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La Comune di Ferrara | Femminile, Plurale, Partecipata

Autore: Rodolfo Baraldini

Condanna delle violazioni del diritto internazionale da parte di Israele e impegni del Comune di Ferrara per la Palestina

Ordine del Giorno di condanna per violazioni diritto internazionale e impegni per la Palestina presentato dai Gruppi Consiliari di minoranza (prima firmataria Cons. A. Zonari)

PREMESSO CHE

– La situazione nel Territorio palestinese occupato appare ogni giorno più drammatica.
– Nella Striscia di Gaza, la risposta militare israeliana agli attacchi di Hamas e Jihad islamica del 7 ottobre 2023 al 6 giugno 2025 ha mietuto 54.607 vittime palestinesi, almeno il 55% delle quali sono donne, anziani e minori. Il 92% delle unità abitative è distrutto o gravemente danneggiato; almeno 1.1 milioni di persone hanno bisogno urgente di un riparo, e le restrizioni all’accesso degli aiuti umanitari imposte da Israele rendono estremamente difficile procurarsi beni di prima necessità quali acqua, cibo e medicinali. La violenza militare non ha risparmiato gli ospedali:
solo 17 delle 36 strutture ospedaliere della Striscia sono (parzialmente) funzionanti e i restanti presidi sanitari non sono in grado di garantire le cure essenziali, a causa delle precarie condizioni di sicurezza e della scarsità delle forniture mediche. Tra le 10.500 e le 12.500 persone, tra cui almeno 4.000 bambini, hanno urgente bisogno di essere evacuati per ricevere cure mediche non disponibili nella Striscia. (https://www.ochaopt.org/content/reported-impact-snapshot-gaza-strip-4-june-2025).

– In Cisgiordania e a Gerusalemme est, le misure repressive dell’Autorità occupante che da 58 anni condizionano la vita dei palestinesi sono state ulteriormente inasprite, portando all’uccisione di almeno 986 palestinesi, all’arresto di almeno 17.000 presunti membri della
resistenza palestinese, alla deportazione o al trasferimento forzato di almeno 40.000 persone, incluse migliaia donne e bambini. La violenza dei coloni dilaga nell’indifferenza, se non con la connivenza, delle truppe occupanti (https://www.ochaopt.org/content/west-bank-monthly-
snapshot-casualties-property-damage-and-displacement-april-2025, 27 maggio 2025 e https://www.arabnews.com/node/2600846/middle-east, 15 maggio 2025).
– La condotta israeliana è stata aspramente criticata, fra gli altri, dal Segretario generale Antonio Guterres, da diversi Rappresentanti speciali delle Nazioni Unite, dal Consiglio per i diritti umani dell’ONU, oltreché dalla Commissione indipendente d’inchiesta per il Territorio palestinese occupato.

CONSIDERATO CHE

I dati inclusi in questo documento sono relativi all’ultimo aggiornamento disponibile al momento del lancio di questo appello. I dati aggiornati si trovano sul sito dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA) consultabile a questo link https://www.ochaopt.org/

Il 19 luglio 2024, la Corte internazionale di giustizia (CIG) delle Nazioni Unite ha reso (su richiesta dell’Assemblea generale) un parere sulle conseguenze giuridiche derivanti dalle politiche e prassi d’Israele nel Territorio palestinese occupato, inclusa Gerusalemme est. La CIG ha riconosciuto che la costruzione e l’espansione delle colonie, la restrizioni alla libertà di movimento e le demolizioni di proprietà palestinesi nel Territorio palestinese occupato, la costruzione del Muro, le confische e requisizioni di terreni palestinesi, l’estensione della legislazione israeliana a Gerusalemme est e nelle colonie, l’adozione di leggi discriminatorie nei confronti dei Palestinesi, lo sfruttamento delle risorse
naturali e le deportazioni forzate dei Palestinesi non costituiscono solamente una violazione delle norme internazionali sull’occupazione, ma integrano anche una violazione grave del diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese, del divieto di acquisizione territoriale attraverso la minaccia e l’uso della forza e dell’art. 3 della Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale, che vieta la segregazione razziale e l’apartheid. Tali prassi e politiche hanno reso illegale la presenza stessa, civile e militare, di Israele nel Territorio palestinese occupato. Ne discende, secondo la Corte, l’obbligo per Israele di porre fine, il più rapidamente possibile, alla sua
presenza illegale nel Territorio palestinese, smantellando le colonie, ritirando le proprie truppe, e smettendo di esercitare qualunque forma di controllo effettivo sul Territorio palestinese. E si tratta, peraltro, di un obbligo assoluto, che non può essere condizionato in alcun modo all’esito del negoziato con i Palestinesi, né alle ragioni di sicurezza invocate da Israele.
Come chiarito dalla stessa Corte, del resto, l’accertamento della responsabilità israeliana per queste gravi violazioni di norme di diritto internazionale cogente comporta anche una serie di importanti conseguenze in capo agli Stati terzi. In base alle norme di diritto internazionale generale codificate negli articoli 41 e 42 del Progetto di articoli sulla responsabilità degli Stati elaborato dalla Commissione
del diritto internazionale nel 2001, essi hanno infatti l’obbligo di non riconoscere come lecita la situazione derivante dalla presenza di Israele nel Territorio palestinese, e sono tenuti a non prestare aiuto o assistenza al mantenimento di tale situazione.

Essi devono inoltre cooperare per porre fine a tale situazione. La rilevanza di tali obblighi è stata ribadita anche dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, nella risoluzione ES-10/24 del 18 settembre 2024.

VISTO CHE

Al contempo, l’accertamento dell’esistenza di un rischio imminente di genocidio effettuato dalla CIG nell’ordinanza cautelare resa il 26 gennaio 2024, nell’ambito della controversia Sudafrica c. Israele, sollecita la responsabilità degli altri Stati parte della Convenzione per la prevenzione e la repressione del genocidio (fra cui l’Italia), sui quali grava l’obbligo di fare tutto quanto è in proprio potere per
prevenire la commissione di un genocidio, o per porre fine a un genocidio in corso.
Come, inoltre, la stessa CIG ha riconosciuto nell’ordinanza cautelare resa il 30 aprile 2024 nella controversia Nicaragua c. Germania, il diritto internazionale impone agli Stati terzi obblighi precisi in relazione al trasferimento di armi ad una parte in conflitto, allo scopo di evitare il rischio che tali armi vengano utilizzate in violazione del diritto internazionale umanitario e della Convenzione contro il genocidio.

