aula, come in molte piazze
di tutto il mondo, come il prossimo mercoledì alle 21.00 in piazza della Cattedrale,
lo fa nel nome della dignità umana e a difesa del diritto internazionale.
Le voci critiche che si levano da mesi sono anche quelle di tante e tanti ebrei,
dentro e fuori Israele: Breaking the Silence, Jewish Voice for Peace, IfNotNow,
Independent Jewish Voices, Neturei Karta, Jewish Anti-Zionist Network,
Diaspora Alliance, Jewish Currents rappresentano una parte viva e crescente
della comunità ebraica internazionale che si oppone apertamente al sionismo,
all’occupazione e al genocidio in corso a Gaza.
A Gaza assistiamo a un’operazione sistematica di annientamento. La relatrice
ONU Francesca Albanese ha parlato di “una delle campagne genocidarie più
cruente della storia moderna”. Amnesty International denuncia l’uso della fame
come arma: centinaia di camion carichi di beni essenziali sono bloccati da mesi
ai valichi, mentre solo pochi convogli, autorizzati da Israele, riescono a entrare,
portando razioni insufficienti anche solo alla sopravvivenza.
A questa barbarie si aggiunge la distruzione sistematica del sistema sanitario.
Ospedali bombardati, reparti pediatrici sotto assedio, incubatrici spente per
mancanza di elettricità. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito
l’ospedale Nasser “una gigantesca sala traumi”. Più di 700 operatori sanitari
sono stati uccisi, e molte strutture non sono più operative. A Rafah, medici e
paramedici sono stati sepolti in fosse comuni.
Mi chiedo spesso quali fonti informative leggano coloro che difendono
acriticamente lo Stato di Israele, ignorando testimonianze dirette, organizzazioni
internazionali indipendenti per i diritti umani come Human Rights Watch, Medici
Senza Frontiere, la Croce Rossa Internazionale, Save the Children, la
Federazione Internazionale per i Diritti Umani (FIDH) .. Non si tratta di opinioni,
ma di prove, rapporti, testimonianze dirette raccolte sul campo da osservatori
indipendenti e credibili. Ignorarle, oggi, significa voltarsi da un’altra parte e, di
fatto, essere complici.
Secondo un’inchiesta del noto quotidiano israeliano Haaretz, che ha raccolto
testimonianze dirette di generali e riservisti, i soldati e gli ufficiali delle Forze
di Difesa Israeliane hanno ricevuto ordini di sparare su civili disarmati in
attesa degli aiuti, provocando 549 morti e oltre 4.000 feriti in un solo mese. I
testimoni parlano di un “campo di sterminio” creato ad arte, dove si spara persino
prima che i convogli vengano aperti.
A questo si aggiungono altre rivelazioni di Haaretz, secondo cui alcuni soldati
ammettono di aver praticato veri e propri “tiri al bersaglio” su civili, colpiti
intenzionalmente un giorno tutti alle gambe, un altro giorno tutti alla schiena, un
altro ancora colpiti a collo e testa. Tiri al bersaglio, come fosse un gioco, senza più
una traccia di umanità… Queste testimonianze, raccolte anche da Breaking the
Silence, un’organizzazione israeliana fondata da ex soldati dell’esercito
israeliano, coincidono con i racconti dei medici che operano negli ospedali
sotto assedio.
Capiamo di trovarci di fronte a qualcosa di abominevole? Di innominabile?
Ignorare queste fonti equivale a censurare la realtà, ostacolare ogni confronto
pubblico e alimentare l’impunità.
Prima di concludere, ancora una domanda, forse la più scomoda e scabrosa
per chi, come noi, abita in Europa dove le democrazie sono nate sulla base
del diritto e del diritto internazionale: Perché i governi occidentali tacciono?
Le ragioni sono molteplici, e tristemente note:
– Complicità strategica: Israele è alleato militare e tecnologico di molti paesi
NATO, con una delle industrie belliche più potenti al mondo;
– Il peso delle lobby: in diversi Stati, la pressione di gruppi economici organizzati
impedisce critiche aperte al governo israeliano;
– Il trauma dell’Olocausto …. ma la memoria non può giustificare nuovi orrori,
anzi, al contrario dovrebbe servire a che non accadano più.
Ferrara, come comunità e come istituzione, deve far sentire la propria voce.
Restare in silenzio, oggi, non è neutralità. È complicità.

