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La Comune di Ferrara | Femminile, Plurale, Partecipata

Aggressione all’Arginone, La Comune: “Prodotto di un sistema carcerario violento”


Il Gruppo: “Siano accertate tutte le responsabilità di questo trasferimento inappropriato”
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Una donna transgender stuprata. Non è un fatto isolato, è una responsabilità politica”. A rimarcare che “quanto accaduto nel carcere di Ferrara è di una gravità inaudita” è il Gruppo consiliare La Comune, aggiungendo che “una donna transgender, già vittima di minacce e molestie, è stata trasferita in una struttura maschile nonostante le sue ripetute richieste di protezione. Lì è stata attirata con l’inganno e violentata da quattro detenuti”.

Per il Gruppo consiliare “questo non è un fatto di cronaca nera: è il prodotto di un sistema carcerario violento, discriminatorio e inadeguato, che continua a ignorare i diritti fondamentali delle persone Lgbtqia+, in particolare delle persone transgender detenute. E’ impossibile restare in silenzio davanti a tanta violenza. Questa donna è stata tradita da tutte le istituzioni che avrebbero dovuto tutelarla”.

Da qui alla considerazione che “il suo trasferimento in un carcere maschile, nonostante l’evidente rischio, è un fallimento grave della catena di responsabilità che va dal ministero della Giustizia fino alla direzione locale della struttura carceraria. Non si tratta di un episodio isolato. In tutta Italia, le persone transgender recluse vivono in condizioni di rischio estremo, spesso invisibili agli occhi della politica e delle amministrazioni. Serve subito un cambio di rotta”.

La Comune ha chiesto che “siano accertate tutte le responsabilità di questo trasferimento inappropriato e delle mancate misure di protezione; che vengano adottati protocolli chiari e vincolanti per la tutela delle persone transgender negli istituti di pena; che anche nella nostra regione si prevedano sezioni protette, risorse adeguate e formazione specifica del personale penitenziario; che le istituzioni locali, a partire dal Comune di Ferrara, si attivino presso il ministero della Giustizia e il Provveditorato regionale dell’Amministrazione penitenziaria”.

Il messaggio conclusivo è che “il silenzio delle istituzioni è complice. Lo è chi minimizza, chi si gira dall’altra parte, chi considera ‘secondarie’ le garanzie di sicurezza per chi si trova in una condizione di vulnerabilità estrema. Non c’è giustizia senza diritti. Non c’è sicurezza senza dignità. Questo non è solo un caso giudiziario: è una responsabilità politica”.

 

Pubblicato

1 Luglio 2025

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