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La Comune di Ferrara | Femminile, Plurale, Partecipata

31 Gennaio 2025

PFAS a Ferrara? I risultati delle analisi fatte da Hera servirebbero a fare maggior chiarezza.

Recentemente Greenpeace ha divulgato i risultati di una importante campagna sulla presenza di alcune sostanze dette PFAS (sostanze poli- e per-fluoroalchiliche) nelle acque potabili di 235 comuni d’Italia.

Ferrara è fra questi, purtroppo i risultati non sono i migliori: in particolare Ferrara risulta il secondo Comune in Italia per presenza di acido trifluoroacetico TFA (375,5 nanogrammi per litro) mentre è ottavo in Italia per “somma di PFAS” (43,3 ng/l), sesto in regione per valori massimi di PFOA (3,6 ng/l) e quinto in regione per valori massimi di PFOS (2 ng/l), che sono due fra le sostanze che destano più preoccupazione per la salute.

La campagna di Greenpeace Acque senza Veleni, svolta tra settembre e ottobre 2024 per verificare la contaminazione da PFAS dell’acqua potabile in tutte le regioni d’Italia, è nata per rispondere alla crescente preoccupazione della popolazione e per sopperire alla mancanza di dati pubblici a riguardo.

Infatti l’attuale normativa sulle acque potabili (D.lgs. 23 febbraio 2023, n. 18) rimanda a inizio 2026 la regolamentazione di queste sostanze nelle acque potabili nazionali, quando entrerà in vigore in Italia la direttiva europea 2020/2184 che prevede un valore limite pari a 100 ng/l relativamente alla presenza complessiva di 24 specifici PFAS (detto somma di PFAS) ritenuti preoccupanti per quanto riguarda le acque destinate al consumo umano.

Greenpeace inoltre mette l’attenzione su un parametro, l’acido trifluoroacetico TFA che ancora sfugge alla normativa ma che desta preoccupazioni nella comunità scientifica. In sintesi Greenpeace chiede di garantire a tutte e tutti un diritto minimo essenziale: l’accesso ad acqua pubblica pulita e non contaminata.

In particolare si chiede di:

  • varare una legge che vieti l’uso e la produzione di tutti i PFAS in Italia
  • definire limiti più severi alla presenza di PFAS consentita nelle acque potabili, allineando tali soglie a quelli vigenti in altre nazioni come Stati Uniti e Danimarca
  • garantire a tutta la popolazione l’accesso ad acqua potabile priva di PFAS
  • fissare per le industrie un valore limite allo scarico di queste sostanze in ogni matrice (acqua, aria, suoli) oltre a limiti restrittivi nei depuratori civili e industriali e nei fanghi;
  • supportare i comparti produttivi nazionali in un piano di riconversione industriale che faccia a meno dei PFAS, puntando su soluzioni alternative già disponibili.

Purtroppo i media generalisti ne hanno fatto la nuova occasione di allarmismo, non aiutando a comprendere adeguatamente la situazione e costringendo i gestori a correre ai ripari con comunicati stampa di rassicurazione.

Proviamo a capire meglio.

L’autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) spiega bene di cosa si tratti.

I PFAS sono un vasto gruppo (diverse migliaia) di sostanze chimiche di sintesi utilizzate dagli anni ‘40 per le loro proprietà di resistenza all’acqua, al grasso e alle macchie in prodotti come pentole antiaderenti, imballaggi per alimenti, indumenti idrorepellenti e schiume antincendio. Anche le sostanze attive contenute nei pesticidi possono essere costituite da PFAS. L’uomo può venire esposto ai PFAS da fonti diverse, ad esempio tramite cibi e acqua, beni di consumo e anche l’ambiente. Queste sostanze possono infatti essere immesse nell’ambiente da impianti produttivi, discariche o impianti di trattamento delle acque reflue. Noti anche come sostanze chimiche eterne, i PFAS sono estremamente persistenti e, una volta introdotti nell’ambiente, resistono alla degradazione a lungo, accumulandosi. Il fatto che questi composti possano permanere a lungo nell’ambiente aumenta la probabilità della loro presenza negli alimenti (fra cui l’acqua da bere) e solleva preoccupazioni circa il loro impatto a lungo termine sulla salute e l’ambiente. I PFAS (PFOA e PFOS in particolare) sono associati a una serie di problemi di salute umana. Uno dei principali motivi di preoccupazione è il rischio cancerogeno, poiché alcune ricerche hanno suggerito una correlazione tra l’esposizione ai PFAS e lo sviluppo di tumori. Inoltre, questi composti sono stati associati a disturbi del sistema immunitario, danni al fegato, al sistema endocrino e al sistema riproduttivo.

