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La Comune di Ferrara | Femminile, Plurale, Partecipata

Autore: Rodolfo Baraldini

Eventi: no alle minacce, ma chiarire su piano acustico e deroghe

La Comune di Ferrara interroga il sindaco: otto punti per fare luce su partecipazione, mappatura del rumore e misure di tutela nelle aree più sensibili della città

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La Comune di Ferrara esprime la più ferma condanna nei confronti della recente lettera minatoria indirizzata al Comune nella persona del Sindaco in relazione al rumore e al disturbo del riposo causati dai concerti. Ogni forma di intimidazione e minaccia è inaccettabile e non rappresenta in alcun modo un modo civile e costruttivo per affrontare le problematiche.

Pensiamo inoltre che lo stile mafioso di queste minacce possa allontanare l’amministrazione cittadina dall’ascolto delle giuste preoccupazioni e istanze che attraverso la stampa e i canali istituzionali sono arrivate in merito all’inquinamento acustico derivato dal traffico, dalla cosiddetta movida notturna e da eventi o concerti.

Pensiamo che l’applicazione delle norme, un dialogo costruttivo e il confronto civile siano gli strumenti per raggiungere soluzioni condivise e sostenibili per il benessere di tutta la comunità.

Negli ultimi anni molte sono state le preoccupazioni dei cittadini relative all’inquinamento acustico e al disturbo del riposo, problematiche che vanno prese seriamente e che richiedono un approccio strutturato e condiviso che richiede, ma va anche oltre, l’applicazione delle norme vigenti in merito.

E’ evidente la necessità di trovare un equilibrio tra il diritto al riposo dei cittadini e la vivacità culturale e di intrattenimento che anima la nostra città, inclusi gli eventi musicali.

In riferimento alle problematiche relative all’inquinamento acustico nella città di Ferrara, in considerazione della necessità di tutelare la salute e il benessere dei cittadini, abbiamo chiesto chiarimenti urgenti al Sindaco o agli Assessori competenti in merito ai seguenti punti:

  • Coinvolgimento del pubblico nelle decisioni ambientali: Si chiede all’amministrazione comunale se ritenga che, nella procedura di autorizzazione di attività che possono avere effetti significativi sull’ambiente, come grandi concerti e manifestazioni sul suolo pubblico, sia stato pienamente rispettato l’obbligo di coinvolgere il pubblico, come previsto dal Titolo VII della Parte II del Decreto Legislativo n. 152/2006 (Testo Unico Ambientale).
  • Validità del cosiddetto Piano del Rumore: Si interroga l’amministrazione comunale sulla rispondenza all’attuale situazione della classificazione acustica contenuta nel Piano del Rumore, approvato dalla Giunta a soli otto giorni dall’affidamento dell’incarico per la sua predisposizione alla ditta che l’ha redatto.
  • Rilievi fonometrici e mappatura acustica: Si chiede di conoscere quando, quanti e quali rilievi fonometrici siano stati effettuati per verificare e aggiornare la mappatura acustica dell’agglomerato di Ferrara alle condizioni reali e attuali del territorio.
  • Interventi per la mitigazione del rumore stradale: Si sollecitano informazioni dettagliate sugli interventi per la mitigazione del rumore stradale nel centro urbano di Ferrara che sono effettivamente programmati per gli anni 2025 e 2026.
  • Limiti per le manifestazioni nel 2025: Si chiede quali limiti di orario, durata massima e massimo rumore verranno fissati in deroga per le manifestazioni (musicali e non) che si svolgeranno nel 2025 in aree sensibili come la Darsena, piazza Trento Trieste, piazza Ariostea e altre zone dove i residenti hanno precedentemente lamentato disturbo del riposo.
  • Controlli durante le manifestazioni: Si richiede di conoscere quali controlli vengano effettivamente effettuati affinché, durante manifestazioni e spettacoli, il suono nell’area e, in particolare, il suono percepito nelle abitazioni, rispetti i limiti di intensità e orario fissati in deroga.
  • Esposizione del pubblico al rumore: Si chiede quali controlli verranno attuati per garantire che il pubblico presente alle manifestazioni e/o ai concerti non sia esposto a livelli di rumore superiori a 108 dB(A) LAsmax, come definito dalla DGR 1197 del 2020.
  • Rispetto dei limiti per grandi eventi: Si chiede quali controlli verranno effettuati affinché, nei casi di manifestazioni con grande affluenza di pubblico e/o di lunga durata, siano rispettati i limiti orari e di facciata definiti dalla DGR 1197 del 2020.

Gruppo consiliare La Comune di Ferrara

Grandi eventi e rumore, gli 8 dubbi de ‘La Comune’ sull’inquinamento acustico

Il gruppo interpella l’amministrazione circa gli impatti delle manifestazioni in città

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Condanna nei confronti della lettera minatoria al sindaco. Ma anche richieste in merito all’inquinamento acustico in città. Il gruppo ‘La Comune’ ha, infatti, presentato un’interpellanza in cui evidenzia le preoccupazioni circa il ‘rumore’ creato dagli eventi organizzati in città. E nel documento si contano otto punti.

Coinvolgimento del pubblico

“Si chiede all’amministrazione comunale se ritenga che, nella procedura di autorizzazione di attività che possono avere effetti significativi sull’ambiente, come grandi concerti e manifestazioni sul suolo pubblico, sia stato pienamente rispettato l’obbligo di coinvolgere il pubblico”.