Venti alberi a rischio sui Rampari, La Comune attacca
Anna Zonari annuncia accesso agli atti e critica l’Amministrazione: “Tagliare alberi in città senza una visione chiara e risorse stabili è un grave errore strategico”
L’imminente abbattimento di una ventina di alberi maturi lungo i Rampari di San Rocco, a Ferrara, solleva una nuova polemica sulla gestione del verde urbano. A intervenire con una dura nota è Anna Zonari, consigliera comunale del gruppo La Comune di Ferrara, che denuncia la “!mancanza di programmazione, trasparenza e coinvolgimento della cittadinanza in decisioni ambientali strategiche”.
L’intervento è stato motivato da un generico “accertato rischio stabilità” e “rischio caduta”, che ha già comportato la chiusura della pista ciclopedonale e dei parcheggi nei pressi della cittadella di San Rocco. Ma la consigliera chiede chiarezza: “L’entità e la dimensione degli alberi coinvolti – alcuni con un diametro di quasi 60 cm – rendono indispensabile una chiarificazione dettagliata”.
Per questo, Zonari ha annunciato che lunedì presenterà una richiesta di accesso agli atti, chiedendo conto delle perizie tecniche, degli eventuali interventi di prevenzione messi in atto negli ultimi anni e se siano state considerate alternative all’abbattimento.
“Che idea di città abbiamo, se non interveniamo per tempo su 20 alberi maturi in un’area storica e strategica, in piena crisi climatica?”, si domanda la consigliera, sottolineando come l’eliminazione di alberi in contesti urbani non sia un tema secondario, ma una questione ambientale strutturale. In un mese di giugno definito da Arpae come “anomalia fuori scala” per le sue temperature estreme, la scelta di tagliare alberi senza un progetto condiviso appare, per La Comune, inaccettabile.
“Gli alberi non sono semplici ‘arredi urbani’, bensì infrastrutture ecologiche essenziali”, sottolinea Zonari, ricordando i benefici che essi apportano: ombra, raffrescamento naturale, assorbimento della CO₂, contenimento delle polveri sottili e contributo alla biodiversità.
La critica si allarga poi alla gestione generale del verde cittadino. “Da mesi denunciamo la mancanza di un Piano del Verde e della Biodiversità”, strumento previsto per i Comuni sopra i 15.000 abitanti. Inoltre, viene segnalato il drastico calo di fondi previsti nel bilancio comunale: “A marzo abbiamo contestato come nelle previsioni di spesa per interventi straordinari per il verde pubblico si fosse passati dai 1.427.061 euro del 2024 a 0 euro nel 2025”. Solo una recente variazione di bilancio ha reintegrato parzialmente le risorse, ma secondo Zonari “sono segnali che creano dubbi sulla capacità di gestire questa complessità ambientale, vegetale e patrimoniale”.
Il riferimento va anche ad altri interventi urbanistici contestati, come la nuova piazza ai Rampari di San Paolo, che per La Comune rappresenta l’esempio di una visione urbanistica “discutibile”.
“È tempo che l’amministrazione riconosca il valore inestimabile del nostro patrimonio verde”, conclude Zonari, chiedendo una “programmazione partecipativa e trasparente che coinvolga la comunità nelle decisioni cruciali riguardanti il verde urbano”. Solo così, per La Comune, si potrà costruire una città resiliente e sostenibile, all’altezza delle sfide ambientali del presente.

