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Rodolfo Baraldini
Sviluppo Economico: Il business dello spettacolo/intrattenimento può far rinascere Ferrara?
L’interessante contributo di Francesco: SVILUPPO ECONOMICO, LAVORO E QUALITA’ DELLA VITA mi spinge ad affrontare un argomento che, indirettamente, la contestazione dei residenti di piazza Ariostea ha reso d’attualità.
Con un Sindaco e Giunta che, forti di un largo consenso elettorale, hanno promesso “ Sempre più sostegno e valorizzazione delle iniziative e degli eventi culturali e di spettacolo di qualità per una Città attrattiva sotto il profilo turistico” è giusto andare a verificare quanto queste scelte politiche abbiano effettivamente contribuito a far mantenere l’altra grande promessa elettorale : Ferrara Rinasce .
Visto che per ora Ferrara non è morta, l’idea di una sua rinascita o di un suo “rinascimento” si traduce nell’idea di farla uscire da un non meglio precisato periodo di tenebre (politiche, sociali, culturali?) o forse più realisticamente di fermarne il declino socio-economico.
Ma davvero si pensa di fermare questo declino puntando quasi tutto sul turismo e sul business dello spettacolo/intrattenimento?
Il declino socioeconomico di Ferrara è un processo complesso e multifattoriale caratterizzato da una riduzione progressiva della qualità della vita, delle opportunità economiche e della coesione sociale per i suoi abitanti. Non è un crollo, è un processo lento partito molti anni fa.
Molti indicatori economici, demografici, sociali, urbani ed ambientali permettono di parlare di declino socio-economico di Ferrara. Sintetizzando: Ferrara è una città dove la popolazione, le imprese manufatturiere, gli esercizi commerciali calano e dove la popolazione è sempre più anziana e povera. Un buon indicatore del declino di una città sempre più povera è la variazione del potere d’acquisto dei suoi residenti negli anni.
Come detto, non è un fenomeno recente.
Capoluogo | Crescita reddito (%) | Inflazione (%) | Potere d’acquisto reale (%) |
---|---|---|---|
Bologna | +22.6% | ~35.3% | −12.7% |
Parma | +21.6% | ~35.3% | −13.7% |
Reggio Emilia | +21.1% | ~35.3% | −14.2% |
Modena | +18.3% | ~35.3% | −17.0% |
Piacenza | +16.2% | ~35.3% | −19.1% |
Rimini | +16.3% | ~35.3% | −19.0% |
Ravenna | +10.3% | ~35.3% | −25.0% |
Forlì-Cesena | +10.3% | ~35.3% | −25.0% |
Ferrara | +6.1% | ~35.3% | −29.2% |
Però per vedere l’impatto di certe scelte, successive alla svolta politica del 2019, sull’andamento nell’ultimo decennio si può confrontare il potere d’acquisto reale dei ferraresi prima e dopo il 2019.
Periodo | Crescita reddito | Inflazione | Potere d’acquisto reale |
---|---|---|---|
2014 → 2018 | ~ +8.7% | ~2.8% | ~ +5.9% |
2019 → 2023 | ~ +14.4% | ~17.1% | ~ −2.7% |
Attenzione! Non c’è un nesso causale diretto, il paradossale “piove, governo ladro”, tra le scelte politiche di chi amministra la città e la variazione del potere d’acquisto. Tra i tanti fattori che hanno inciso economicamente nel lustro 2014-18 si deve considerare il “rimbalzo” post terremoto e nel lustro 2019-23 gli effetti della pandemia e della guerra in Ucraina, fattori ben più rilevanti delle scelte politiche di un’amministrazione comunale. Ma tant’è: i ferraresi dal 2019 al 2023 sono un po’ più poveri, soprattutto per il calo del reddito negli anni 2020 e 2022. Vedendo che Rimini, a parità di anno di imposta, è andata molto peggio di Ferrara, mentre altre province della regione sono andate davvero molto meglio, sorge il sospetto che, pur essendo il turismo un asset importante, una dipendenza eccessiva dal turismo senza una diversificazione economica può rendere le città più vulnerabili a crisi (vedi: pandemia) o a cambiamenti nelle tendenze turistiche.