Piano rumore

“Si interroga l’amministrazione comunale sulla rispondenza all’attuale situazione della classificazione acustica contenuta nel Piano del Rumore, approvato dalla Giunta a soli otto giorni dall’affidamento dell’incarico per la sua predisposizione alla ditta che l’ha redatto”.

Rilievi fonometrici e mappatura acustica

“Si chiede di conoscere quando, quanti e quali rilievi fonometrici siano stati effettuati per verificare e aggiornare la mappatura acustica dell’agglomerato di Ferrara alle condizioni reali e attuali del territorio”.

Mitigazione del rumore stradale

“Si sollecitano informazioni dettagliate sugli interventi per la mitigazione del rumore stradale nel centro urbano di Ferrara che sono effettivamente programmati per gli anni 2025 e 2026”.

Manifestazioni 2025

“Si chiede quali limiti di orario, durata massima e massimo rumore verranno fissati in deroga per le manifestazioni (musicali e non) che si svolgeranno nel 2025 in aree sensibili come la Darsena, piazza Trento Trieste, piazza Ariostea e altre zone dove i residenti hanno precedentemente lamentato disturbo del riposo”.

Controlli

“Si richiede di conoscere quali controlli vengano effettivamente effettuati affinché, durante manifestazioni e spettacoli, il suono nell’area e, in particolare, il suono percepito nelle abitazioni, rispetti i limiti di intensità e orario fissati in deroga”.

Esposizione del pubblico al rumore

“Si chiede quali controlli verranno attuati per garantire che il pubblico presente alle manifestazioni e/o ai concerti non sia esposto a livelli di rumore superiori a 108 decibel Lasmax”.

Grandi eventi

“Si chiede quali controlli verranno effettuati affinché, nei casi di manifestazioni con grande affluenza di pubblico o di lunga durata, siano rispettati i limiti orari e di facciata”.


Grandi eventi e rumore, gli 8 dubbi de ‘La Comune’ sull’inquinamento acustico
https://www.ferraratoday.it/politica/rumore-eventi-concerti-zonari-la-comune.html
© FerraraToday

Che fine ha fatto l’Urban Center?

La consigliera Anna Zonari (La Comune di Ferrara) chiede chiarimenti sulla continuità delle funzioni previste dal Regolamento comunale per la partecipazione dei cittadini dopo la soppressione della struttura

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Con un’interrogazione rivolta al sindaco e all’assessore competente, la consigliera Anna Zonari, presidente del Gruppo Consiliare La Comune di Ferrara, solleva dubbi e preoccupazioni circa le conseguenze della soppressione dell’Urban Center comunale, struttura precedentemente incaricata del coordinamento e del supporto alle iniziative cittadine per la cura e il governo dei beni comuni.

La richiesta parte da un principio costituzionale fondamentale: “l’articolo 118, quarto comma, della Costituzione riconosce e promuove l’autonoma iniziativa dei cittadini singoli e associati per lo svolgimento di attività di interesse generale”, in linea con i riferimenti normativi del Tuel e del Codice del Terzo Settore.

Zonari ricorda che il Consiglio Comunale, nel 2017, ha approvato un Regolamento per la partecipazione nel governo e nella cura dei beni comuni, individuando nell’Urban Center la struttura interna responsabile del suo funzionamento. Questo organismo svolgeva funzioni cruciali come “attività di ascolto, informazione, analisi di casi, accompagnamento delle comunità, supporto alla promozione delle iniziative”, oltre alla gestione degli strumenti online e al coordinamento del Gruppo di lavoro “Beni comuni”.

A fronte della soppressione dell’Urban Center, l’interrogazione chiede chiarimenti su quale sia l’attuale procedura definita dall’Amministrazione comunale per garantire il coordinamento e la gestione delle proposte dei cittadini in conformità con il Regolamento vigente. Si domanda inoltre come vengano oggi gestite le funzioni di interlocuzione unica con i cittadini e le comunità di pratiche, l’analisi dei casi, l’individuazione degli Uffici Tutor competenti, l’accompagnamento e la mediazione, il supporto alle iniziative e la gestione degli strumenti online, nonché il coordinamento del Gruppo di lavoro “Beni comuni”.

La consigliera chiede anche quali strumenti e misure concrete intenda adottare l’Amministrazione per facilitare l’attuazione del Regolamento e sostenere le iniziative dei cittadini, nonostante l’assenza della struttura di facilitazione precedentemente designata.

Infine, viene sollecitata una risposta in merito a quali azioni siano previste per informare la cittadinanza sulle opportunità di partecipazione e sulle eventuali nuove procedure per l’attivazione di iniziative per la cura e il governo dei beni comuni, nel rispetto della continuità amministrativa.

L’interrogazione, che richiede risposta scritta ai sensi del Regolamento del Consiglio Comunale, rilancia l’attenzione sul ruolo della cittadinanza attiva nella gestione condivisa del territorio, e invita l’Amministrazione a chiarire se intenda ancora valorizzare il principio di sussidiarietà come leva di democrazia e partecipazione.

Su ordine del giorno “due popoli, due stati”, per il riconoscimento dello stato di Palestina e l’impegno per la pace in medio oriente.

Trascrizione:

Con questo intervento in merito alle diverse proposte presentate concernenti il riconoscimento dello Stato di Palestina e l’impegno per la pace in Medio Oriente, desidero in particolare evidenziare le specificità dell’Ordine del Giorno che ho sottoscritto insieme ai colleghi dei gruppi Partito Democratico e della Civica Anselmo, marcando le differenze in particolare con la mozione presentata dalla maggioranza. 