La Comune di Ferrara sulla sicurezza climatica e sanitaria nella CRA “Ripagrande”
Premesso che
– nei giorni scorsi le temperature a Ferrara hanno raggiunto i 37–38°C, configurando un’ondata di calore prolungata. Secondo i dati climatologici comunali, regionali e ISPRA, eventi di questo tipo, a Ferrara, sono in aumento per frequenza, intensità e durata, a causa della mutazione climatica in atto;
– le ondate di calore rappresentano un fattore di rischio grave per persone affette da patologie cardiovascolari, neurologiche, respiratorie, renali e metaboliche, oltre che per gli anziani fragili e i soggetti in terapia farmacologica cronica;
– la Casa Residenza per Anziani “Ripagrande”, ubicata in via Ripagrande 5 a Ferrara, è una struttura di proprietà di ASP Ferrara, affidata in gestione alla cooperativa CIDAS;
– alcuni familiari di persone ricoverate nella struttura ci hanno contattato per esprimere disagio e preoccupazione in merito alle condizioni ambientali e alla tutela della salute degli anziani ospitati, segnalando in particolare il ricorso a condizionatori portatili collocati esclusivamente negli spazi comuni e il persistere di temperature non adeguate all’interno delle stanze private;
Considerato che
– Le linee guida della Regione Emilia-Romagna in materia di tutela degli anziani e gestione del rischio da ondate di calore (es. Piano Regionale di Sorveglianza e Intervento per le Ondate di Calore; indicazioni operative AUSL) indicano che nelle strutture residenziali per anziani vanno garantiti ambienti con temperature comprese tra i 24°C e i 26°C, assicurando una buona ventilazione e un adeguato grado di umidità, al fine di prevenire rischi per la salute e aggravamenti di patologie croniche;
– il Comune di Ferrara, in quanto socio pubblico di ASP Ferrara, ha una responsabilità politica e istituzionale sulla qualità e sicurezza dei servizi erogati alla cittadinanza, in particolare per le persone più fragili;
– la gestione in appalto del servizio non esime dall’obbligo, in capo all’ente pubblico, di vigilare sulle condizioni materiali e igienico-sanitarie all’interno delle strutture residenziali, e di attivare tempestivamente le necessarie misure correttive in caso di criticità;
Si interroga il Sindaco e l’Assessora competente per sapere:
1. se l’Amministrazione comunale, ASP e AUSL Ferrara abbiano verificato il rispetto delle linee guida regionali in materia di benessere termico – che indicano un range ottimale di temperatura compreso tra 24 e 26°C – e se siano disponibili rilevazioni puntuali delle temperature interne nei diversi ambienti della struttura durante i periodi di emergenza climatica;
2. quali siano, in base al capitolato d’appalto o agli atti di affidamento, gli obblighi contrattuali in capo al gestore CIDAS relativamente alla gestione del comfort termico e alla prevenzione dei rischi legati alle ondate di calore;
3. se l’Amministrazione intenda attivare o sollecitare presso ASP interventi strutturali o gestionali finalizzati a garantire condizioni di sicurezza climatica per gli ospiti della struttura, anche in previsione delle ulteriori ondate di calore attese nelle prossime settimane estive e negli anni a venire.

Venti alberi a rischio: “No all’abbattimento”. Ma il Comune precisa: “Possono crollare”
Rampari di San Rocco, la consigliera Zonari: “Vogliamo vedere le perizie”. Il vicesindaco Balboni: “Grave pericolo, passano migliaia di persone”.
Venti grandi alberi da abbattere lungo Rampari di San Rocco”, Anna Zonari, consigliera comunale de La Comune, lancia l’allarme e chiede trasparenza sull’operazione. Alessandro Balboni, vicesindaco con delega alle opere pubbliche: “Sono migliaia le persone che ogni giorno passano in Rampari di San Rocco in auto, a piedi o in bici, appena le indagini hanno dimostrato la pericolosità di quegli alberi è stato necessario intervenire tempestivamente”.
Botta e risposta sul verde. “L’imminente abbattimento di circa venti grandi alberi lungo i Rampari di San Rocco solleva serie preoccupazioni – così interviene Zonari –. Chiediamo vengano studiati processi partecipativi nella gestione del verde urbano. L’intervento, motivato da un generico “accertato rischio stabilità” e “rischio caduta”, ha portato alla chiusura della ciclopedonale e dei parcheggi prospicienti la cittadella di San Rocco. Tuttavia, l’entità e la dimensione degli alberi coinvolti – alcuni con un diametro di quasi 60 centimetri – rendono indispensabile una chiarificazione dettagliata”. Zonari oggi presenterà una richiesta di accesso agli atti. “Chiediamo – riprende – quali perizie tecniche giustificano l’intervento, se sono stati messi in atto interventi di cura e prevenzione negli ultimi anni. Ancora. Se sono state valutate alternative all’abbattimento? Che idea di città abbiamo, se non interveniamo per tempo su 20 alberi in un’area storica e strategica, in piena crisi climatica? In un contesto di crisi climatica sempre più evidente, con un giugno classificato come “anomalia fuori scala” per le sue temperature estreme, l’eliminazione di alberi in un’area storica e strategica della città è inaccettabile senza una valutazione trasparente e una programmazione a lungo termine che coinvolga attivamente la cittadinanza. Gli alberi non sono semplici “arredi urbani”, bensì infrastrutture ecologiche essenziali. Assorbono CO2, forniscono ombra e rinfrescano l’aria, trattengono le polveri sottili, promuovono la biodiversità, riducono il rischio di allagamenti e l’inquinamento acustico. Tagliare alberi in città senza una visione chiara e risorse stabili è un grave errore strategico”.