RITENUTO CHE
In attuazione di questi obblighi, lo Stato italiano è tenuto a:
1. interrompere qualunque fornitura di armi, componenti d’arma, tecnologie e servizi militari allo Stato di Israele;

2. rivedere le proprie relazioni economiche, politiche, accademiche, sociali e culturali con lo Stato di Israele, interrompendo immediatamente qualunque relazione che possa rafforzare o giustificare la commissione di gravi violazioni del diritto internazionale da parte di Israele o ostacolare l’esercizio del diritto di autodeterminazione del popolo palestinese e astenendosi dall’intrattenere con Israele qualunque relazione economica o commerciale che riguardi il Territorio palestinese occupato o parte di esso che possa in qualunque modo supportare la presenza illegale di Israele in quel Territorio;

3. adottare provvedimenti adeguati per impedire che cittadini italiani e imprese incorporate nel territorio italiano intrattengano relazioni commerciali o di investimento che contribuiscono al mantenimento della situazione illegale creata da Israele nel Territorio palestinese occupato;

4. attivarsi, in sede europea, per chiedere e ottenere la sospensione dell’Accordo di associazione con Israele, che dovrebbe essere basato sul rispetto dei diritti umani e dei valori democratici;

5. farsi portavoce di e sostenere sul piano internazionale qualunque iniziativa politica volta a fare pressione sullo Stato di Israele, con l’obiettivo di indurlo a desistere dalla commissione dei gravi illeciti internazionali di cui si è reso responsabile;

6. collaborare in modo proattivo e tempestivo con altri Stati e meccanismi di giustizia internazionale che intraprendono indagini e azioni penali su presunti crimini di diritto internazionale commessi a Gaza o in Israele, compresa la Corte penale internazionale;

7. valutare, anche in sede europea, l’adozione di misure restrittive contro la leadership militare e politica israeliana (es. congelamento dei beni, travel ban) analoghe a quelle che sono state adottate contro la Russia e l’establishment russo, a seguito dell’illecita invasione dell’Ucraina.

PRESO ATTO CHE

– Nel quadro degli obblighi statuali così delineati, si colloca la posizione degli enti territoriali. Anche questi ultimi sono, infatti, tenuti ad assicurare l’attuazione di tali obblighi nella misura in cui essi intercettano competenze e prerogative loro proprie.
– Sotto quest’ultimo profilo, occorre infatti ancora precisare, con riferimento anzitutto alle Regioni, la stessa Corte costituzionale ha da tempo riconosciuto una valenza extraterritoriale alle loro competenze. In quanto enti politici e a fini generali, esse possono infatti perseguire gli
interessi della propria comunità di riferimento anche oltre i propri confini amministrativi (v. C. Cost. n. 276/1991).
Del resto, l’art. 117 comma 2, lett. a) Cost., per come modificato dalla l. cost. n. 3/2001, rimette certamente alla potestà legislativa esclusiva dello Stato la politica estera, i rapporti con gli altri soggetti dell’ordinamento internazionale inclusa l’Unione europea, ma le Regioni e gli stessi enti locali non vi sono del tutto estranei.
– E ciò è quanto discende, innanzitutto, dal riformato art. 114 Cost., che riconosce ormai a tutti gli enti sub-statali – Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni – la natura di enti costitutivi della Repubblica in una condizione di parità con lo Stato medesimo. D’altronde, è lo stesso art. 117, comma 9 a riconoscere un vero e proprio potere estero in capo alle Regioni, titolari, anche secondo la stessa Corte costituzionale, di una propria legittimazione se non di una vera e propria soggettività di diritto internazionale al pari dello Stato (C. Cost. sent. nr. 238/2004 e 258/2004).
– É del resto, ancora, lo stesso comma 1 dell’art. 117 a richiedere, sul piano legislativo, tanto allo Stato quanto alle stesse Regioni il rispetto della Costituzione – qui basterebbe richiamare l’art. 11 Cost. –, dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e di quelli discendenti dagli obblighi internazionali. A ciò si aggiunga che il successivo comma 5 richiama, di nuovo, le Regioni all’attuazione e all’esecuzione degli accordi internazionali; dovere che opera tanto a livello legislativo quanto, di conseguenza, sul piano più strettamente amministrativo.
– Sotto questo profilo, pertanto, si pensi anche solo alle ricadute che il rispetto degli obblighi internazionali prima descritti potrebbe e dovrebbe produrre nelle materie di competenza legislativa concorrente (tra Stato e Regioni) individuate dall’art. 117, comma 3 Cost., come, fra le altre, i rapporti internazionali delle Regioni; il commercio con l’estero; la ricerca scientifica e tecnologica e il sostegno all’innovazione per i settori produttivi.
– Il rispetto e l’attuazione delle norme internazionali, d’altro canto, sono doveri cui sono tenuti anche gli stessi enti locali, secondo quanto previsto già dall’art. 2 del d.lgs. n. 112/1998.
Anche la c.d. Legge La Loggia, l. n. 131/2003, attribuisce, del resto, all’art. 6 u.c., un potere estero, sia pure più circoscritto, a Comuni, Province e Città metropolitane, ammettendo che anche questi enti possano svolgere attività di mero rilievo internazionale nelle materie loro
attribuite.
– E cosa debba intendersi per attività di mero rilievo internazionale è aspetto già chiarito dalla Corte costituzionale sin dalla nota sent. nr. 179/1987, che ne ha riconosciuto la natura di catalogo aperto.
A titolo perciò meramente esemplificativo vi possono rientrare tutte quelle attività già elencate nel d.p.r. 31 marzo 1994, nonché quelle ulteriori che potrebbero essere identificate dalle stesse autonomie locali con la sola eccezione della stipula di veri e propri accordi internazionali.
– Tra le attività di mero rilievo internazionale – a norma del d.p.r. ora citato – possono quindi essere menzionate quelle concernenti:

a) studio e informazione su problemi vari; scambio di notizie e di esperienze sulla rispettiva disciplina normativa o amministrativa; partecipazione a conferenze, tavole rotonde, seminari; visite di cortesia nell’area europea; rapporti conseguenti ad accordi o forme associative finalizzati alla collaborazione interregionale transfrontaliera;

b) visite di cortesia nell’area extraeuropea, gemellaggi, enunciazione di princìpi e di intenti volti alla realizzazione di forme di consultazione e di collaborazione da attuare mediante l’esercizio unilaterale delle proprie competenze; formulazione di proposte e prospettazione di problemi di comune interesse, contatti con le comunità regionali all’estero ai fini della informazione sulle normazioni delle rispettive Regioni e della conservazione del patrimonio culturale d’origine. E ad esse, ancora, possono aggiungersi anche la partecipazione ad eventi e manifestazioni
promozionali e tutte quelle attività promozionali, collegate a competenze degli enti locali, tese a favorire il loro sviluppo economico, sociale e culturale.
– Va da sé, pertanto, che rispetto ad esse gli enti territoriali possono anche decidere di assumere una condotta omissiva, ovvero rifiutarsi di porre in essere rapporti internazionali di questo tipo quando sia coinvolto, a vario titolo, lo Stato di Israele.