Prima però ritengo doveroso riconoscere come vi siano alcuni punti di convergenza tra le tre diverse proposte.

Condividiamo il richiamo al diritto internazionale e al diritto all’autodeterminazione dei popoli, sancito dalla Carta delle Nazioni Unite, così come consideriamo punti fermi sia la risoluzione 67/19 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 29 novembre 2012, che ha conferito alla Palestina lo status di Stato Osservatore non membro sia il fatto che numerosi Stati membri dell’Unione Europea e altri Paesi abbiano già riconosciuto lo Stato di Palestina.

Vi è concordanza anche nel ritenere che l’unica soluzione continui ad essere quella del riconoscimento dei due Stati, negoziata secondo i dettami del diritto internazionale e nel considerare il riconoscimento dello Stato di Palestina come un passo indispensabile per garantire stabilità in Medio Oriente e favorire una soluzione equa e duratura.

Condividiamo che rimanga fondamentale separare gli atti terroristici dalla responsabilità della popolazione civile inerme, dentro la Striscia di Gaza e in Cisgiordania.

Infine, tutte e tre le proposte riconoscono il ruolo del Comune di Ferrara nel contribuire al dibattito pubblico e alla promozione dei valori di pace e di autodeterminazione dei popoli, in linea con l’articolo 4 comma 2b dello Statuto Comunale che individua nella pace un bene essenziale.

Tuttavia, emergono differenze significative e sostanziali, specialmente confrontando il nostro Ordine del Giorno con la mozione della maggioranza.

Nel nostro ordine del giorno condanniamo fermamente e definiamo efferati gli attacchi terroristici di Hamas del 7 ottobre 2023, con l’uccisione di centinaia di civili inermi e la presa di ostaggi israeliani, così come riconosciamo il diritto di esistere dello Stato di Israele e della popolazione israeliana a vivere in sicurezza.

Ma mentre la mozione della maggioranza sottolinea il diritto di Israele di esistere e difendersi dagli attacchi terroristici di Hamas, condannando fermamente il terrorismo e l’uso di civili come scudi umani, il nostro Ordine del Giorno considera l’invasione di Gaza e la sua distruzione ad opera del governo israeliano una “PUNIZIONE COLLETTIVA DEL POPOLO PALESTINESE, motivo per cui non nominiamo la parola GUERRA. Una guerra prevede l’impiego di violenza letale e finalizzata tra gruppi organizzati che perseguono obiettivi politici incompatibili. In questo caso non siamo di fronte ad una guerra, come dimostra l’ultimo rapporto di Amnesty International  secondo il quale oltre il 60% di vittime è costituito da bambini, donne e anziani.
La rivista britannica The Lancet il 10 gennaio 2025 ha pubblicato il numero delle vittime nella Striscia di Gaza nei primi nove mesi di guerra (fino a giugno 2024): 64.260. Più alte di circa il 40% rispetto ai dati forniti dal ministero della salute di Hamas (64.260 contro 37.877). Lo studio, basato su un metodo statistico che ha analizzato diverse fonti (registri ospedalieri, sondaggi online e necrologi sui social media), si riferisce solo ai decessi per lesioni traumatiche, escludendo morti indirette e dispersi. 

Nel nostro ODG facciamo esplicito riferimento alle responsabilità del Governo israeliano,  cosa di cui non vi è traccia nel documento delle maggioranza. Abbiamo menzionato i mandati di arresto emessi dalla Corte penale internazionale nei confronti del Primo Ministro israeliano Netanyahu e dell’ex Ministro della difesa Gallant per crimini contro l’umanità e crimini di guerra, sottolineando come la Corte Penale Internazionale abbia riscontrato fondati motivi per tali accuse. 

Nell’ordine del giorno abbiamo voluto dare una forte enfasi sulle conseguenze dirette delle azioni militari israeliane sulla popolazione civile di Gaza, citando la distruzione di scuole, centri sanitari e abitazioni civili, nonché il taglio deliberato dell’erogazione di acqua potabile e di elettricità, che mette a rischio la sopravvivenza dell’intera popolazione, in particolare quella più fragile, ovvero bambini, donne e anziani. A Gaza 38 ospedali sono stati resi da Israele completamente fuori servizio. L’ultimo che era rimasto funzionante, l’ospedale Al Ahli, è stato colpito da due missili dell’esercito israeliano due giorni fa. I video girati dai giornalisti di Gaza mostrano i pazienti portati via sui letti da degenza dai propri parenti, dai propri padri, dalle proprie madri, dai propri fratelli. Tra loro anche un bambino ferito che è morto durante la fuga per mancanza di ossigeno e per le rigide temperature fuori dall’edificio.

Sebbene anche la mozione della maggioranza riconosca la sofferenza della popolazione palestinese, pare la si consideri una conseguenza di quella che viene definita una guerra e non una deliberata strategia del governo israeliano.

Per tali motivi nel testo del nostro ordine del giorno facciamo riferimento all’ordinanza n. 192 del 26 gennaio 2024, in cui la Corte internazionale di Giustizia ritenendo “plausibile” il ricorso del SudAfrica rispetto alle violazioni di Israele della Convenzione contro il crimine di genocidio e, in attesa del giudizio nel merito, ha adottato misure cautelari nei confronti dello Stato di Israele.
Anche questo importante elemento giuridico internazionale non è presente nella mozione della maggioranza.