“La scelta di abbattere un albero non è mai presa a cuor leggero e la nostra amministrazione interviene solo quando necessario – interviene il vicesindaco Alessandro Balboni –. Sono migliaia le persone che ogni giorno passano in Rampari di San Rocco in auto, a piedi o in bici, pertanto appena le indagini hanno dimostrato la pericolosità di quegli alberi è stato necessario intervenire tempestivamente. Negli ultimi 6 anni la nostra amministrazione non si è limitata a piantare 15mila nuovi alberi ma sono stati fatti grandi passi avanti sulla cura del verde esistente, anche grazie a un nuovo Contratto di Servizio del Verde Pubblico realizzato con la partecipazione dei comitati ambientalisti. In questi anni abbiamo investito sulla formazione del personale che effettua le potature e collaboriamo con eccellenti agronomi per la cura e tutela del nostro patrimonio arboreo. Francamente trovo inutile il doppiopesismo di alcuni che si scandalizzano quando vengono abbattuti per necessità alberi pericolanti ma si precipitano a gridare alla tragedia sfiorata quando una pianta sul nostro territorio crolla durante un temporale.

Abbattimento alberi, La Comune chiede lumi: “Dove sono le perizie? E la prevenzione?”
Il gruppo consiliare di Anna Zonari ha posto alcune domande all’amministrazione: i dettagli
Leggi sul sito d’origine
Abbattimento di alberi in città. E La Comune chiede spiegazioni. Il gruppo, con in testa l’ex candidata a sindaco Anna Zonari, ha infatti posto quattro domande all’amministrazione circa la rimozione – nello specifico – di 20 esemplari lungo Rampari di San Rocco: essenze a rischio caduta.
“L’entità e la dimensione degli alberi coinvolti, alcuni con un diametro di quasi 60 centimetri, rendono indispensabile una chiarificazione dettagliata – fanno presente da La Comune -. Quali perizie tecniche giustificano l’intervento? Sono stati messi in atto interventi di cura e prevenzione negli ultimi anni? Sono state valutate alternative all’abbattimento? Soprattutto: che idea di città abbiamo, se non interveniamo per tempo su 20 alberi maturi in un’area storica e strategica, in piena crisi climatica?”.
Poi l’attacco politico: “L’abbattimento di questi grandi alberi – si legge nel documento -, unito ad interventi urbanisticamente discutibili come la piazza dei Rampari di San Paolo, evidenzia una preoccupante mancanza di una visione d’insieme e di capacità nella gestione di questa complessità ambientale, vegetale e patrimoniale della nostra città. È tempo che l’amministrazione riconosca il valore inestimabile del nostro patrimonio verde e adotti un approccio che metta al centro la partecipazione dei cittadini e degli esperti nella pianificazione e nelle decisioni che riguardano il futuro della nostra Ferrara”.

Venti grandi alberi da abbattere lungo Rampari di San Rocco. La Comune di Ferrara chiede trasparenza e un Piano del Verde e della Biodiversità
L’imminente abbattimento di circa venti grandi alberi lungo i Rampari di San Rocco solleva serie preoccupazioni e spinge La Comune di Ferrara a chiedere massima trasparenza e, soprattutto, l’urgente necessità di programmazione e di processi partecipativi nella gestione del verde urbano.
L’intervento, motivato da un generico “accertato rischio stabilità” e “rischio caduta”, ha portato alla chiusura della ciclopedonale e dei parcheggi prospicienti la cittadella di San Rocco. Tuttavia, l’entità e la dimensione degli alberi coinvolti – alcuni con un diametro di quasi 60 cm – rendono indispensabile una chiarificazione dettagliata.
Come consigliera comunale de La Comune di Ferrara, lunedì presenterò una richiesta di accesso agli atti per chiedere:
• quali perizie tecniche giustificano l’intervento?
• sono stati messi in atto interventi di cura e prevenzione negli ultimi anni?
• sono state valutate alternative all’abbattimento?