Tutto ciò premesso,

SI PROPONE

– Che questa Amministrazione Comunale, per le ragioni innanzi esposte e nel rispetto dei limiti dati dalle proprie competenze:
1) si astenga dal concludere e provveda ad avviare la procedura per la sospensione di qualunque eventuale accordo internazionale con lo Stato di Israele o intesa conclusa con enti territoriali interni ad Israele, che abbia ad oggetto il Territorio palestinese occupato o parte di esso, o che possa in qualunque modo supportare la presenza illegale di Israele in quel Territorio;
2) effettui una tempestiva ricognizione di tutte quelle attività promozionali, di scambio commerciale, culturale e sociale, nonché delle attività di mero rilievo internazionale con lo Stato di Israele oggetto di richiamo per le sue condotte da parte della Corte Internazionale di Giustizia;
3) si astenga dal concludere e provveda a sospendere qualunque eventuale accordo economico,
commerciale, culturale e di ogni altra natura con le aziende ed istituzioni provenienti dalle colonie illegali, o che abbiano qualunque tipo di interesse nelle stesse;
4) garantisca una adeguata accoglienza sanitaria e umanitaria ai profughi palestinesi in fuga dal conflitto e incentivi la cooperazione con i presidi sanitari nel territorio occupato, in primis nella Striscia di Gaza;
5) provveda ad esplicitare nelle forme e nei modi più opportuni e nei limiti delle proprie competenze ogni forma di sostegno e solidarietà al popolo palestinese e la condanna delle condotte criminali israeliane, ad esempio:

● ponendo particolare attenzione nella richiesta di concessione di patrocinio a eventi culturali o sportivi, in particolare quando tali iniziative sono patrocinati, finanziati o sostenuti dall’Ambasciata di Israele, dal governo israeliano o da sue emanazioni ufficiali;
● esponendo nei palazzi istituzionali manifesti, striscioni o grafiche a sostegno del cessate il fuoco e contro apartheid e crimini internazionali;
● organizzando, promuovendo e partecipando ad eventi e tavole rotonde per sostenere il cessate il fuoco e il rispetto delle ordinanze e dei pareri della CIG, delle raccomandazioni dell’Assemblea generale dell’ONU e in generale la centralità del diritto internazionale e dei meccanismi di giustizia ad esso afferenti;
● incentivando le relazioni con enti territoriali omologhi palestinesi nel Territorio occupato;
● sostenendo, incentivando e valorizzando ogni forma di cooperazione con le organizzazioni della società civile palestinese e le istituzioni culturali palestinesi presenti nel Territorio occupato;
● sostenendo il lavoro dei difensori dei diritti umani e delle associazioni e delle reti israeliane e palestinesi che promuovono il rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale nel Territorio palestinese occupato.
6) si attivi, soprattutto in caso di intreccio di competenze, nelle sedi di raccordo istituzionali (Conferenza Stato-Regioni, Conferenza Unificata, etc.) e amministrative (cabine di regia, tavoli di concertazione, conferenze di servizi, etc.) più opportune, nonché tramite le proprie associazioni rappresentative (ANCI e UPI), affinché il rispetto degli obblighi internazionali di cui sopra sia assicurato anche a livello statale,
di Unione europea e delle altre organizzazioni sovranazionali di cui l’Italia è membro.

Piste ciclabili e sicurezza stradale, La Comune chiede chiarimenti sul Pums –

Chiesta la velocità dei veicoli registrati dai sensori negli “impianti semaforici intelligenti”

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Lo stato di attuazione del Piano urbano della mobilità sostenibile, fra monitoraggio degli obiettivi e dati relativi alle piste ciclabili, alla sicurezza stradale e alla partecipazione cittadina, è al centro di un’interrogazione da parte del Gruppo La Comune di Ferrara.

Un intervento accompagnato dalla premessa che “il Consiglio comunale di Ferrara ha deliberato l’approvazione del Piano urbano della mobilità sostenibile nel dicembre 2019”, che nell’interrogazione del 27 gennaio scorso il Gruppo consiliare La Comune di Ferrara ha chiesto chiarimenti in merito allo stato di attuazione del Pums, e che “i dati complessivi sull’incidentalità non sono disaggregati o collegati all’elenco specifico di ‘azioni’ previste dal Pums e attuate dall’Amministrazione”.

La consigliera di opposizione Anna Zonari ha evidenziato che inoltre “non è fornita una valutazione chiara dell’efficacia di ciascun intervento, mancando del tutto il nesso causa-effetto tra gli interventi citati e l’incidentalità (per esempio Zone 30, Speed Check, ampliamento rete ciclabile, attraversamenti rialzati), ovvero sulla riduzione specifica degli incidenti o dei feriti, rendendo complessa la comprensione dell’impatto reale di ogni singola misura”

Da qui a una serie di domande rivolte al sindaco e alla Giunta per sapere “come si relazionano i dati sulla sicurezza stradale presentati con gli obiettivi di breve periodo del Pums, in particolare quelli relativi al monitoraggio del 2022 e quali sono gli specifici indicatori e target per ogni macro-obiettivo del Pums per il prossimo biennio”, e “se sono disponibili o verranno resi disponibili dati disaggregati che permettano di valutare l’impatto e l’efficacia di ciascuna delle specifiche azioni intraprese per la sicurezza stradale sulla riduzione dell’incidentalità e, in particolare, degli infortuni e dei decessi a carico delle utenze vulnerabili”.

Un’ulteriore domanda ha riguardato la possibilità di sapere “se il Comune si sta interfacciando con Hera per ottenere i dati orari di numero transiti (conteggio) e velocità veicoli (media e massima) registrati dai sensori installati negli impianti semaforici intelligenti (circa 50) presenti sul territorio comunale e quali dati di flusso sono stati raccolti”.

La Comune ha chiesto anche “chiarimenti sullo stato attuale e la piena operatività del ‘Cruscotto di monitoraggio’. In particolare, se ha subito o sta subendo problematiche tecniche (ad esempio in seguito al pesante attacco hacker di luglio
2023), specificando le misure adottate per la sua piena funzionalità”, e “quali siano i tempi e le modalità con cui l’Amministrazione intenda garantire la piena trasparenza e accessibilità dei dati raccolti”, provvedendo “alla loro sistematizzazione e pubblicazione sul portale open data del Comune di Ferrara”.

Il Gruppo di minoranza ha concluso, chiedendo “quale è il criterio per cui tratti di strada, anche molto ampi, come il collegamento tra Ferrara e San Nicolò, sono classificati come ciclabili nonostante siano percorsi oggettivamente pericolosi per i ciclisti senza alcuna infrastruttura o segnaletica ciclabile”.