A seguito di una richiesta della Commissione Europea, l’EFSA sta rivedendo i valori di riferimento basati sulla salute per l’acido trifluoroacetico TFA, la sostanza che si forma durante la degradazione dei PFAS. ll TFA è un PFAS a catena ultra-corta, è una molecola idrofila, mobile e persistente che entra nel ciclo dell’acqua principalmente attraverso la degradazione di varie sostanze fluorurate e da fonti di contaminazione diffuse. Il TFA presente nelle fonti di acque non trattate può avere svariate origini, tra cui pesticidi, refrigeranti, trattamento delle acque reflue e inquinamento industriale. A causa della definizione data dalla direttiva europea, i PFAS a catena ultra-corta con 2 o 3 atomi di carbonio sono esclusi dalla «somma di PFAS», in particolare l’acido trifluoroacetico TFA.

A luglio 2024 un rapporto della Pesticide Action Network (PAN Europe) intitolato TFA: La sostanza chimica perenne nell’acqua che beviamo, nel quale sono stati analizzati 55 campioni di acqua potabile di 11 Paesi (tra i quali non c’era l’Italia) e si è visto che il TFA era presente nel 94% di essi. La stessa PAN Europe alcuni mesi prima aveva pubblicato una lettera aperta ad EFSA sulle Preoccupazioni relative alla valutazione del rischio delle sostanze attive PFAS utilizzate nei pesticidi e residui negli alimenti per sollecitare un’azione urgente da parte di EFSA nel migliorare la sua attuale valutazione del rischio e il rigore scientifico delle sue valutazioni di TFA e PFAS nell’ambiente, nelle risorse idriche e nel cibo.

Come si vede, il quadro delle conoscenze è in movimento, allo stesso modo quello normativo.

Sintomatico il fatto che i parametri presi in considerazione e i relativi limiti non siano uguali in ogni Paese, in particolare numerosi Paesi europei (Germania, Svezia e Danimarca solo per citarne alcuni) e gli Stati Uniti hanno scelto di adottare valori limite più restrittivi, considerati in grado di proteggere adeguatamente la salute umana, come ricorda il rapporto di Greenpeace.

Una nota importante riguarda i consumi di acque in bottiglia: sappiamo che è una abitudine che ha ampie ripercussioni in termini di produzione di rifiuti e in Italia deteniamo il record mondiale di consumo, che peraltro non necessariamente ci mette al riparo da PFAS, data la pervasività di queste sostanze.

La soluzione fai-da-te è in realtà un passo falso, meglio investire per avere acquedotti sempre più efficienti e acque potabili sotto controllo.

Torniamo a Ferrara, nei giorni successivi alla pubblicazione del rapporto Greenpeace, Hera ha diramato un comunicato dove si affretta a sottolineare che “nei territori serviti dalla multiutility, che gestisce quasi 400 impianti di potabilizzazione” “sulla base di un Piano di controllo dedicato, esegue attenti monitoraggi, tra cui quelli relativi alla ricerca dei PFAS nonostante la direttiva europea, per questo tipo di sostanze, preveda l’applicazione dei limiti di parametro solamente a partire dal 2026. A questo proposito, dal 2020 al 2024, sono stati eseguiti dalla multiutility circa 600 controlli tra acque destinate alla potabilizzazione e acque potabilizzate distribuite nei territori serviti” e “il valore di PFAS prescritto per le acque destinate al consumo umano non è mai stato superato”.

Sarebbe fondamentale conoscere quante analisi sono state fatte in quattro anni (2020-2024) a Ferrara, in particolare all’impianto di potabilizzazione di Pontelagoscuro, su quali punti di campionamento e quali valori sono stati trovati per i parametri somma di PFAS, PFOA e PFOS. Il Comune di Ferrara in quanto socio pubblico di Hera, e il sindaco in quanto responsabile della salute pubblica degli abitanti, possono senz’altro chiedere che i dati siano resi pubblici.