Politica dello spettacolo e business dello spettacolo
Da qualche millennio, almeno dal Panem et Circensem di Giovenale, chi governa, di qualunque colore, può sfruttare i grandi spettacoli/eventi come armi di distrazione di massa . Anche se la demagogia contemporanea ha profondamente aggiornato le sue tecniche puntando soprattutto sull’audience digitale, l’organizzazione di grandi eventi, oltre a distrarre dai problemi reali, ha il vantaggio di offrire un senso di appartenenza e incanalare l’energia della folla in manifestazioni di giubilo anziché di protesta. Se questo poi può portare ad un ritorno economico per la città tanto meglio.
I guadagni, a volte stratosferici, delle star dello spettacolo sono un sintomo visibile di un business che, per alcuni suoi segmenti, è in grado di muovere grandi quantità di denaro , ma non riflettono la sua redditività complessiva, che è influenzata dall’ammontare degli investimenti, costi d’esercizio, rischi e distribuzione dei profitti lungo l’intera catena del valore.
Il business dello spettacolo/intrattenimento, inteso in senso ampio (concerti, teatro, cinema, festival, fiere, eventi sportivi, nightlife, musei, mostre, ecc.), può avere un’incidenza significativa sull’economia di una città, e in alcuni casi può rappresentare un vero e proprio motore di sviluppo .
E qui, tornando a Ferrara, la scelta da parte dell’amministrazione comunale di puntare molto su questo tipo di iniziative per far “rinascere” la città, ha una sua logica. Anche la scelta di privilegiare il turismo “rock” rispetto al turismo “arte e cultura” può essere giustificata. Il problema è che queste scelte richiedono sempre una adeguata pianificazione strategica che tenga conto della vocazione della città, del pubblico di riferimento, delle infrastrutture esistenti e della capacità di attrarre investimenti privati, ecc… Il marketing territoriale che mira a rendere la città più attrattiva e competitiva non è sufficiente a creare vivibilità e valore per tutti nel lungo periodo e solo un corretto monitoraggio può valutare l’adeguatezza della pianificazione strategica che dovrebbe precedere ogni operazione di questo genere.
Chi non impara dai propri errori è destinato a ripeterli: BRUCE, una lezione che brucia.
I passi per una corretta pianificazione strategica per una politica pubblica dello spettacolo/intrattenimento sono gli stessi che deve fare l’industria privata degli eventi: definizione di un calendario senza sovrapposizioni o saturazioni; definizione del pubblico/turismo target; definizione delle location adeguate all’evento; progettazione e realizzazione delle infrastrutture necessarie; ecc…Ci sono almeno 3 eventi che sollevano dubbi sulla pianificazione strategica adottata con l’idea di far “rinascere” Ferrara promovendo una Ferrara “Spettacolo Rock” affianco della Ferrara “Arte e cultura”: il concerto di Bruce Springsteen, il Busker Festival e il Ferrara Summer Festival.
Il concerto di Bruce Springsteen di maggio 2023
può essere visto da una parte come una grande successo, una svolta nella politica dello spettacolo a Ferrara, dall’altra come un inopportuno evento che ha mostrato colossali criticità.
La decisione (tra Prefettura, Sindaco e Protezione Civile non è chiaro chi sia stato l’ultimo decisore) di svolgere comunque il concerto, a pochi giorni e pochi chilometri dai disastrosi allagamenti di quel maggio, mostra evidenti criticità: quanti spettatori potenziali o con già il biglietto in tasca non hanno potuto/voluto partecipare al concerto? Quanto è costato permettere che il concerto si svolgesse su un terreno fangoso? Quanto è costato ripristinare il parco?
Nell’industria dello spettacolo e degli eventi, più è grande l’evento pubblico che si pianifica, più è alto il rischio che, per un fulmine, un nubifragio, una impalcatura che crolla, un incendio del palco, una colica del cantante o chissà cos’altro, un potenziale grande profitto si trasformi in una colossale perdita. Per questo concerto, prima e dopo, Comune e Aziende controllate o partecipate hanno speso cifre importanti, ben documentate nella loro contabilità. Una nebbia molto fitta copre invece la verifica sul ritorno economico per la Città di questo importante investimento, considerato che gli incassi dei biglietti del concerto risulta siano andati tutti al privato. Per ogni investimento di soldi pubblici di questa portata, è materia da Corte dei Conti, si deve dimostrare il primario interesse pubblico, oltre che coerenza, competenza e finalità dei fondi erogati (ad esempio: non è competenza di un Teatro comunale realizzare strade nei parchi). Insomma ben vengano le sinergie con i privati, ma i soldi pubblici usciti dalle casse del Comune e delle partecipate/controllate possono prefigurare un danno erariale se non c’è un congruo beneficio pubblico o un ritorno diretto d’investimento.