 

Rifiuti. La Comune e i 5 Stelle chiedono quando si procedere con il nuovo affidamento

Un question time verrà discusso nel prossimo consiglio comunale del 23 giugno cisto che non è ancora stato presentato l’atto di indirizzo politico promesso dal vicensindaco

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Durante il prossimo consiglio comunale del 23 giugno si discuterà un question time per fare chiarezza sulle tempistiche e sulle modalità con cui l’Amministrazione intende procedere nella definizione del nuovo affidamento della gestione del servizio rifiuti.

A presentarlo è stata Anna Zonari (La Comune di Ferrara) al termine di un lavoro condiviso anche con la consigliera Marzia Marchi (Movimento 5 Stelle). “Il question time – fanno sapere – è stato formalmente depositato da La Comune di Ferrara, ma nasce da un’iniziativa condivisa e sostenuta anche dal Movimento 5 Stelle e solo per ragioni esclusivamente tecniche, legate alle modalità previste per la presentazione della richiesta, figura una sola firma”.

La richiesta intende sollecitare l’Amministrazione chiedendo “quali siano le tempistiche previste per la presentazione in Consiglio Comunale dell’annunciato atto di indirizzo politico per il nuovo affidamento della gestione del servizio rifiuti e in particolare se tale atto verrà preceduto da ulteriori momenti di confronto, anche in commissione, con i consiglieri e la cittadinanza”.

Nel documento protocollato viene fatto notare che “la concessione per la gestione del servizio dei rifiuti urbani affidata ad Hera è scaduta alla fine del 2017 e, da allora, Hera ne prosegue la gestione in regime di proroga”.

Viene anche ricordato che “il 19 dicembre 2024 si è tenuta una commissione consiliare informativa, durante la quale sono stati presentati due studi di fattibilità — realizzati rispettivamente dall’Università di Ferrara e dalla Rete Giustizia Climatica — in merito alla possibilità di gestione in house del servizio di raccolta e gestione dei rifiuti”.

Proprio in quella sede “il vicesindaco Balboni ha annunciato l’intenzione di portare entro i primi mesi del 2025 in Consiglio Comunale un atto di indirizzo politico, per consentire al Consiglio di esprimersi in modo consapevole sulla scelta tra gara pubblica e gestione in house”.

Rifiuti, La Comune: “A che punto è l’iter per l’affidamento della gestione del servizio?”

Il Gruppo di opposizione chiede se l’atto sarà “preceduto da ulteriori momenti di confronto”

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Il nuovo affidamento per la gestione del servizio rifiuti è al centro di una richiesta, proveniente dal Gruppo consiliare La Comune di Ferrara.

Una richiesta accompagnata dalla premessa che “la concessione per la gestione del servizio dei rifiuti urbani affidata a Hera è scaduta alla fine del 2017 e, da allora, Hera ne prosegue la gestione in regime di proroga”, e che “il 19 dicembre 2024 si è tenuta una Commissione consiliare informativa, durante la quale sono stati presentati due studi di fattibilità — realizzati rispettivamente dall’Università di Ferrara e dalla Rete Giustizia Climatica — in merito alla possibilità di gestione in house del servizio di raccolta e gestione dei rifiuti”.

Il Gruppo presieduto da Anna Zonari ha ricordato che “in quella sede, il vicesindaco Balboni ha annunciato l’intenzione di portare entro i primi mesi del 2025 in Consiglio Comunale un atto di indirizzo politico, per consentire al Consiglio di esprimersi in modo consapevole sulla scelta tra gara pubblica e gestione in house”.

Da qui alla richiesta all’Amministrazione per sapere “quali siano le tempistiche previste per la presentazione in Consiglio comunale dell’annunciato atto di indirizzo politico per il nuovo affidamento della gestione del servizio rifiuti e in particolare se tale atto verrà preceduto da ulteriori momenti di confronto, anche in commissione, con i consiglieri e la cittadinanza”.

Verde Urbano a Ferrara: La Comune di Ferrara chiede chiarezza e continuità sull’impegno per gli interventi straordinari

Il Gruppo Consiliare La Comune di Ferrara ringrazia il Vicesindaco Alessandro Balboni per la puntuale risposta alla nostra interrogazione sugli interventi straordinari al verde urbano, un tema di fondamentale importanza per la qualità della vita nella nostra città e per il futuro sostenibile di Ferrara. Prendiamo atto dei dettagli forniti in merito alla gestione del Contratto di Servizio con Ferrara Tua srl e ai meccanismi di contabilizzazione delle spese. Tuttavia, non possiamo non evidenziare una forte criticità che emerge chiaramente dai dati di bilancio: l’allocazione di zero euro per gli interventi straordinari al verde urbano nel bilancio 2025 .

Pur comprendendo le complesse dinamiche di bilancio e la necessità di dare priorità agli investimenti legati al PNRR, come spiegato dal Vicesindaco, la totale assenza di fondi per interventi straordinari, che erano invece consistenti negli anni precedenti (quasi 1,5 milioni di euro nel 2024), rappresenta un segnale preoccupante.

Ci viene assicurato che la previsione di spesa per il 2025 sarà aggiornata ad una ‘cifra congrua’ nel corso dell’anno, tramite l’integrazione di una nuova scheda tecnica nel contratto ordinario con Ferrara Tua per garantire interventi di sicurezza urgenti. Apprezziamo la volontà di trovare soluzioni operative, ma chiediamo: quale sarà questa cifra ‘congrua’ e con quali tempistiche precise verrà formalizzata? La gestione e la valorizzazione del patrimonio verde non possono essere oggetto di improvvisazione o dipendere da riassestamenti in corso d’opera. Il verde urbano è una risorsa strategica per la nostra città , essenziale per la protezione della biodiversità, il miglioramento della qualità dell’aria, la regolazione del microclima e la mitigazione del rischio di allagamenti, in linea con le priorità europee e gli studi come quello di ISPRA. La pianificazione strategica del verde riveste un ruolo centrale per integrare le singole iniziative in una visione di medio-lungo termine. Un’allocazione iniziale di zero euro in bilancio per una voce così vitale invia un messaggio di discontinuità e potenziale rallentamento in un settore che richiede invece costante attenzione e investimento.

Non possiamo permetterci di compromettere la sicurezza e la salute del nostro patrimonio arboreo, né di rallentare i progetti di forestazione urbana che la stessa Amministrazione promuove. Chiediamo quindi che, in attesa dell’annunciato aggiornamento, l’Amministrazione si impegni fin da subito a fornire la massima trasparenza su quali interventi saranno garantiti nel 2025 e con quali risorse , per assicurare ai cittadini di Ferrara la continuità della cura e della valorizzazione del nostro prezioso verde urbano. Ferrara,

Zonari: “Celebrare il 2 giugno vuol dire anche ribadire il valore del voto”

La consigliera de La Comune di Ferrara: “Tra pochi giorni, l’8 e 9 giugno, saremo nuovamente chiamati ad esprimerci con un referendum. Andare a votare è un diritto, ma anche un dovere verso la nostra storia e verso le generazioni future”

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“Oggi celebriamo una data fondativa della nostra democrazia: il giorno in cui, con un referendum, l’Italia scelse la Repubblica.
Era il 2 giugno 1946. Per la prima volta votarono anche le donne, segnando un passaggio epocale non solo istituzionale, ma anche culturale e sociale”.