In aggiunta, data la contiguità con il territorio veneto di cui è nota la contaminazione diffusa (è in corso il processo alla Miteni di Trissino), ed è noto il nesso di causalità fra disastro ambientale e mortalità rivelato da un recente studio dell’Università di Padova, si dovrebbe sollecitare l’introduzione di analisi periodiche (mensili) per i parametri di interesse su acque destinate alla produzione di acque potabili e su acque destinate al consumo umano nell’ambito specifico del territorio ferrarese.

Infine, siccome esistono già metodiche per l’analisi di PFAS a catena ultra-corta, e data la pervasività di tali specie chimiche, si dovrebbe senz’altro avviare il monitoraggio almeno del TFA sugli stessi punti di campionamento sopra richiamati, al fine di conoscerne la diffusione e l’accumulo nel tempo, verificando al contempo l’efficacia dei sistemi di trattamento delle acque rispetto a questi inquinanti.

Il Comune di Ferrara potrebbe farsi promotore della sperimentazione, coinvolgendo le giuste professionalità presenti in Hera e presso l’Università di Ferrara.

Resta pressante la richiesta principale di Greenpeace, di cui il sindaco potrebbe farsi portavoce presso il Governo, ovvero varare una legge che vieti l’uso e la produzione di tutti i PFAS in Italia. Questo sarebbe il passo decisivo verso la soluzione.

Gruppo civico La Comune di Ferrara

Su questo tema la consigliera Anna Zonari ha presentato un’interpellanza al Comune di Ferrara

Per approfondire

  1. Rapporto di Greenpeace del 22 gennaio 2025 https://www.greenpeace.org/italy/storia/26119/pfas-analisi-acqua-potabile-in-tutte-le-regioni-d-italia/

  2. Lettera di Pesticide action network Europe a EFSA https://www.pan-europe.info/sites/pan-europe.info/files/public/resources/Letters/Letter%20to%20EFSA_Raising%20concerns%20about%20PFAS%20pesticides_PAN%20Europe_May2024%20%28pub%29.pdf

  3. EFSA “Sostanze per- e polifluoroalchiliche (PFAS)” del 20 settembre 2024 https://www.efsa.europa.eu/it/topics/per-and-polyfluoroalkyl-substances-pfas

  4. DECRETO LEGISLATIVO 23 febbraio 2023, n. 18 – Attuazione della direttiva (UE) 2020/2184 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 2020, concernente la qualita’ delle acque destinate al consumo umano. (23G00025) (GU n.55 del 6-3-2023)

  5. C/2024/4910 “Linee guida tecniche sui metodi d’analisi per il monitoraggio delle sostanze per- e polifluoro alchiliche (PFAS) nelle acque destinate al consumo umano” del 7 agosto 2024

  6. Rapporto di Pesticide action network Europe su TFA nelle acque potabili https://www.pan-europe.info/sites/pan-europe.info/files/public/resources/reports/Report_TFA_The%20Forever%20Chemical%20%20in%20the%20Water%20We%20Drink.pdf

  7. Sze Yee Wee, Ahmad Zaharin Aris, Environmental impacts, exposure pathways, and health effects of PFOA and PFOS. https://doi.org/10.1016/j.ecoenv.2023.115663

  8. Il Fatto alimentare su PFAS e TFA, 22 luglio 2024 https://ilfattoalimentare.it/degradazione-pfas-minaccia-tfa.html

  9. Epidemiologia e Prevenzione su Pfas in Veneto, lo studio dell’Università di Padova https://epiprev.it/attualita/pfas-e-mortalita-per-malattie-cardiovascolari-non-conta-solo-lesposizione-a-sostanze-chimiche-ma-anche-lesperienza-del-disastro

  10. Su analisi dei PFAS a catena ultra-corta nei campioni di acqua https://www.restek.com/global/it/articles/un-approccio-innovativo-per-lanalisi-dei-pfas-a-catena-ultra-corta-nei-campioni-di-acqua

  11. Il Fatto Alimentare su acque minerali, 18 aprile 2023 https://ilfattoalimentare.it/acqua-minerale-consumi-record-252-litri.html

  12. PAN Europe su PFAS nella acque minerali 3 dicembre 2024 https://www.pan-europe.info/press-releases/2024/12/forever-chemical-found-even-pristine-mineral-waters