La ricerca promossa dal Comune per stimare l’indotto economico del concerto del Boss lo quantifica in ben 10.319.906 €.
I toni quasi trionfalistici con cui sono stati pubblicizzati i risultati di questa ricerca dal Comune e da alcuni media ( “Un milione di investimenti ne ha generati dieci di indotto” ) hanno indotto molti a pensare che Ferrara abbia avuto dal concerto del Boss un ritorno economico di 10 milioni di euro. La ricerca non dice affatto questo. Infatti la ricerca non delimita l’area dove si presume che gli spettatori del concerto abbiano speso tutti quegli Euro. Basti dire che la stima statistica delle spese totali si riferisce per oltre il 44% (4.451.700 €) a spese di trasporto, che per loro natura in massima parte non si riferiscono a Ferrara e in molti casi sono state fatte fuori dall’Italia.
Anche della stima statistica delle spese di pernottamento pari a 2.452.600€ la ricerca presume che solo 1.643.300€ siano stati spesi a Ferrara. Quindi defalcando trasporti e pernottamenti il presunto indotto economico per Ferrara già si dimezzerebbe. Ma leggendo la ricerca emergono alcune criticità metodologiche che anche un profano di raccolta, analisi, interpretazione dei dati come me potrebbe rilevare. C’è chi definisce la statistica una scienza inesatta in quanto presuppone un livello di incertezza o errore. In questo caso, valutando come sono stati ricavati questi 10 milioni di indotto (visto il fattore di confidenza sarebbe stato più corretto parlare di un range cioè di una qualunque cifra compresa tra 9.126.047€ e 11.513.765€ ) sorgono spontanee alcune perplessità.
La stima è stata fatta elaborando, su 438 spettatori selezionati, 369 risposte delle interviste effettuate agli ingressi dell’area del concerto tra le ore 9:00 e le ore 20:30, cioè prima del concerto e prima di entrare nell’area dove poi si sarebbe svolto il concerto. Il campione di 369 interviste su 43750 spettatori sembra piccolo, ma in termini statistici potrebbe essere significativo, anche se non tutti avessero risposto a tutte le domande dell’intervista. Lascia perplessi la esatta coincidenza tra il numero di interviste effettivamente realizzate e la numerosità campionaria minima ( cioè il numero minimo di interviste da fare perché il campione sia rappresentativo dell’indotto economico prodotto dai 43750 spettatori) calcolata introducendo un errore massimo di 2 milioni e una deviazione std di 450€ .
Visto che le interviste sono state fatte prima del concerto:
- solo una parte delle spese riportate era stata effettuata mentre delle spese future gli spettatori potevano fornire solo una stima di spese previste.
- Tutte le risposte sulla “customer satisfaction” (come “soddisfazione generale” sull’organizzazione dell’evento oppure “tornerei per un’altro evento nello stesso luogo”) hanno un peso poco significativo , visto che la domanda era fatta prima di aver messo i piedi nel fango e aver valutato la qualità del concerto.
Oltre alle perplessità che derivano dall’aver tratto conclusioni da stime di stime nella ricerca si possono rilevare alcuni assunti quantitativi e metodologici che sollevano forti perplessità.
Cito:
- “ipotizzando (da studi precedenti) una deviazione standard dell’indotto economico individuale = 450€” Quali studi? Con che presupposti e condizioni al contorno? In genere, nelle ricerche di questo tipo le citazioni sono sempre accompagnate da riferimenti e note bibliografiche a supporto. E’ normale che la deviazione standard sia superiore al presunto indotto medio di 235,8€, d’altra parte lo spettatore che viene da Stoccolma ha certamente speso molto di più dello spettatore che viene da corso Giovecca, ma perché proprio 450€ ?
- “sotto assunzione di normalità dei dati” non tutti i fenomeni sono descritti da una normale/gaussiana o meglio da una log-normale, quando non vanno sotto zero.
- “campionamento sistematico con passo pari a 100, cioè selezionando uno spettatore ogni 100”, ma un campionamento sistematico di questo genere non è propriamente “casuale”, condizione che sola garantirebbe rappresentatività e confidenza dei dati raccolti.
Come detto prima, l’indotto stimato nella ricerca non si riferisce alla sola Ferrara e mancano molti dati di incidenza per distinguere le spese dovute effettivamente al concerto da quelle che sarebbero comunque avvenute (spostamento temporale/geografico).