Sceglie queste parole la consigliera comunale di minoranza del La Comune di Ferrara Anna Zonari per celebrare la Festa della Repubblica.

“Quella scelta – prosegue – fu un atto di coraggio collettivo, una risposta popolare alla ferita profonda lasciata dal fascismo e dalla guerra. È importante ricordare che i referendum in Italia sono sempre stati fondamentali per apportare la voce dei cittadini e delle cittadine”.

La Repubblica nacque dunque “con l’impegno di costruire un Paese fondato sulla libertà, sull’uguaglianza, sul lavoro, sulla giustizia sociale e sulla pace: i principi che la nostra Costituzione ha scolpito come guida per l’azione pubblica e per la convivenza civile”.

“Come consigliera comunale di minoranza e parte del progetto civico La Comune di Ferrara – prosegue Zonari -, sento oggi la responsabilità di onorare questa ricorrenza non solo con la memoria, ma con l’impegno quotidiano a rendere la nostra città più democratica, trasparente, inclusiva e solidale”.

“Essere Repubblica oggi – dice – significa restituire voce alle cittadine e ai cittadini, rimettere al centro il bene comune e difendere spazi di partecipazione reale contro ogni forma di autoritarismo, disuguaglianza e indifferenza”.

“Per questo – conclude -, ricordare il 2 giugno vuol dire anche ribadire il valore del voto, della partecipazione attiva, dell’impegno civico. Tra pochi giorni, l’8 e 9 giugno, saremo nuovamente chiamati ad esprimerci con un referendum. Andare a votare è un diritto, ma anche un dovere verso la nostra storia e verso le generazioni future: è un modo per prenderci cura della democrazia, ogni giorno. Buona Festa della Repubblica a tutte e tutti”.

Condominio Garibaldi. Zonari e Nanni vogliono chiarimenti sui lavori

I due consiglieri interrogano la giunta per capire se siano state concesse tutte le autorizzazioni necessarie per i lavori

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Torna a far discutere l’area cortiliva nel condominio Garibaldi con Anna Zonari (La Comune di Ferrara) e Davide Nanni (Pd) che co-firmano un’interrogazione sulle problematiche segnalate dai residenti del comitato “Per un giardino verde”. Problematiche che fanno riferimento ad aree verdi interessate da operazioni edilizie nel condominio con accesso carrabile da via Fiume 3/b.

Zonari e Nanni fanno notare che “diverse segnalazioni sono state trasmesse dal Comitato agli uffici comunali competenti presupponendo un sospetto di abuso edilizio nelle aree in quanto parte del terreno dell’area area verde è stato coperto con strato di stabilizzato (materiale impermeabilizzante) e ghiaia, a scopo di produrre parcheggi per posti auto, determinando così una modifica della destinazione d’uso dei terreni”.

Inoltre, nelle ultime settimane, “sono comparsi cartelli relativi all’avvio di lavori di costruzione e recinzione” e “il titolare dei lavori ha provveduto a installare autonomamente cartelli recanti l’iscrizione ‘posto auto riservato’ nello stradello di accesso carrabile utilizzato dai condomini”. Uno stradello che ha “storicamente svolto la funzione di accesso carrabile e pedonale, con servitù di passaggio, per tutti i condomini che si affacciano sulle aree cortilive interne da cui si accede in via Fiume 3/b”.

Proprio su questo passaggio “Acer, già proprietaria dell’area verde in questione, ha più volte comunicato il divieto di sosta, in quanto spazio comune”.

Una situazione per cui i due consiglieri chiedono al Comune se sia a conoscenza della situazione e “se gli Uffici comunali preposti abbiano rilasciato specifiche autorizzazioni per le pratiche di vendita o affitto di posti auto sullo stradello”.

Chiedono quindi “se sia stata effettuata la puntuale verifica che i lavori comunicati siano compatibili con la funzione di servitù carrabile e pedonale svolta dallo stradello” e se “l’area di parcheggio sia coerente con la destinazione d’uso”.

Un monitoraggio attento lo vorrebbero anche sul piano di abbattimento degli alberi e sul conseguente piano di ripiantumazione.

Su Ordine del giorno per dichiarare Ferrara Citta’ di Pace e promuovere iniziative per favorire la pace nel mondo.

Trascrizione:

Ascoltando questo ultimo intervento, ma anche quello del Consigliere Ferrari, mi stavo chiedendo se queste stesse affermazioni vi sentireste di farle nel caso in cui ci sarà da decidere se mandare i nostri, vostri figli e figlie in guerra. Questa è una curiosità che, veramente, al di là degli
interventi, me lo chiedo ogni giorno. Mi chiedo se tutti quelli che stanno sostenendo l’uso del riarmo per perseguire bisogni di sicurezza come deterrenza, eccetera, sarebbero disposti, con la stessa veemenza e fervore, a mandare i propri figli e le proprie figlie sul fronte.