Soprattutto: che idea di città abbiamo, se non interveniamo per tempo su 20 alberi maturi in un’area storica e strategica, in piena crisi climatica?
In un contesto di crisi climatica sempre più evidente, con un giugno classificato come “anomalia fuori scala” per le sue temperature estreme, l’eliminazione di alberi maturi in un’area storica e strategica della città è inaccettabile senza una valutazione trasparente e una programmazione a lungo termine che coinvolga attivamente la cittadinanza.
Gli alberi non sono semplici “arredi urbani”, bensì infrastrutture ecologiche essenziali. Essi assorbono CO2, forniscono ombra e rinfrescano l’aria, trattengono le polveri sottili, promuovono la biodiversità, riducono il rischio di allagamenti e l’inquinamento acustico. Tagliare alberi in città senza una visione chiara e risorse stabili è un grave errore strategico.
Da mesi, come La Comune di Ferrara, denunciamo la mancanza di un Piano del Verde e della Biodiversità.
Questo strumento, obbligatorio per i Comuni sopra i 15.000 abitanti, è fondamentale per una gestione lungimirante del patrimonio arboreo urbano. A marzo di quest’anno abbiamo inoltre contestato come nelle previsioni di spesa per interventi straordinari per il verde pubblico si fosse passati dai 1.427.061 € del 2024 a 0 € nel 2025.
Solo con una recente variazione di bilancio sono state inserite risorse per il settore.
L’abbattimento di questi grandi alberi, unito ad interventi urbanisticamente discutibili come la piazza dei Rampari di San Paolo, evidenzia una preoccupante mancanza di una visione d’insieme e di capacità nella gestione di questa complessità ambientale, vegetale e patrimoniale della nostra città.
È tempo che l’amministrazione riconosca il valore inestimabile del nostro patrimonio verde e adotti un approccio che metta al centro la partecipazione dei cittadini e degli esperti nella pianificazione e nelle decisioni che riguardano il futuro della nostra Ferrara.
La Comune di Ferrara ribadisce l’urgenza di una programmazione partecipativa e trasparente che coinvolga la comunità nelle decisioni cruciali riguardanti il verde urbano, garantendo un futuro sostenibile e resiliente per la città.

Quella cosa chiamata città. Ferrara città parco o città merce? Da Vasco Rossi al Central Bosc
La settimana scorsa è stata caratterizzata da grandi annunci per il futuro della città. Si è andato dalla diffusione dei due concerti di Vasco Rossi, nel parco urbano, alla presentazione pubblica del “Central Bosc”. Quindi da un lato si annuncia un nuovo parco urbano dalla forte valenza eco-ambientale, a est, dall’altro si reitera, a nord, con ben due eventi programmati per 100.000 persone, la distruzione del parco urbano esistente, compromettendone il suo ruolo culturale, ambientale e paesaggistico.
Sarebbe stato interessante se l’assessore Balboni avesse dichiarato, presentando il “Central Bosc”, che con questa realizzazione si avvia un percorso che ci porterà alla redazione di un Piano del verde, perché siamo fermamente convinti che solo una visione d’insieme dia senso ai singoli interventi e ci permette di misurarne la complessità, integrandoci con il piano della mobilità sostenibile e con tanto altro: ma non l’ha detto.
Del resto, si sa che la natura ha una grande propensione alla colonizzazione (o ricolonizzazione). Quando alcune aree, un tempo costruite e gestite dall’uomo, vengono abbandonate la natura se ne riappropria. Sta capitando anche per le mura ferraresi che da mura possenti, che con il loro colore contrastano il verde dei filari alberati, in lunghi tratti appaiono ricoperte da erbe rampicanti che le nascondono e le corrodono.
Percorrere il vallo delle mura oggi sembra di attraversare un enorme rudere, di ruskiniana memoria, dove il manufatto difensivo appare, in molti tratti, completamente avvolto dalla vegetazione, rafforzando l’idea di abbandono più che di gestione oculata di un bene patrimoniale (le mura) e paesaggistico (il vallo). Vale la pena di ricordare che nel settembre 2020 il sindaco e la sua giunta annunciarono alla città il progetto “1 km di mura all’anno”.
In questi anni Ferrara ha ospitato numerosi dibattiti sull’importanza del verde urbano nelle sue varie forme, si è parlato spesso dell’idea di Ferrara città-parco, si è messo in rilievo il fatto che non vi sia un piano del verde, in grado di coordinare i diversi interventi e le politiche necessarie per valorizzare l’idea di una città-paesaggio incentrata sull’equilibrio che si potrebbe stabile tra aree costruite, campagna e spazi verdi o da rinaturalizzare.