Un’altra valutazione importante che non ho trovato è relativa all’indotto negativo per la città. Una città come Ferrara, con decine di migliaia di spettatori, concentrati in un tempo limitato, è una città dove, a fronte di molti esercizi, soprattutto alimentari, che hanno visto un temporaneo aumento delle entrate, ci sono state tante attività ( artigiani, professionisti, servizi sanitari ecc. ) che hanno proprio chiuso o hanno cancellato appuntamenti come conseguenza dell’afflusso di spettatori che inevitabilmente impatta pesantemente sulla mobilità e viabilità urbana . Anche se alcuni conoscenti sono stati lieti di prendersi un giorno di vacanza in occasione del concerto, tutti i mancati incassi legati al concerto dovrebbero essere stimati come impatto negativo.
Nella ricerca manca infine la minima validazione delle stime utilizzando dati certi disponibili in registri comunali. Ad esempio se dalle 369 interviste hanno stimato che ci sono stati per il concerto 1643 pernottamenti a Ferrara basterebbe verificare nel gettito della tassa di soggiorno di quei giorni se c’è stata una variazione significativa e correlata. Analoga validazione si potrebbe fare per la stima delle visite ai musei (ad esempio secondo lo studio in quell’occasione, 3551 spettatori del concerto di cui 1307 stranieri avrebbero visitato la mostra sul Rinascimento, non ci voleva molto a verificarlo confrontando gli ingressi di quei giorni con le medie del periodo ).
Queste considerazioni non devono portare a pensare che sia sbagliato puntare sullo spettacolo privato, anche con grandi eventi, per contribuire allo sviluppo economico di Ferrara; ma come in qualunque attività economica è indispensabile una adeguata programmazione, la realizzazione di infrastrutture adeguate e un processo di verifica dei risultati che permetta di indirizzare le scelte future. Nel 2024, quindi non nell’anno del concerto, il numero dei pernottamenti a Ferrara (500.593) ha superato del 4,5% quelli del 2019 (479.111). Questo aumento, sebbene modesto, ha implicazioni profonde per l’economia turistica locale, dove l’aumento dell’attrattività della città può dipendere anche dall’organizzazione di grandi concerti; ma non è affatto vero che Ferrara ha avuto un ritorno economico di 10 milioni di Euro dal concerto del Boss.
Come detto, non è solo il concerto di Bruce Springsteen a suggerire di correggere o indirizzare meglio alcune scelte programmatiche del Comune di Ferrara. Comunque, ragionando in termini di sviluppo economico, fa pensare il fatto che ci si dia tanto da fare per invitare a Ferrara gli Slipknot mentre sembra che nessuno si preoccupi del progressivo disimpegno dal petrolchimico di Lyondell-Basel e Eni-Versalis.
NOTE
Tipici indicatori del declino socio-economico
I principali indicatori economici di declino socio-economico di una città sono:
- Perdita di posti di lavoro: Chiusura di industrie, delocalizzazione di aziende, riduzione del settore manifatturiero o tradizionale.
- Diminuzione del potere d’acquisto ( Δ reddito pro capite/ Δ inflazione) – Salari medi più bassi, aumento della povertà e della disuguaglianza economica.
- Riduzione dell’attività commerciale: Chiusura di negozi, centri commerciali meno frequentati, diminuzione degli investimenti.
- Calo del gettito fiscale: Minori entrate per le amministrazioni locali, che si traduce in servizi pubblici ridotti.
- Sottosviluppo di nuovi settori: Incapacità di attrarre o sviluppare industrie innovative o ad alto valore aggiunto.
I principali indicatori demografici sono:
- Spopolamento: Emigrazione di residenti, in particolare giovani e forza lavoro qualificata, verso città con maggiori opportunità.
- Invecchiamento della popolazione: Minore natalità e maggiore aspettativa di vita, con una percentuale crescente di anziani rispetto ai residenti in età lavorativa.
- Squilibrio demografico: Alterazione della struttura per età e genere della popolazione.
I principali indicatori di deterioramento Sociale sono :
- Aumento delle disuguaglianze: Divario crescente tra diverse fasce della popolazione in termini di reddito, accesso ai servizi e opportunità.
- Aumento della criminalità: correlato in genere all’aumento delle disuguaglianze, disoccupazione e povertà.
- Degrado urbano: Abbandono di edifici, spazi pubblici trascurati, peggioramento delle infrastrutture.
