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La Comune di Ferrara > ANNA ZONARI SINDACA

admi2 | 07 Mag 2024

L’ELEGANTE NECESSITÀ DELL’ECOLOGIA

Chiamiamoli pure benefici ecosistemici, ma si tratta di una mera necessità!

“Probabilmente abbiamo bisogno dell’Ecologia, perché l’Ecologia è una scienza elegante, relazionale, democratica e onesta”: questo penso, in fondo, se mi si chiede quali siano i benefici che ci vengono dalla Natura.

L’Ecologia è onesta… perché dice sempre la verità, anche se scomoda. Puoi negare un incidente a Chernobyl per qualche giorno, ignorare l’amianto cancerogeno o il DDT per qualche anno, oppure, per qualche tempo, non parlare degli invisibili e sfuggenti PFAS e dei loro drammatici effetti ormonali, ma il metodo scientifico troverà la verità ecologica. Corrotti scienziati ritardano il processo, ma è solo questione di tempo!

L’Ecologia è democratica… perché uno vale uno, perché tutti partecipano e tutti contano per quello che valgono; è collettiva, plurale, priva di sovrastrutture e artifici.

L’Ecologia è relazionale… perché si occupa di connessioni tra le diverse parti: di come una certa pianta sia adatta alle rocce, di come i batteri degradano sostanze inquinanti o fissano l’azoto atmosferico, di come la sostanza organica rientri in circolo grazie a speciali funghi.

L’Ecologia è elegante… perché se ne segui il percorso, capisci gli ‘incastri’ di tutte le tessere che formano il mondo vivente (la biosfera): lentamente il mosaico si compone, acquisendo un senso autoevidente. Soprattutto, il mosaico ecologico si anima di relazioni ben più complesse di qualunque artificio umano.

Ma cosa sono i benefici ecosistemici? Nulla di nuovo: si tratta del dispiegarsi delle leggi della Natura, con i grandi cicli che abbiamo studiato fin dalle scuole elementari: la fotosintesi, la formazione della sostanza organica, il ciclo delle acque… Sono le nozioni che le nostre maestre ci hanno spiegato da piccoli, nozioni che poi accantoniamo quando diventiamo grandi, invece di tenerne conto.

Mi piace chiamare questa schizofrenia, questo autoinganno, “il tarlo di Prometeo”: armati di pollice opponibile, stazione eretta, linguaggio simbolico, cultura e di  una grande considerazione di noi stessi, noi umani siamo partiti dall’Africa per conquistare l’Universo-mondo, dimenticando i limiti della nostra unica Terra. Come Prometeo ha rubato il fuoco, continuiamo a rubare compulsivamente, a misurare, stimare, contabilizzare, accatastare, valorizzare, accrescere bulimicamente… rosi da un tarlo di dominio e controllo che ci condanna alla perenne instabilità dell’insicurezza.

Come occidentali siamo convinti di essere al centro di un progetto superiore e di conseguenza ci sentiamo legittimati a ‘fare e disfare’, a decidere le sorti (progressive?) delle generazioni future, a ridisegnare il paesaggio attorno a noi, maldestri architetti mai iscritti all’Albo professionale dei creatori. In modo un po’ ridicolo, progettiamo paradisi artificiali e finiamo per vivere – quando va bene – in monolocali da Purgatorio, con aria climatizzata e schermi che proiettano montagne, mari azzurri e caminetti scoppiettanti.

Da tempo la scienza si interroga su come trovare modalità più efficaci nel parlare alla gente comune, su come tradurre a chi decide in politica i risultati collettivi delle ricerche e delle grandi istituzioni scientifiche, su come le acquisizioni della scienza stessa possano essere utilizzati e tradotti in azione sociale e politica. Personalmente penso che dobbiamo lavorare di più su bellezza, empatia, giustizia e sulle storie di Natura, ossia sulla nostra attitudine ad entrare nella storia e a prenderne parte.

Sappiamo bene che molti valori (uguaglianza, giustizia, solidarietà…) detengono un primato che riguarda tutto e tutti; sappiamo anche che la scienza poco può su molte questioni fondamentali, sappiamo che la tecnocrazia è male… ma sarebbe illogico non considerare anche le informazioni di una scienza indipendente e solida. Ascoltiamo dunque l’allarme rosso lanciato dalla scienza sulla salute nostra e del pianeta. Non sono notizie qualsiasi.

Per ora non ha funzionato. Il risultato è quasi sempre stato una formidabile “melina” (i cambiamenti ci sono sempre stati, perché la Cina…, dove mettiamo i pannelli, dove prendiamo il litio, troveranno la soluzione, come facciamo con gli operai…), un traccheggiare all’ordine del ben noto ‘facite ammuina.’

La piccola, nordica Cassandra dei nostri tempi, Greta Thunberg, ci ricorda petulante che la casa è in fiamme, ma i grandi del mondo sembrano affaccendati in altro: dichiarano che manderanno i Vigili del Fuoco, i tecnici, gli esperti, forse anche l’esercito; dicono che si stanno aprendo nuove opportunità di crescita per chi saprà rinnovarsi e cambiare la propria pelle. Per prendere tempo hanno anche inventato una serie di parole nuove, tanto lunghe quanto semanticamente inutili: sostenibile, circolare, resiliente, transizionale. Quasi nessuno dice la dolorosa verità, ossia che viviamo al di sopra, molto al di sopra delle nostre possibilità, determinando un debito ecologico che diventerà l’incubo dei nostri figli.

A darci una mano potrebbe pensarci la Natura stessa, con i suoi benefici ecosistemici, infiniti ed ipercomplessi, difficili da pensare, dunque da individuare. Certamente questa straordinaria e ignota complessità riguarda tutti noi, è essenziale, va conosciuta e rispettata: pensate, si stima che ognuno di noi ospiti un milione di specie diverse di funghi, protozoi, batteri, virus. Avete letto bene: oltre 1.000.000 di specie differenti! Gli esemplari di questo ecosistema umano… nemmeno proviamo a contarli (parliamo di microbiota, di flora batterica). La scienza ci dice che la nostra salute dipende da questa complessità in equilibrio, che dipende da un ambiente sano, che un’agricoltura di qualità viene solo da sistemi vitali, senza trattamenti ‘fito farmacologici,’ che la depurazione delle acque viene dal mondo vegetale e microbico, che il microclima dipende dall’ecosistema urbano che sviluppiamo nelle nostre città…

Detto questo, riprendo e rettifico il mio pensiero iniziale dicendo, senza dubbi, che abbiamo bisogno dell’Ecologia perché l’Ecologia è una scienza elegante, relazionale, democratica e onesta.

David Bianco, pensando ad Anna Zonari