A rafforzare il giudizio che sia in corso un genocidio in Palestina ovvero un progetto deliberato e metodico di distruzione del popolo e della cultura palestinese (e non di una guerra) vi è anche il rapporto di Amnesty International, pubblicato a dicembre 2024 e intitolato “Ti senti come se fossi un subumano: il genocidio di Israele contro la popolazione palestinese a Gaza”. Tale documento, presentato a Ferrara poche settimane fa, denuncia che Israele, dopo il 7 ottobre, ha compiuto atti proibiti dalla Convenzione sul genocidio, con l’intento specifico di distruggere la popolazione palestinese di Gaza. Questi atti comprendono uccisioni, gravi danni fisici e mentali e la deliberata inflizione di condizioni di vita calcolate per causare la loro distruzione fisica.

Dal recente rapporto di Medici Senza Frontiere  “Violenza e cure negate”  emerge che in Cisgiordania, dal 7 ottobre 2023, le forze israeliane e i coloni hanno aumentato l’uso della violenza fisica estrema contro i palestinesi e che l’accesso alle cure viene ostacolato. Secondo il rapporto, l’incremento della violenza in Cisgiordania ha gravemente ostacolato l’accesso all’assistenza sanitaria e fa parte di un modello di oppressione sistematica da parte di Israele che è stato descritto dalla Corte internazionale di giustizia come equivalente alla segregazione razziale e all’apartheid.
Anche in Cisgiordania sono in atto azioni completamente illegali come l’uccisione di migliaia di palestinesi, la distruzione dei campi profughi, l’arresto di noti esponenti di cultura, lo sfollamento forzato dei palestinesi dalle loro case e dalle loro terre, attraverso violente incursioni militari israeliane.
La situazione è ulteriormente peggiorata nelle ultime settimane. 
Anche questa responsabilità del governo israeliano fa evidentemente parte di una precisa e deliberata strategia di distruzione e di occupazione dei territori palestinesi.

Nell’ordine del giorno abbiamo voluto sottolineare che è al contempo fondamentale distinguere le responsabilità del governo israeliano dalla popolazione di Israele, ricordando che in Israele, da mesi, sono in corso proteste da parte della società civile contro il governo e pochi giorni fa, a Gerusalemme, sono scese in piazza decine di migliaia di persone per protestare contro la ripresa dei bombardamenti nella striscia di Gaza, per chiedere il cessate il fuoco immediato e la ripresa dei colloqui di pace

Un ultimo, ma non per importanza, elemento distintivo del nostro Ordine del Giorno è il riferimento alle surreali dichiarazioni del Presidente degli Stati Uniti Trump e del Primo Ministro israeliano Netanyahu, finalizzate ad un’azione di deportazione dei palestinesi di Gaza in altri Paesi arabi, evidenziando come tali dichiarazioni neghino di fatto il diritto dei palestinesi ad esistere e il diritto ad uno Stato di Palestina. La “soluzione” immaginata da Trump per la Palestina e accompagnata da un video scioccante e delirante è quella di trasformarla in un grande resort, un parco giochi per ricchi occidentali, cancellando ogni traccia di un popolo che lotta per la propria esistenza, cultura, una storia millenaria, per far posto a un’industria turistica che serve solo agli occupanti e ai loro alleati.
Non è un piano di pace, ma di pulizia etnica mascherata da investimento economico.
Non è un’opportunità, ma un’ulteriore conferma che il colonialismo moderno si veste di finanza e cemento, ma è lo stesso furto di terra e identità che i palestinesi subiscono da oltre 75 anni.

In conclusione, pur condividendo l’obiettivo finale del riconoscimento dello Stato di Palestina come passo imprescindibile verso una soluzione, ritengo che questi elementi di differenziazione rendano il nostro Ordine del Giorno più rispondente alla complessità e alla gravità della situazione attuale.
La richiesta di riconoscere la Palestina non è una concessione, ma un atto di giustizia.
Alla luce di quanto espresso, risulta urgente la necessità di agire a ogni livello istituzionale per fermare l’orrore in atto ed è per questo che ci auguriamo che le decisioni prese oggi in consiglio comunale non rimangano un mero atto simbolico, ma chiediamo al Sindaco di attivarsi presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale affinché l’Italia riconosca ufficialmente lo Stato di Palestina e promuova azioni coordinate a livello europeo e globale per un nuovo processo di pace in Medio Oriente.

Senzatetto a Ferrara. La Comune chiede un cambio di passo

Intervento del gruppo rappresentato in Consiglio comunale da Anna Zonari

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A seguito di un’interpellanza e di risposte ritenute insoddisfacenti da parte dell’Amministrazione comunale sul tema dei senza fissa dimora, La Comune desidera condividere alcune riflessioni e avanzare proposte concrete.

Chi sono i senza fissa dimora? Persone che si trovano a vivere senza un’abitazione stabile per svariate ragioni. Condizione che spesso comporta gravi ripercussioni sulla salute fisica e mentale, sulla capacità di trovare lavoro, sull’inclusione sociale e sulla partecipazione alla vita della comunità.

Quali sono i problemi riscontrati a Ferrara? Dalle analisi de La Comune emergono diverse criticità nella gestione del fenomeno. Innanzitutto, si evidenzia l’assenza di un osservatorio comunale strutturato che possa fornire dati affidabili sul numero effettivo di persone senza fissa dimora e sui loro bisogni.

L’Unità di Strada (Uds), incaricata di monitorare il fenomeno e intercettare le persone in difficoltà, effettua uscite solo tre uscite settimanali in orario serale, risultando assente in momenti di maggiore bisogno, soprattutto nei mesi invernali e nei fine settimana.