No, ma visto che riarmo significa anche un peso diverso non solo dell’industria delle armi, ma anche delle donne e degli uomini che sono pronti a difendere la patria. Comunque, Consigliere Rendine, non mi deve rispondere adesso.
Questa è la curiosità con cui esordisco, senza cadere troppo, però, nella provocazione di confondere quest’ordine del giorno per dichiarare Ferrara Città di Pace con un ordine del giorno sull’opportunità o meno del riarmo.
Io ringrazio invece la Consigliera Marchi per averlo presentato, perché ci dà, se rimaniamo sul tema, modo di riflettere anche solo su quella che in questo momento è la situazione globale. Abbiamo 56 conflitti armati in corso che coinvolgono 92 paesi del mondo, cioè 92 paesi su un totale di poco meno di 200 paesi riconosciuti. Pensate che percentuale incredibile, significa che nel 2024 sono state censite 233 mila
vittime in tutto il mondo, quindi finché si continuerà a pensare che la pace la si raggiunge con la guerra siamo evidentemente destinati a vivere in questo contesto. Spiego perché voterò convintamente sì a questo ordine del giorno e perché, dal mio punto di vista, da un lato Ferrara si è già impegnata, sia dal punto di vista di tante realtà locali, ma anche di Amministrazioni precedenti, anche quello che ricordava
adesso il Consigliere Ferrari, non è che non ci siano iniziative o che non ci siano state, anzi, mi permetterò  anche una breve carrellata per ricordare cose importanti, ma sicuramente non può essere questo, Consigliere Rendine, il fatto che proprio una parte della storia della città ricorda tanta violenza e tante vittime, non può essere questo un buon motivo per non lavorare sempre di più e sempre meglio per la
pace. Anche a me preoccupa moltissimo l’aumento delle spese militari, mi preoccupa tantissimo questa narrazione che ormai diamo per scontata e che abbiamo anche già sentito accennare oggi, ovvero è come se ci si preparasse, anzi si fosse già nell’anticamera di uno scenario bellico. Non so se sapete, io l’ho scoperto poco tempo fa, esiste addirittura un programma Erasmus, cioè i programmi dove mandiamo i
nostri ragazzi, i nostri figli e le nostre figlie, esclusivamente dedicato a sensibilizzare la popolazione, soprattutto dei giovani, a prepararsi alla guerra, all’interno del programma Erasmus. Bene. Io quando sento che c’è una retorica pacifista mi chiedo di che cosa stiamo parlando con una situazione in cui siamo immersi di questo tipo.
Vado veloce, avevo piacere a ricordare come nella nostra città ci siano state tante iniziative anche, appunto, in anni, come all’inizio già degli anni 90 nasceva a Ferrara l’obiezione fiscale alle spese militari, non era una proclamazione astratta di valori che non venivano poi applicati, aveva degli scontri molto concreti. Ad esempio, i cittadini che aderivano e aderiscono a questa campagna simbolicamente sottraggono dalle proprie tasse la quota destinata agli armamenti e li hanno messi in fondi che poi sono serviti, ad esempio, ad acquisto di libri sulla pace, sulla non violenza che venivano donati alle biblioteche.
Ancora oggi esistono progetti concreti come Ferrara ADO Srebrinica della Fondazione Langer. In questo
caso sono molte le associazioni nel nostro territorio che sostengono questo tipo di concreto progetto.
L’Associazione per la Pace, il Gruppo Autonomo di Volontariato Civile in Italia, l’Associazione Papa
Giovanni XXIII, la Lega Disarmo Unilaterale, la Lega Obiettori di Coscienza, “Paxlisti”, il Movimento
Nonviolento, come ricordato poco fa, con il caro e indimenticato Daniele Lugli.
Quindi, attualmente questa rete di cittadini e di organizzazioni ha anche molto recentemente organizzato in città degli incontri per far conoscere che cosa significa mettere i propri corpi e la propria persona in scenari di guerra e fare l’obiezione di coscienza. Sono stati ospitati più di una volta in città degli obiettori di coscienza provenienti dall’Ucraina, dalla Russia, dalla Bielorussia, che hanno testimoniato con la
propria vita, cioè persone che rischiano la vita, qualcuno ha dovuto anche ovviamente scappare per evitare la pena di morte, che è quello che accade in questi paesi se hai il coraggio di dire che tu la guerra non la vuoi fare.

Bene.
Un’altra cosa che ci tenevo a ricordare, molto attiva nella nostra città, è il Laboratorio per la pace dell’Università di Ferrara, anche questo è un luogo estremamente attivo, vivace, che non è limitato all’ambito accademico, ma che concretamente fa seminari, laboratori e addirittura sta lavorando per l’avvio del primo dottorato in Italia proprio di peace studies, cioè di studi sulla pace. Probabilmente Ferrara diventerà la prima Università in rete, con un’altra ventina di Atenei, questo è quello che si sta cercando di fare, e avere questo dottorato proprio nella nostra città.
Le Amministrazioni, nell’arco degli ultimi decenni, hanno fatto tanto, cito alcuni esempi di come un’Amministrazione possa concretamente, non solo sensibilizzando, facendo progetti educativi nelle scuole, che – diciamo – ci auguriamo che verranno continuati e promossi sempre di più, ma addirittura il Comune in altri anni aveva una delega specifica per la pace e la cooperazione. C’era un ufficio a livello di Provincia che attivamente faceva come punto di riferimento con i Comuni, con la Regione per attivare i progetti, ne ricordo qualcuno, il sostegno al popolo Sarawi nella sua lotta di indipendenza e di autodeterminazione, l’accoglienza di bambini Sarawi durante l’estate, l’invio di giovani in servizio civile
internazionale a Cipro per contribuire alla riconciliazione tra la comunità turca e quella greco-cipriota, l’intervento nel sud del Libano dopo la guerra del 2006 per organizzare la raccolta differenziata, la partecipazione ad una ricostruzione nello Sri Lanka di villaggi devastati dallo tsunami, in collaborazione con una rete di amministrazioni. Quindi le cose che si possono fare concretamente sono tante, sono
proprio tangibili ed è questo un po’ l’auspicio che con quest’ordine del giorno, in maniera – come dire – libera dalle ideologie, questo era almeno il mio auspicio nel votare convintamente, nel sostenere anche fattivamente un impegno in questa direzione, rinnovare questo come impegno. Io non posso pensare che ogni volta che uno parla di pace, di non violenza, di obiezione alle spese militari, di non voler andare in
guerra gli si dia del pacifista e di parlare di una retorica pacifista come se fosse una cosa che non sta né  in cielo né in terra. Ci sono infinite esperienze che dimostrano che questa è una pratica e che ci vuole molto coraggio e non come si… Sto finendo, ma avevo anche un po’ di minuti della dichiarazione di voto che posso mettere, sono un pochino verso la fine. Chiudo un po’ per dire questo, sarebbe bello che la
pace la si costruisce dalle relazioni, l’abbiamo detto tante volte, dall’atteggiamento con cui gli uni nei confronti degli altri concepiamo le nostre relazioni all’interno della famiglia, dei luoghi di lavoro, all’interno di questo consesso. Sarebbe bello veramente che si riuscisse in maniera convinta a sentire che è un processo dove non è che noi siamo esenti, dove invece si finisce, spesso e volentieri, a polarizzare le situazioni.

Quello che io chiedo, in questo momento in particolare, è di evitare, ad esempio, di accusare o in maniera anche denigratoria chi sostiene una politica e una pratica, soprattutto per la pace e la non violenza, come qualcuno che è fuori dal mondo e che non ha un progetto, più progetto di così non si riesce a capire. Grazie.

Soldi ai soliti noti. Polemica per la Festa delle Famiglie

Anna Zonari (La Comune di Ferrara) presenta un’interrogazione nella quale evidenzia alcune criticità e chiede al Comune di spiegare le scelte fatte

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Per organizzare la Festa Internazionale delle Famiglie 48.800 euro (iva compresa) sono stati dati dal Comune allo Studio Borsetti ma non sono state coinvolte realtà storiche che da sempre hanno contribuito alla realizzazione dell’evento. In più occasioni durante la scorsa consiliatura l’opposizione aveva criticato i fondi elargiti allo Studio per diversi eventi. Sono 221mila euro solo quelli erogati da Amsef, controllata del Comune, in sponsorizzazioni tra il 2021 e il 2023 per l’inaugurazione parco Marco Coletta, per il Winter Park e per Giardino per tutti.