Si sono criticati, giustamente, interventi venduti come azioni di contrasto alle isole di calore, ma che in realtà non lo sono, essendo in gran parte aree pavimentate, come nel caso di Cortevecchia o peggio ancora, nell’intervento urbanisticamente insensato della piazza dei Rampari di San Paolo, a servizio di niente, essendo una superficie lastricata con alberi allineati e strisce di erba secca, a fianco di un parcheggio e senza locali in grado usare la distesa. Tanto valeva fare un “boschetto” associando alberi, arbusti e prato e non una pavimentazione minerale.
Il “Central bosc” è certamente una proposta interessante, emersa da anni, da quando Ferrara era ancora governata da un’altra giunta, in tesi di laurea sulla rigenerazione del settore est della città, così come della darsena, vedremo se e come verrà realizzato.
In realtà, perché una città sia definibile “parco” non è importante concentrarsi solo sulla realizzazione di singoli progetti ma prima di tutto va focalizzata un’idea di insieme, di complessità, in grado di conferirle questo carattere. Insomma, un sistema interagente di spazi non costruiti di varia “natura” (parchi, giardini, viali alberati, aree abbandonate rinaturalizzate, piazze giardino, spazi infrastrutturali rinverditi, valorizzazione e rafforzamento del verde collettivo residenziale e condominiale ecc.), tenuto insieme da una trama verde che si pone anche come servizio ecosistemico di scala urbana e periurbana: questo significa “città-parco”.
Si possono citare tanti esempi reali a noi vicini (Vienna, Lubiana, Friburgo, ecc.) dove il verde supera il 50% dell’area urbana (noi siamo al 30-35%), articolato in giardini, aree forestali periurbane, corridoi verdi ed ecologici tra le case, verde stradale, microgiardini nelle aree più densamente urbanizzate, per contrastare le isole di calore. Inoltre, dall’esperienza di queste città emerge con forza la capacità di gestire questa complessità ambientale, vegetale e patrimoniale, perché le politiche da tempo sono orientate alla riorganizzazione ecosistemica delle aree urbane e questo processo non va solo concepito ma anche gestito.
Si investe sui servizi tecnici per la gestione del verde urbano e la pulizia della città (dunque lavoro specializzato), vengono inoltre promossi orti comunitari di quartiere, progetti educativi nelle scuole. Nel pieno centro di Parigi una delle corti della sede del prestigioso istituto universitario Science Po, è stato trasformato in jardin partagé: un orto collaborativo gestito da studenti, docenti e personale.
Adesso partiranno a Ferrara i restauri del polo universitario storico di via Savonarola, speriamo che emerga una riflessione sulla rigenerazione anche dei giardini e spazi di quel settore integrate alla mobilità sostenibile per renderli di uso pubblico.
In questi mesi, nelle strade della capitale francese numerosi manifesti ricordano continuamente che il comune assume giardinieri per la gestione del verde della città. Una politica del verde non si limita solo al piantare alberi, questo va anche gestito, governato.
Da questo punto di vista (non l’unico) Ferrara sembra essere diventata una “Allegoria del cattivo governo” del verde e non solo per la gestione delle mura, ma in Corso Isonzo i platani ormai entrano nelle finestre degli appartamenti, il verde stradale ha lasciato il posto a superfici rinsecchite, quando si svolgono eventi come festival o mercati nei parchi della città o in darsena abbiamo visto i mezzi meccanici degli espositori stazionare sui prati e non nelle superfici lastricate, anche nel caso delle fiere florovivaistiche a Parco Massari.
Inoltre, gli interventi e le “migliorie” delle strade non sembrano orientati alla captazione delle acque piovane attraverso il verde stradale. Da decenni in molte città europee vengono applicate tecniche di gestione sostenibile delle acque meteoriche, utilizzando aree verdi lungo le strade o nelle rotonde per filtrare e trattenere l’acqua piovana, consentendo il deflusso nelle aree verdi e non nelle superfici asfaltate, anche attraverso il disegno dei cordoli, riducendo così il carico sull’infrastruttura di drenaggio e le dispersioni dell’acqua.