Anche l’accesso al PRIS (Pronto Intervento Sociale) presenta delle limitazioni. Nonostante sia un servizio H24 nato per rispondere a situazioni di urgenza sociale, il numero è riservato principalmente agli enti e alle forze dell’ordine, escludendo di fatto la preziosa risorsa del volontariato, spesso in prima linea nell’intercettare le emergenze.

Un altro aspetto critico riguarda la residenza fittizia. Nonostante sia un diritto fondamentale che permette l’accesso a servizi essenziali come la sanità e l’assistenza sociale, molte persone senza dimora a Ferrara risultano esserne prive. Risulta cruciale che le istituzioni garantiscano questo diritto e a tal fine sollecitiamo il Comune e la Regione ad una maggiore trasparenza nell’applicazione della normativa.

Evidente anche la mancanza di un sistema integrato di presa in carico che coinvolga attivamente il Comune, il terzo settore e il volontariato. Spesso i volontari operano in solitudine, senza un’adeguata regia e senza un coordinamento efficace con i servizi pubblici. La scarsa partecipazione del terzo settore si riscontra anche nella definizione delle politiche locali, con una logica ancora troppo orientata ai bandi e ai contributi una tantum anziché alla co-programmazione e co-progettazione. Un esempio è l’esistenza del Piano di Attuazione Locale (PAL), documento sostanzialmente sconosciuto a operatori e volontari.

Le proposte de La Comune per un cambio di passo:

Istituire un osservatorio comunale strutturato e partecipato, che coinvolga attivamente associazioni e volontari;
Potenziare l’Unità di Strada, aumentando le risorse e ampliando l’orario di servizio per garantire uscite serali quotidiane e raggiungere anche le zone periferiche;
• Rendere l’accesso al PRIS più accessibile al volontariato, studiando modalità operative che ne preservino l’efficacia;
• Promuovere una vera co-programmazione e co-progettazione degli interventi, superando la logica dei bandi al minor costo e coinvolgendo il terzo settore nella definizione delle politiche locali. La scadenza di fine maggio del bando sui servizi per i senza fissa dimora potrebbe rappresentare un’opportunità per cambiare approccio.
Aprire una condivisione sulla presa in carico dei senza fissa dimora in un contesto più ampio, coordinato dalla Prefettura, coinvolgendo diversi enti e servizi (Forze di Polizia, INPS, USL, ospedale, volontariato).
• Lavorare per la costruzione di una struttura di prima accoglienza a bassissima soglia, più flessibile e adattabile alle esigenze dei senzatetto rispetto ai dormitori tradizionali, con un approccio orientato all’inclusione sociale e al supporto psicologico.
Siamo convinti che i problemi complessi si possano affrontare solo con un’Amministrazione realmente condivisa e basata sulla co-programmazione e co-progettazione con tutti gli attori locali.

Senzatetto, le proposte de ‘La Comune’ per una “gestione integrata e partecipata”

Il Gruppo di Anna Zonari sottolinea una serie di iniziative per combattere il fenomeno
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Senzatetto, La Comune propone alcune soluzioni per cercare di sconfiggere il fenomeno. A chiamare in causa l’amministrazione sul tema è il gruppo capitanato da Anna Zonari, che chiede “un cambio di passo per una gestione integrata e partecipata”.

Le proposte
“Istituire un osservatorio comunale strutturato e partecipato, che coinvolga attivamente associazioni e volontari – incalzano da La Comune -. Serve poi potenziare l’Unità di Strada, aumentando le risorse e ampliando l’orario di servizio per garantire uscite serali quotidiane e raggiungere anche le zone periferiche”.
Inoltre, per il gruppo è necessario “rendere l’accesso al Pris più accessibile al volontariato, studiando modalità operative che ne preservino l’efficacia”, nonché “promuovere una vera co-programmazione e co-progettazione degli interventi, superando la logica dei bandi al minor costo e coinvolgendo il terzo settore nella definizione delle politiche locali”.

Gli ultimi due punti vertono sulla “condivisione sulla presa in carico dei senza fissa dimora in un contesto più ampio, coordinato dalla Prefettura, coinvolgendo diversi enti e servizi” e sulla costruzione di “una struttura di prima accoglienza a bassissima soglia, più flessibile e adattabile alle esigenze dei senzatetto rispetto ai dormitori tradizionali, con un approccio orientato all’inclusione sociale e al supporto psicologico”.

 

Consiglio interrotto. Zonari: “Chi è parte delle istituzioni deve per primo rispettarle”

La consigliera de La Comune protocolla una mozione nella quale sostiene essere “inaccettabile che il Consiglio comunale degeneri in un contesto di grave disordine, dove lo scambio di insulti tra cittadini e il sindaco diventi normale”

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Dopo Marzia Marchi (M5S) anche Anna Zonari (La Comune di Ferrara) propone una mozione, con riferimento all’interruzione del Consiglio comunale del 24 marzo, nella quale stigmatizza il comportamento del sindaco Alan Fabbri mentre, a differenza della collega, usa toni più assolutori verso il presidente del Consiglio comunale Federico Soffritti.

“Chi è parte delle Istituzioni – scrive – deve per primo rispettarle, ponendo compiutamente in essere le regole alla base delle stesse”. Così Zonari impegna “i consiglieri e le consigliere, il presidente del Consiglio comunale, il sindaco e la giunta ad agire sempre, in ogni circostanza, nel pieno rispetto di Statuto e Regolamento del Consiglio comunale di Ferrara, al fine di esaltare il ruolo delle Istituzioni democratiche garantendo un clima di rispetto sostanziale e per rappresentare un reale punto di riferimento e un esempio per l’intera comunità”.