A chiedere spiegazioni è Anna Zonari per La Comune di Ferrara che ricorda: “Storicamente, a Ferrara, la Festa delle Famiglie (precedentemente chiamata Famiglie in Festa, e prima ancora Piazza Aperta) è stata organizzata in collaborazione con i Centri per le Famiglie (CpF) e i Centri Bambini e Famiglie (CBF), servizi comunali con competenze educative e sociali riconosciute e consolidate”.

Zonari nota anche che “eventi simili organizzati in anni precedenti sono stati caratterizzati da una forte partecipazione dei servizi educativi comunali e da un orientamento pedagogico ben definito, volto a promuovere la genitorialità positiva, l’inclusione, il protagonismo delle famiglie, la rete territoriale dei servizi e il volontariato giovanile”.

Alla consigliera “l’esclusione dei soggetti storicamente impegnati nel sostegno all’infanzia appare una scelta non coerente con le finalità stesse dell’iniziativa, né con gli indirizzi regionali e comunali in materia di politiche familiari”.

Quali sono dunque le motivazioni che hanno portato, domanda, “ad escludere i Centri per le Famiglie (CpF) e i Centri Bambini e Famiglie (CBF) dall’organizzazione della Festa delle Famiglie 2025”.

All’evento è affiancato un progetto educativo-pedagogico “e, in caso affermativo, se tale documento possa essere messo a disposizione del Consiglio comunale”? Zonari si chiede anche perché non fosse “presente alcun materiale informativo o promozionale relativo ai servizi comunali rivolti alle famiglie”.

Alcuni chiarimenti vengono chiesti anche in merito all’agenzia affidataria e ai criteri adottati per la selezione “e se siano state valutate alternative che includessero anche la collaborazione con associazioni del territorio e i servizi comunali”. Inoltre la consigliera chiede un dettaglio delle spese sostenute.

Infine Zonari si domanda “se l’Amministrazione ritenga coerente, alla luce delle finalità dichiarate nelle Linee di Mandato e nel Piano Integrato di Attività e Organizzazione (PIAO), affidare l’intera gestione di una festa educativa per le famiglie a un soggetto che non ha competenze pedagogiche, senza valorizzare le risorse pubbliche già esistenti e le competenze presenti sul territorio”.

Quali sono, conclude, “le intenzioni future dell’Amministrazione riguardo al coinvolgimento dei servizi comunali e delle associazioni locali nella progettazione e realizzazione della Festa delle Famiglie”.

Rigenerazione Urbana e Rigenerazione Umana

1- la Città con le Persone
A monte di ogni progetto di rigenerazione urbana credo debba esistere un progetto di
rigenerazione umana.
La Città non serve a se stessa: serve, e ne gode, a chi ci abita, chi ci lavora, chi la visita. Solo
allora, come sostiene l’architetto Fucksas, è una bella città.
Ripensare il sistema di mobilità urbana a Ferrara significa immaginare un equilibrio tra
sostenibilità ambientale, efficienza, accessibilità e qualità della vita.
Ferrara, con il suo centro storico patrimonio UNESCO e la forte vocazione ciclabile, ha delle
basi solide da cui partire.
Mobilità vuol dire tempo. Poniamoci dunque un obiettivo finale condivisibile, misurabile e
raggiungibile: 15 minuti.
“ Quindici minuti” è la promessa che la Città di Ferrara può fare ai suoi cittadini se essi stessi
collaboreranno attivamente al progetto di Rigenerazione Urbana & Umana.
Questo è il tempo cui il cittadino ferrarese deve attendersi per poter svolgere le attività
quotidiane e aver accesso ai servizi essenziali (scuola, lavoro, salute, cultura) recandovisi a
piedi o in bicicletta o, per i più deboli, con l’aiuto di ausili a basso impatto ambientale.
Quì prospetto la prima parte di una proposta articolabile in tappe a breve, medio e lungo
periodo, seguendo un approccio integrato:
Breve periodo (0-2 anni) – Fase 1: la Città con le Persone : Interventi rapidi e a basso costo –
Medio periodo (2-5 anni) – Fase 2: la Città Interconnessa: Infrastrutture e riforma dei sistemi
Lungo periodo (5-10 anni) – Fase 3: la Città in 15 minuti: Trasformazione strutturale e culturale

Fase 1: la Città con le Persone (Breve periodo e basso costo (0-2 anni)
La prima cosa che si deve affrontare;
è l’avvio di percorsi partecipativi nei singoli quartieri per presentare il progetto, chiarire vantaggi
e sacrifici, condividerne gli obiettivi. E’ molto ,importante che la promessa di una “Città a quindici
minuti” sia condivisa e partecipata dalla comunità: non è un programma elettorale a breve
termine ma un disegno a lungo termine che, pur con le inevitabili correzioni che le esigenze e le
tecnologie progressivamente richiederanno, mira a costruire un sistema di mobilità integrato,
sostenibile, accessibile e innovativo, migliorando la qualità della vita dei cittadini e l’attrattività
urbana.
Quindi:
sensibilizzazione e partecipazione
• Avvio di percorsi partecipativi nei quartieri per co-progettare mobilità locale.
• Educazione alla mobilità sostenibile nelle scuole.
La seconda necessità è che, per avere tempo, occorre spazio:
Ferrara è sia una città turistica che universitaria. Se per il turista la richiesta di spazio si può
soddisfare con parcheggi sicuri, sorvegliati e a pagamento, per lo studente universitario il
problema è diverso: si muove solitamente in bicicletta ma arriva in città in automobile, che poi
parcheggia nei pressi del proprio domicilio per muoverla raramente.
Questo comportamento è segnalato da moltissimi cittadini costretti ad utilizzare la propria
autovettura per i più svariati motivi, dal recarsi al lavoro, ad una visita, a fare la spesa e che al
loro rientro trovano con grande difficoltà posti disponibili a distanza ragionevole dall’abitazione.