Nel bilancio di previsione di quest’anno non ci sono soldi per la manutenzione ordinaria e straordinaria del verde, i fondi del PNRR questi temi nemmeno li hanno sfiorati, abbiamo però destinato 8 milioni di denari pubblici per rinnovare l’aviosuperficie, a vantaggio di una esigua minoranza di cittadini.
Sono in attesa che qualcuno mi spieghi la relazione tra la riqualificazione pubblica di un’aviosuperficie (di fatto privata), la resilienza, la transizione ecologica e gli obiettivi della Missione 5: Inclusione e Coesione del PNRR. Se governare significa anche stabilire delle priorità il messaggio è chiaro.
In questi giorni è stato annunciato che grazie alla Nestlé pianteremo 200 alberi (500 in tre anni) e il dove lo decideranno i cittadini: ben 10 mila euro che equivalgono al costo del rifacimento di un bagno di media grandezza. Anche le monetine della Nestlé vanno bene (prendiamo tutto), ma se collocati dentro una strategia, dentro una visione coincidente con un piano del verde, che è ciò che manca.
Tralasciando il verde, credo che il degrado della città sia evidente in tanti indicatori, ne cito solo alcuni. La città è sotto la morsa inquinante di un parco auto vecchio e il PUMS (Piano urbano della mobilità sostenibile) non viene attuato, la pavimentazione di Via Garibaldi sta cedendo sotto il passaggio quotidiano di furgoni, corrieri, auto, taxi. Questi ultimi non possono raggiungere Piazza Sacrati e le aree del centro percorrendo Viale Cavour e idem i corrieri, anziché Via Garibaldi? Tutte le mattine molti furgoni attraversano, spesso a velocità sostenuta, Via Garibaldi per andare da Corso Isonzo a Via Boccacanale di Santo Stefano, perché non entrano da Viale Cavour?
Gli assi centrali del centro storici sono ormai luoghi di conflitto tra pedoni, biciclette, rider che zigzagano tra le persone, furgoni, auto e ognuno ritiene di avere diritto di precedenza. Molte aree verde tra cui il parco urbano sono ormai diventati dei parcheggi grazie alla politica del non controllo. Il non controllo non è una carenza dovuta a mancanza di personale o altro, è una scelta politica. Ma la democrazia significa rivendicare la propria libertà nel rispetto delle regole o fare ciò che si vuole? Qualcuno dirà: le regole ci sono ma non vengono rispettate dai cittadini, ma il “buon governo” significa anche far rispettare queste regole con autorevolezza (e non autorità).
Altro punto dolente, qualcuno ricorderà sicuramente la città di Leonia -la città dei rifiuti- descritta da Italo Calvino, Ferrara è sulla buona strada per eguagliarla, basta fare un giro per isole ecologiche da Corso Isonzo a Piazzetta Tasso e tante altre (la lista potrebbe essere lunga, per rendersi conto delle condizioni drammatiche della raccolta dei rifiuti in città.
Che ne dice il direttore di Hera che gira l’Italia nei festival green a parlare di città futura, di questo fallimentare sistema di raccolta dei rifiuti? Non interessano soli i dati sulla quantità di riciclo urbano (che andrebbero verificati), ma una valutazione su quello che si vede girando in città, con rifiuti umidi e solidi ammassati attorno ai cassonetti, oggetti abbandonati, strade lerce che nessuno pulisce con metodo e regolarità. Un tempo da noi gli spazzini pulivano tutti i giorni le strade, in molte città europee si continua a farlo ancora oggi.
Infine, gli eventi. I concerti annunciati di Vasco Rossi così come il Ferrara Summer Festival in piazza Ariostea sono figli di una logica “estrattiva” che considera la città come una merce da spremere senza porsi problemi per i disagi arrecati ai cittadini. La “città-merce” è quella che trasforma lo spazio urbano in valore economico, attraverso la rendita fondiaria, gli investimenti immobiliari speculativi, l’attrattività generatrice di overturism, ecc.
Di solito vengono favoriti investitori privati mentre l’uso della città è subordinato alla loro capacità di acquisto e azione e viene ridimensionato il diritto per tutti alla città. I grandi eventi si collocano in questa prospettiva, in particolare quando vengono imposti senza un reale confronto con le varie istanze socioeconomiche e culturali di una città, compresi i suoi cittadini.