La consigliera, per prima cosa, ricorda passo passo ciò che è avvenuto dopo la presentazione delle due mozione e un odg sul riconoscimento dello Stato di Palestina da parte di Marzia Marchi per il Movimento 5 Stelle, Massimo Buriani (Pd) a nome oltre che del suo partito anche della Civica Anselmo e de La Comune di Ferrara e Iolanda Madeo (Fd’I) per la maggioranza.

“All’avvio del dibattito – scrive -, un piccolo gruppo di persone, presente già in precedenza nello spazio dedicato al pubblico, ha srotolato striscioni e manifesti pro Palestina e gridato “Vergognatevi!”, “ Terrorista è lo Stato di Israele”, “Assassini, assassini”.

“Mentre la polizia locale – ricorda Zonari – , ai sensi del regolamento, all’art. 71 comma 1 interveniva prontamente per rimuovere striscioni e manifesti e invitare chi urlava e chi registrava e/o riprendeva ad uscire dall’Aula, il Presidente del Consiglio Comunale, ha comunicato: ‘La seduta è sospesa’, ‘La seduta è sospesa’, ‘Abbandoniamo l’aula’ e, poco dopo, ‘Il consiglio è terminato’”.

Nella mozione viene anche ricordato che il sindaco “fino a poco prima non presente fisicamente in aula e collegato da remoto”, ha preso parola “dopo che il Presidente del Consiglio Comunale ha dichiarato terminata la seduta” e, “ignorando di fatto le decisioni prese dallo stesso”, ha iniziato a “urlare ‘Terroristi’, ‘Terroristi’, ‘Siete filo terroristi’, ‘Andè a cà vostra’”.

Poco dopo lo stesso Fabbri ha lasciato la sua postazione avvicinandosi ai manifestanti “proseguendo le accuse e gli insulti reciproci”.

La consigliera ricorda dunque che in nessuna sua parte il regolamento, “prevede che il sindaco possa sostituirsi al presidente del Consiglio comunale nel gestire il rapporto con un pubblico non rispettoso del Regolamento”. Quest’ultimo “ha la funzione di mantenere l’ordine del consiglio comunale e la sua decisione di sospendere e successivamente chiudere la seduta rientra nell’ambito delle sue responsabilità per il mantenimento dell’ordine pubblico, nonché da una valutazione sulla possibilità di ripristinare un clima consono al dibattito democratico in tempi ragionevoli”.

“Il corretto funzionamento di un consiglio comunale – aggiunge – si basa sulla collaborazione e sul rispetto reciproco dei ruoli tra il Presidente del Consiglio e il Sindaco e una incongruenza tra le decisioni prese dal Presidente (di terminare la seduta) e la decisione del Sindaco (di interloquire con i manifestanti, esacerbando il conflitto) può essere interpretato come una mancanza di rispetto per l’autorità del presidente e per il ruolo di quest’ultimo nella gestione dell’assemblea”.

Così Fabbri, “in quanto responsabile dell’amministrazione, avrebbe dovuto agire, in conformità con le leggi e i regolamenti, per contribuire a mantenere un comportamento istituzionale e improntato alla moderazione e alla tutela dell’ordine pubblico”.

Ricorda inoltre che “l’utilizzo da parte del Sindaco di termini quali ‘terroristi’ o ‘filo-terroristi’ per descrivere i manifestanti, nonché l’accusa di ‘complicità’ rivolta ad alcuni consiglieri di minoranza, oltre a non trovare alcun fondamento nella realtà dei fatti, rappresentano un’ingiustificata criminalizzazione di persone che stavano esercitando il proprio diritto di manifestare, seppur in modalità verbalmente aggressive e non consone al regolamento del consiglio”.

“L’uso – prosegue -, da parte del Primo Cittadino, di un linguaggio così grave e stigmatizzante contribuisce a polarizzare il dibattito, delegittimare il dissenso e danneggiare il clima di rispetto e collaborazione all’interno del consiglio comunale, oltre a ledere l’immagine dell’intera istituzione”.

“È inaccettabile – conclude Zonari – che il Consiglio Comunale degeneri in un contesto di grave disordine, dove lo scambio di insulti tra cittadini e il sindaco diventi normale, e dove numerosi consiglieri di maggioranza e membri della Giunta si comportino come una tifoseria acclamante ed applaudente, utilizzando persino i propri telefoni cellulari per riprendere la scena”.

Zona Medioevale. Quando l’allargamento della Ztl?

La Comune di Ferrara chiede all’amministrazione tempi più precisi con un question time che verrà discusso nel prossimo Consiglio

“In quali strade, con quali varchi e quando sono previsti i prossimi interventi per l’allargamento della Ztl Medioevale”. È questa la domanda che Anna Zonari, consigliera de La Comune di Ferrara, pone all’amministrazione di Ferrara in un Question Time che verrà discusso probabilmente già nel prossimo Consiglio comunale.

Nel Qt viene riportato che i comuni con popolazione superiore ai 30mila abitanti devono prevedere “l’estensione delle zone a traffico limitato (ZTL) in modo che esse vadano a ricoprire il 100% della superficie del centro storico”.

