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La Comune di Ferrara | Femminile, Plurale, Partecipata

Inviato il:

2 Settembre 2025

Giulia Fiore, Marcella Ravaglia

Chi decide qui?

Ogni persona oggi è inserita in un tessuto molto fitto di relazioni sociali più o meno significative e più o meno scelte: dalla famiglia, ai colleghi di lavoro, ai gruppi di amici, associazioni di volontariato, abitanti di uno stesso condominio e la lista potrebbe allungarsi ancora. Ognuno di
questi ambiti sicuramente ha dinamiche e regole proprie appartenenti a quello specifico microcosmo ma, di sicuro, nessun gruppo umano può dirsi esente da conflitti e malumori e spesso troviamo gli stessi ruoli in ogni gruppo.

Quante volte, già durante i primi minuti di un incontro, possiamo dare l’etichetta del polemico, di quello che si vuole mettere in mostra, del logorroico o del timido a quello che non parla mai?

Uno dei temi centrali che ha interrogato alcuni esperti negli ultimi anni è proprio legato a queste dinamiche ed alle conseguenze che esse hanno avuto sui sistemi sociali moderni per come siamo abituati a conoscerli oggi e che si può sintetizzare nelle seguenti riflessioni: chi prende le decisioni? Che metodo si utilizza? Siamo sicuri che la decisione presa sia la migliore possibile in questo momento?
Queste domande ce le siamo poste come attivisti del gruppo de La Comune di Ferrara fin dalla sua nascita, animati dal desiderio di costruire una formazione politica che si dotasse di un metodo innovativo in grado di superare la classica formula del voto a maggioranza alla quale ci sia affida nella quasi totalità dei casi: dalle piccole questioni della vita quotidiana all’intero sistema sul quale si reggono le forme moderne di democrazia.
Tra i diversi approcci nell’ambito di quella che viene definita governance avanzata, in particolare, i membri de La Comune hanno individuato quello della Sociocrazia 3.0: nato nel nord Europa, è una tecnologia di gestione dei gruppi in grado di rivoluzionare il nostro sistema di pensiero poiché fondato su logiche e dinamiche alle quali non siamo abituati, che mirano al senso delle cose e non alla conservazione del potere. Facciamo un esempio: le obiezioni ad una proposta sono da interpretare come veri e propri doni portati al processo decisionale complessivo. Il concetto di obiezione in questo caso viene “stravolto” rispetto a quello conosciuto e che nel dizionario Treccani viene così definito: “Argomento che si contrappone a un’opinione altrui, o che tende a provare la falsità o l’insufficienza di una tesi enunciata e sostenuta da altri”.

Nell’impianto della Sociocrazia 3.0, infatti, l’obiezione non ha valore di contrario e/o contrapposto, ma assume un significato completamente diverso, evidenziando potenziali rischi della proposta oggetto di decisione o mettendone in luce eventuali deficit oggettivi di qualità. Ovviamente l’obiezione andrà validata come tale, con precisi strumenti, per non cadere nell’errore di esprimere delle preferenze mosse dalla sola soggettività; durante questo processo, il gruppo coinvolto nella decisione potrà apportare le modifiche che renderanno la proposta sicura e migliore rispetto a quella iniziale.
Inoltre, un altro aspetto innovativo di questo metodo riguarda il superamento delle tradizionali logiche di potere poiché, durante il processo, ciascun membro del gruppo ha la facoltà (e la responsabilità) di contribuire alla formulazione della proposta condivisa poiché alla base vi è un principio di equivalenza.

Ogni persona, infatti, è invitata a portare delle obiezioni, se ne vede, indipendentemente dal ruolo che occupa all’interno dell’organizzazione ed anzi, a garanzia del processo, è importante coinvolgere tutti coloro toccati dalla decisione che si deve prendere perché probabilmente sono maggiormente in grado di formulare delle obiezioni.
Il metodo sociocratico tiene esplicitamente conto degli aspetti emotivi che governano i gruppi umani e il loro modo di stare insieme, di decidere e relazionarsi. Per questo motivo il metodo si ispira alla comunicazione empatica (nota anche come comunicazione nonviolenta). In questo senso, i malumori non si buttano sotto il tappeto, ma si tengono in considerazione come preoccupazioni che possono segnalare criticità; d’altro canto, gli entusiasmi si celebrano come energia del gruppo. La comunicazione, pubblica e privata, è improntata al massimo rispetto e alla dignità dell’interlocutore e cerca di stare sul merito degli argomenti, alla continua ricerca del senso delle cose.
Ẻ proprio questo tipo di metodo che i membri de La Comune di Ferrara hanno scelto per costruire l’associazione e guidare i processi decisionali, poiché coerente con l’idea di progetto politico ed in linea con la visione di mondo che stanno cercando di realizzare.
Per approfondire:
Sviluppare una collaborazione efficace a qualsiasi scala
Governance partecipata e sociocrazia 3.0: a che punto siamo nelle istituzioni?


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