Si tratta di un fenomeno che spesso è associato alla gentrificazione, al branding o marketing urbano, alla privatizzazione dello spazio pubblico. Autori come Henri Lefebvre, David Harvey o Sharon Zukin hanno approfondito questi aspetti legati alla produzione capitalistica dello spazio urbano, alle estetiche e politiche urbane neoliberiste che vedono spesso le amministrazioni pubbliche svolgere un ruolo ancillare rispetto alle società finanziarie, imprenditoriali o alle agenzie portatrici di specifici interessi economici come quelle che gestiscono i grandi eventi.
L’idea di “città-merce” è legata ad una pratica di governo orientata al “comando” e si sa che nella cultura maschile, votata al comando, la “dimensione” è sempre stata più importante della “prestazione” (qualitativa e ricca di sfumature) ma le pratiche di governo richiederebbero una maggiore complessità di visione.
Il tour di Vasco Rossi si svolge in gran parte in stadi: perché non a Ferrara visto che abbiamo uno stadio di serie A senza squadra? E l’aeroporto, visto i soldi pubblici che spenderemo, non lo potremmo utilizzare anche per questo evento? Certo che si potrebbe, ma il potere che comanda ha bisogno di rivendicare continuamente la sua autorità e lo fa anche distruggendo i simboli che non gli appartengono e che ritiene antagonisti.
E la cultura che ha espresso il parco urbano Giorgio Bassani non appartiene a questa amministrazione. Quindi la “città merce” si basa su rapporti di potere selettivi che uniscono chi governa e chi è portatore di interessi forti, i cittadini sono esclusi dal tavolo. A loro si raccontano favole green e identitarie; finché la maggioranza dei cittadini ci crede e li vota il potere autoritario si perpetua.

Ancora senza Biciplan, è un’occasione persa. Restituiti anche i fondi
Ferrara ancora senza Biciplan: occasione persa e nessun impegno per il futuro. L’assessore Vita Finzi ha risposto all’interrogazione consiliare del gruppo La Comune di Ferrara sulla mancata realizzazione del Biciplan, uno dei progetti per cui il Comune aveva ricevuto fondi ministeriali. dei 6 interventi previsti, solo quattro sono stati completati: il Biciplan, considerato troppo oneroso in termini di risorse umane, è rimasto sulla carta. I 32.000 euro destinati sono stati restituiti. E’ sconcertante – commenta la consigliera Anna Zonari (La Comune) – che Ferrara, storicamente Città della bicicletta, si affidi ancora a un Bicplan del secolo scorso, senza nemmeno dichiarare di aggiornarlo o riprogrammarlo.

Ferrara resta ancora senza il Biciplan. Progetto accantonato perché oneroso. Zonari: «Sconcertante, l’amministrazione ha restituito 32mila euro di contributo»
Ferrara «La città ancora senza Biciplan: occasione persa e nessun impegno per il futuro».
Ad affermarlo è la consigliera comunale de La Comune di Ferrara Anna Zonari all’indomani della risposta dell’assessore Vita Finzi a una interrogazione del gruppo consiliare sulla mancata realizzazione del piano della mobilità ciclistica, «uno dei progetti per cui il Comune aveva ricevuto fondi ministeriali.
Dei sei interventi previsti ricorda Zonari solo quattro sono stati completati: il Biciplan, considerato troppo oneroso in termini di risorse umane, è rimasto sulla carta. I 32mila euro destinati sono stati restituiti». Secondo la consigliera «è sconcertante che Ferrara, storicamente città della bicicletta, si affidi ancora a un Biciplan del secolo scorso, senza nemmeno dichiarare l’intenzione di aggiornarlo o riprogrammarlo.
Serve una visione aggiornata e concreta, che tenga conto delle mutate esigenze della città e dei cittadini».
La risposta dell’assessore, rimarca Zonari, non chiarisce se e quando si intenda rimediare a questa mancanza, né come si intenda reperire le risorse necessarie: «Un nuovo Biciplan ha un costo certamente superiore ai 32mila euro restituiti al ministero, ma questa non può essere una scusa per non fare nulla. E’ proprio da qui che occorre ripartire: da una chiara volontà politica, da un cronoprogramma e da una strategia di reperimento fondi, anche attraverso canali regionali o Pnrr».
Il gruppo La Comune di Ferrara assicura che continuerà a sollecitare l’amministrazione affinché il tema della mobilità ciclabile sia affrontato con la serietà e la centralità che merita.