“Nel Pums – ricorda Zonari – approvato nella seduta del Consiglio Comunale del 16 dicembre 2019 era prevista l’estensione della Ztl B1 entro il 2022 e l’estensione della Ztl a tutto il Centro Storico intra-mura entro il 2030”.

Inoltre nel piano triennale delle opere pubbliche che fa riferimento agli anni 2024-2026 “erano previsti per il 2025 interventi per l’allargamento della Ztl Medioevale e per la realizzazione di nuovi varchi”.

Al contrario, specifica la consigliera de La Comune di Ferrara, “nel Documento Unico di Programmazione 2025 – 2027, approvato nella seduta del 10-2-2025 del Consiglio Comunale, non sono presenti espliciti riferimenti ad interventi per l’allargamento della Ztl Medioevale”.

Ztl medioevale, Zonari: “Dove e quando sono previsti interventi di allargamento?”

L’esponente de La Comune si è rivolta all’Amministrazione con un’interrogazione sul tema
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L’allargamento della Ztl medioevale è il tema al centro di un’interrogazione presentata dalla consigliera comunale de La Comune Anna Zonari.

L’esponente di opposizione ha premesso che “l’articolo 15 delle Norme tecniche d’attuazione del Pair prevede, per i pertinenti strumenti di pianificazione dei Comuni con popolazione superiore a 30mila abitanti, l’estensione delle zone a traffico limitato in modo che esse vadano a ricoprire il 100% della superficie del centro storico”.

Zonari ha ricordato che nel Pums adottato con deliberazione di Giunta nel 2019, e successivamente approvato nella seduta del Consiglio Comunale del 16 dicembre 2019, “era prevista l’estensione della Ztl B1 entro il 2022 e l’estensione della Ztl a tutto il Centro Storico intra-mura entro il 2030”, e che nel Piano triennale delle opere pubbliche 2024-2026, “erano previsti per il 2025 interventi per l’allargamento della Ztl medioevale e per la realizzazione di nuovi varchi”.

Da qui alla considerazione che “nel Documento unico di programmazione 2025–2027, approvato nella seduta del 10 febbraio in
Consiglio comunale, “non sono presenti espliciti riferimenti a interventi per l’allargamento della Ztl medioevale”, e alla richiesta a sindaco e assessore competente per conoscere “in quali strade, con quali varchi e quando sono previsti i prossimi interventi per l’allargamento della Ztl medioevale”.

Resto del carlino: Verde urbano e fondi «Chiarezza sulle spese»

Interventi straordinari al verde urbano a carico del Comune, è questo il tema dell’interpellanza presentato dalla consigliera Anna Zonari, presidente gruppo consiliare La Comune di Ferrara.

«La gestione e la valorizzazione del patrimonio verde sono oggi al centro delle politiche di sostenibilità promosse dai Comuni, in linea con le priorità europee per la tutela dell’ambiente, la lotta alla mutazione climatica e la riduzione del consumo di suolo – si legge nel testo – politiche che perseguono obiettivi cruciali, come la protezione della biodiversità, il recupero di aree degradate e la gestione sostenibile del territorio per migliorare la qualità dell’aria». Da qui una serie di domande che pone la consigliera.

«Di che natura – si chiede – sono gli interventi straordinari computati nella voce di bilancio interventi straordinari al verde urbano, e in particolare il dettaglio delle opere. I motivi per cui si è verificato un significativo aumento delle spese negli anni 2023 e 2024; quali e perché tali interventi sono stati a carico del Comune anziché di Ferrara Tua. Di che natura sono gli interventi per cui le previsioni di spesa nel 2026 sono di 50.000 euro».

Strada a Craxi. “Non banalizzare la Questione morale”

La consigliera di opposizione replica al centrodestra che vorrebbe intitolare un luogo pubblico di Ferrara al politico che morì in latitanza

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Il tema della “Questione Morale” si concentra sulla necessità di un comportamento etico e responsabile da parte di chi occupa posizioni di autorità, al fine di garantire la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e nel sistema democratico e riguarda la condotta e l’integrità di coloro che detengono il potere, sia in politica che in altri ambiti della società.

L’importanza della questione morale risiede nel suo impatto sulla credibilità e sulla legittimità delle istituzioni. Quando i cittadini percepiscono una mancanza di integrità e di etica da parte di coloro che li rappresentano, la fiducia nel sistema politico e nelle istituzioni può diminuire, portando a disaffezione, apatia e risentimento. La crisi della democrazia rappresentativa manifestata dal crescente astensionismo elettorale , ha certamente molte cause, ma tra queste la “Questione Morale” non è certo la meno influente.

La percezione della moralità e dell’etica nella politica e nella società nel suo complesso evidentemente è diversa da paese e paese. In Germania negli ultimi 15 anni ben tre ministri si sono dimessi per le accuse di plagio nelle loro tesi di dottorato. In Inghilterra la ministra dell’interno si dimise perché il marito aveva acquistato due film pornografici utilizzando l’abbonamento televisivo pagato con i soldi dei contribuenti. All’estero di casi del genere ce ne sono stati parecchi. Non in Italia. A parte la sospensione dalle cariche politiche a seguito di alcune condanne penali, da noi sono veramente rari i casi di dimissione volontaria per questioni morali. Le poltrone del potere in Italia sono ricoperte da una colla molto forte e una volta che ci si è seduti sopra è proprio difficile staccarsi.

La città di Ferrara ha visto recentemente la condanna del ex vicesindaco Nicola Lodi che ha comportato la sospensione per 18 mesi da tutti i suoi incarichi in Comune.