L’ampliamento delle zone di parcheggio per i soli residenti risulta quindi necessario, come
parallelamente risulta logico pensare un HUB fuori le mura, servito da navette, dove si possa
parcheggiare in tutta sicurezza l’auto o la bicicletta ad un prezzo convenzionato con le Scuole e
le Università.
E’ un primo passo verso lo svuotamento e il progressivo allargamento delle strade entro le
mura, verso una situazione meno costretta e stressante dei cittadini tutti e verso un
miglioramento delle condizioni ambientali.
La contemporanea estensione e messa in sicurezza della rete ciclabile esistente, l’ampliamento
delle zone a traffico limitato con accessi smart e permessi dinamici facilmente gestibili tramite
app dedicata, la revisione degli orari e dei percorsi degli autobus e la promozione del biglietto
unico integrato (bus + treno + bici anche a noleggio) non possono far altro che iniziare a
migliorare la qualità della vita in Città.
Quindi:
ottimizzazione della mobilità ciclabile
• Estensione e messa in sicurezza della rete ciclabile esistente,
con corsie protette nei punti critici.
• Realizzazione di una rete di bike lanes leggere in zone a traffico
promiscuo.
• Potenziamento del bike sharing, con nuove stazioni in periferia e
integrazione con app.

ZTL e moderazione del traffico
• Revisione e ampliamento della ZTL con tecnologie digitali
(varchi smart, permessi dinamici).
• Introduzione di zone 30 km/h in tutti i quartieri residenziali.
trasporto pubblico
• Revisione orari e percorsi degli autobus per migliorare frequenze
e connessioni.
• Promozione del biglietto unico integrato (bus + treno + bici).
.
A seguire prossimamente
Medio periodo (2-5 anni) – Fase 2: la Città Interconnessa: Infrastrutture e riforma dei sistemi
Lungo periodo (5-10 anni) – Fase 3: la Città in 15 minuti: Trasformazione strutturale e culturale

“Definire un modello che sopperisca all’Urban Center”

Anna Zonari interviene a seguito della risposta dell’assessora Chiara Scaramagli alla sua interrogazione sollecitando un modello operativo stabile per applicare il Regolamento del 2017

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“Riconosciamo il valore delle iniziative menzionate nella risposta”, ma servono risposte più puntuali: con queste parole si apre l’intervento di Anna Zonari, a nome del Gruppo consiliare La Comune di Ferrara, a seguito dell‘interrogazione presentata all’assessora Scaramagli in merito all’attuazione del Regolamento comunale per la partecipazione nel governo e nella cura dei beni comuni, dopo la soppressione dell’Urban Center.

Pur apprezzando l’impegno dell’Amministrazione in alcune iniziative partecipative – come “scuole come Beni Comuni” e i progetti europei promossi dall’Unitùà Operativa Progetti Europei – il gruppo consiliare sottolinea come queste azioni, pur significative, non siano equiparabili agli strumenti previsti dal Regolamento del 2017.

“Esiste una distinzione sostanziale tra la natura delle iniziative citate e l’approccio su cui si fondano il Regolamento comunale e la Carta dei Beni Comuni”, afferma Zonari, chiarendo che tali strumenti sono nati per dare seguito all’”autonoma iniziativa dei cittadini singoli e associati”, così come previsto dal principio costituzionale di sussidiarietà.

Nel documento si evidenzia anche la centralità della Carta dei Beni Comuni, descritta come “la base e il fondamento del Regolamento”, e si ricorda come questa sottollinei l’importanza di “lasciare al cittadino la necessità del venire a galla di un’istanza”. Il Regolamento, proprio in virtù di questi presuppopsti, è stato costruito per supportare iniziative che nascono “dal basso”, attraverso forme anche spontanee e proposte formulate direttamente dai cittadini.

Il punto critico, secondo il gruppo consiliare, riguarda però l’assenza di un sistema chiaro per accedere a questi strumenti. “Dalla risposta dell’Assessora non emerge, a nostro avviso, in nessun punto, una chiara e diretta indicazione”, si legge nella nota, “di come l’Amministrazione intenda garantire la continuità e le modalità di espletamento delle funzioni precedentemente attrabuite all’Urban Center”.

Oggi sul sito del Comune è visibile un solo Patto di collaborazione attivo, fatto che, secondo La Comune, non riflette la vivacità civica di Ferrara. Per questo motivo il gruppo propone di “definire urgentemente un modello operativo e organizzativo stabile e accessibile”, che possa costituire “un unico punto di riferimento chiaro e un adeguato supporto a tutte le comunità di pratiche” presenti in città.

Infine, il gruppo consiliare si dice fiducioso che l’assessora voglia dare seguito alle sue stesse parole, avendo lei stessa elencato “gli innumerevoli benefici derivanti dai processi partecipativi”, tra cui “la trasparenza, la valorizzazione delle risorse locali, la rigenerazione urbana e la coesione sociale”. Un impegno che, sottolineano da La Comune, merita di essere concretizzato con strumenti adeguati e accessibili a tutti”.

Mobilità sostenibile, La Comune: “Fondi ministeriali inutilizzati su progetti e comunicazione”

Il gruppo chiede conto all’amministrazione circa la restituzione di soldi sul tema: il commento

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Una interrogazione de ‘La Comune’ pone interrogativi sulla restituzione di fondi ministeriali destinati a progettazioni chiave nell’ambito del Pums (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile), che risultano non essere stati utilizzati.

“Il Comune di Ferrara – spiega il gruppo – ha disposto la restituzione al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti della somma di 33.336 euro. Questi fondi facevano parte di un finanziamento ministeriale complessivo di euro 195.000 destinato a diverse attività di progettazione legate al Pums. Tra le progettazioni finanziate, in particolare vi erano il Biciplan e campagne e azioni per la divulgazione dei contenuti del Pums”.

L’interrogazione evidenzia che “in merito a queste progettazioni specifiche, la rendicontazione ministeriale indica una spesa sostenuta pari a 0 euro per il progetto ‘Biciplan’, a fronte di un anticipo erogato di 15mila euro. Analogamente, per le ‘Campagne e azioni per la divulgazione dei contenuti del Pums’, a fronte di un importo previsto di 15mila euro, la rendicontazione indica un importo speso pari a 0 euro e si segnala una somma di 7.500 euro non utilizzata”.

Questo “mancato utilizzo di fondi per aree considerate strategiche”, di fatto, solleva preoccupazioni sullo stato di avanzamento di azioni fondamentali per il successo del Pums. “Il contesto attuale, da dati forniti dallo stesso monitoraggio del Pums – spiegano ancora da La Comune -, vede una riduzione dei decessi stradali (-20%) ma un aumento significativo dei feriti (+13,8%) tra il 2019 e il 2023. Questo rende ancora più urgente l’implementazione completa ed efficace di tutte le azioni previste dal Pums, comprese quelle di educazione e sensibilizzazione”.

L’interrogazione chiede pertanto al sindaco e alla Giunta di “fornire le ragioni specifiche e dettagliate per cui questi importi ministeriali non siano stati completamente utilizzati e restituiti, con particolare riferimento alla mancata spesa per la progettazione del ‘Biciplan’ (0 euro spesi) e alla somma non utilizzata per le campagne di divulgazione (7.500 euro)”.