- Diminuzione della qualità dei servizi pubblici: Riduzione dell’efficienza di trasporti, sanità, istruzione, sicurezza.
I principali indicatori di deterioramento Urbano e Ambientale:
- Abbandono di aree industriali o residenziali: Creazione di aree abbandonate o zone degradate.
- Infrastrutture obsolete o non mantenute: Strade, ponti, reti idriche ed energetiche che non rispondono più alle esigenze.
- Problemi ambientali: Inquinamento, gestione dei rifiuti inefficiente, perdita di spazi verdi, mancato adeguamento ai cambiamenti climatici.
Molto argomentata questa analisi, conferma quel
lo che anche solo intuitivamente si può capire e che ho sperimentato io stessa. Quando vai a un concerto con quella quantità di pubblico, tutta la giornata è dedicata: il viaggio, anche solo da Ferrara a Reggio Emilia inizia in tarda mattinata e una volta giunti sul posto si mangiano panini, i propri, per evitare perdite di tempo ed entrare appena possibile a occupare i posti migliori fin dal primo pomeriggio. Non c’è tempo per il ristorante o per una visita alla città, tanto meno per i musei, ammesso che questo sia un interesse di chi frequenta certi concerti.
Mi sono sempre chiesta, anche se penso di sapere la risposta, perché nessun giornale Ferrarese abbia mai intervistato gli esercizi del centro o quelli più vicini ai luoghi dei concerti per verificare, con domande fattuali e non generiche, cosa è cambiato per loro in occasione di grandi eventi. Sempre intuitivamente, come si fa cenno anche nell’articolo, penso che siano stati più i contro che i pro, a causa dell’estensione delle recinzioni e dei divieti di passaggio.
Aggiungo che il fenomeno dell’overtourism non fa bene alle città e a chi ci abita, quindi emulare modelli che già si dimostrano sbagliati non è buona cosa.
https://altreconomia.it/prodotto/turismo-insostenibile/
Ottima analisi e ottimo articolo: hai dato tutti gli elementi utili e i suggerimenti per poter organizzare una verifica pre e post concerto di Vasco Rossi, visto che manca ancora un anno! Chissà se la nostra Amministrazione prenderà qualche spunto? 🤔
L’articolo di Rodolfo propone un’articolata e condivisibile analisi sul “business dello spettacolo/intrattenimento” a Ferrara, con un approccio “non ideologico”, ovviamente “schierato”, ma sulla base di dati e numeri.
Fanno riflettere i dati negativi sulla perdita del potere di acquisto in città, “sull’utilizzo strumentale” da parte del Comune della ricerca per stimare l’indotto economico del concerto di Springsteen, e in generale sul reale impatto – alquanto limitato e che premia gli artisti, gli organizzatori e pochi altri – per la città di questo turismo “mordi e fuggi”.
Aggiungo, che mi ha sorpreso, in relazione al concerto di Springsteen ed alla ricerca di un docente di UNIFE, anche il successivo “silenzio” – di fronte ad un tale utilizzo strumentale – di chi ha sviluppato questa ricerca e dell’Università.
In merito all’importanza ed all’incidenza del turismo – in senso lato – e del suo indotto ritengo che per una città d’arte quale è Ferrara vi siano ampi spazi di sviluppo, ovviamente diversi da quelli proposti da queste Giunte, e che arte e turismo culturale – insieme ad altri – debbano essere tra i punti di forza su cui investire e fare anche da traino per lo sviluppo “sostenibile” di tutto il territorio.
Articolo ben fatto e corposo!
In merito ad un rientro economico di circa 10,5 mil.€ dal concerto di Bruce mi sembra scarsamente attendibile tale dato se generato da una indagine campionaria di circa 380 interviste fatte con una cadenza di 100 ogni 100 persone entranti e questo all’ ingresso dell’area concerto e non ripetuta (almeno parzialmente) all’uscita del concerto…. Aggiungo a questo l’assunzione di una deviazione standard di circa 450 € con un range di circa 2 mil. € sul valore della cifra di rientro stimata di 10,5 mil.€.
Potrei sbagliare ma a me sembra proprio che l’assunzione dei 450€ di deviazione std e dei 2 mil € di errore sia frutto di una regressione lineare per far tornare i conti con un minimo campionario di 369 interviste ( esattamente lo stesso numero di interviste effettuate ) e un indotto di circa 10 mil €…Sarebbe utile sapere se si tratta di ipotesi e dati assunti ex-post.