Ora vede la proposta di dedicare il nome di un luogo pubblico a Bettino Craxi.

La toponomastica delle strade urbane può essere uno strumento potente per riscrivere la storia politica dell’Italia e, visto che la storia la riscrivono i vincitori, intitolare una strada a un politico anziché ad un altro, è un modo per indirizzare la memoria collettiva. Non è solo un modo reverenziale di omaggiare un personaggio, come può essere stato intitolando una piazza al padre di Vittorio Sgarbi.

Normalmente una buona amministrazione cittadina evita accuratamente di attribuire il nome delle strade a figure controverse e fortemente divisive. Non sono rari i casi in cui i nomi di strade legati a figure storiche controverse sono stati rimossi o sostituiti per prendere le distanze da un passato scomodo, ma, soprattutto, promuovere una visione più inclusiva della storia.

Per questo non si dovrebbe intitolare una strada o una piazza a Bettino Craxi.

Il crollo del sistema dei partiti tradizionali non ha insegnato nulla?

Non possiamo dimenticare che Craxi fu condannato in via definitiva a cinque anni e sei mesi per corruzione nel processo Eni-Sai e a quattro anni e sei mesi per finanziamento illecito nel processo relativo alle tangenti della Metropolitana Milanese. Cosa ancor più rilevante delle condanne, che si possono espiare, non possiamo dimenticare che fuggì all’estero, evitando di scontare la pena.

Le condanne e la fuga di Bettino Craxi pesano come macigni sulla sua immagine e in genere sulla questione morale nella politica italiana. Sono passati ormai più di 30 anni da quando Craxi si trasferì ad Hammamet, storia vecchia ! Non si parla più di questione morale. Ma quanta corruzione e malaffare serpeggiano ancora nella politica italiana?  Non lamentatevi della  dilagante sfiducia nelle istituzioni e della crisi di rappresentatività che emerge dal crescente astensionismo elettorale. Che segnale di rinnovamento morale della classe dirigente del paese diamo intitolando una strada a Bettino Craxi? Quale messaggio vogliamo dare alle future generazioni? Che il consenso e prestigio politico può giustificare anche la corruzione e l’illegalità? Se non vogliamo che la memoria collettiva di Ferrara si orienti verso una idea che il consenso politico può condonare il crimine, l’illegalità ed il malaffare  non possiamo dare a una strada di Ferrara il nome di un politico, della storia recente, condannato più volte in via definitiva e che non ha scontato la pena trasferendosi in Tunisia.

La Comune: “Ripubblicizzare la gestione dei rifiuti”

Intervento della lista dopo l’incontro organizzato da Rete Giustizia Climatica Ferrara e Forum Ferrara Partecipata giovedì

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Un sentito ringraziamento a Rete Giustizia Climatica Ferrara e Forum Ferrara Partecipata per aver organizzato ieri un importante convegno sul tema della gestione dei rifiuti urbani.

Il settore dei rifiuti è uno dei tre principali settori che emettono metano, dopo l’agricoltura e il settore petrolifero e del gas ed è responsabile di circa il 20% delle emissioni di metano causate dall’uomo a livello globale.

Ridurre rapidamente e in modo significativo l’inquinamento da metano è una delle opportunità più importanti che abbiamo per rallentare il ritmo del riscaldamento globale nei prossimi due decenni.

Il primo passo per ridurre al minimo la produzione di rifiuti è evitare che i rifiuti si generino e dunque minimizzare l’utilizzo di prodotti monouso o di breve durata e orientare le politiche e le pratiche ai principi individuati anche dalla stessa Unione Europea e dalla normativa italiana, quelli delle famose 4R – riduzione, riuso, riciclaggio e recupero.

Crediamo che una gestione pubblica, avendo come scopo primario il perseguimento dell’interesse collettivo, sia naturalmente portata per orientarsi verso politiche ambientali efficaci e orientate al lungo termine, mentre una gestione privata, pur nel rispetto delle normative, è intrinsecamente orientata alla generazione di profitto, una logica che non sempre coincide con gli obiettivi di massima tutela ambientale.

Certo, il passaggio a una gestione pubblica richiede un’attenta pianificazione e dialogo con tutti i portatori di interesse, in primis i cittadini e un impegno concreto da parte dell’amministrazione, ma l’esperienza di Alea nel forlivese dimostra che la ripubblicizzazione del servizio può essere una maniera efficace per raggiungere questi obiettivi ambiziosi quanto cruciali.

I 13 Comuni che hanno fatto nascere Alea (subentrata ad Hera) non hanno messo 1 euro dal bilancio comunale, utilizzando un prestito dalle banche e mettendo come garanzia le azioni di Hera di loro proprietà. Da quando è subentrata la gestione pubblica partecipata, i costi per i cittadini sono progressivamente calati, così come è andato aumentando il decoro della città.

Un sistema responsabilizzante e partecipativo, un’attenta organizzazione hanno portato ad un efficace e soddisfacente modalità di raccolta porta a porta, con la tariffazione puntuale, un aumento della qualità del rifiuto differenziato e una diminuzione dell’indifferenziato.

I fondi del Pnrr sono stati abilmente utilizzati per l’apertura di 11 eco centri per permettere ai cittadini di conferire in maniera aggiuntiva rispetto al calendario e una Control room permetterà a breve di migliorare il monitoraggio e il controllo, individuando in tempo reale le zone in cui si verificano abbandoni o anomalie.

Si può fare, è solo questione di visione e volontà politica!