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La Comune di Ferrara | Femminile, Plurale, Partecipata

Tag: estense.com

“Definire un modello che sopperisca all’Urban Center”

Anna Zonari interviene a seguito della risposta dell’assessora Chiara Scaramagli alla sua interrogazione sollecitando un modello operativo stabile per applicare il Regolamento del 2017

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“Riconosciamo il valore delle iniziative menzionate nella risposta”, ma servono risposte più puntuali: con queste parole si apre l’intervento di Anna Zonari, a nome del Gruppo consiliare La Comune di Ferrara, a seguito dell‘interrogazione presentata all’assessora Scaramagli in merito all’attuazione del Regolamento comunale per la partecipazione nel governo e nella cura dei beni comuni, dopo la soppressione dell’Urban Center.

Pur apprezzando l’impegno dell’Amministrazione in alcune iniziative partecipative – come “scuole come Beni Comuni” e i progetti europei promossi dall’Unitùà Operativa Progetti Europei – il gruppo consiliare sottolinea come queste azioni, pur significative, non siano equiparabili agli strumenti previsti dal Regolamento del 2017.

“Esiste una distinzione sostanziale tra la natura delle iniziative citate e l’approccio su cui si fondano il Regolamento comunale e la Carta dei Beni Comuni”, afferma Zonari, chiarendo che tali strumenti sono nati per dare seguito all’”autonoma iniziativa dei cittadini singoli e associati”, così come previsto dal principio costituzionale di sussidiarietà.

Nel documento si evidenzia anche la centralità della Carta dei Beni Comuni, descritta come “la base e il fondamento del Regolamento”, e si ricorda come questa sottollinei l’importanza di “lasciare al cittadino la necessità del venire a galla di un’istanza”. Il Regolamento, proprio in virtù di questi presuppopsti, è stato costruito per supportare iniziative che nascono “dal basso”, attraverso forme anche spontanee e proposte formulate direttamente dai cittadini.

Il punto critico, secondo il gruppo consiliare, riguarda però l’assenza di un sistema chiaro per accedere a questi strumenti. “Dalla risposta dell’Assessora non emerge, a nostro avviso, in nessun punto, una chiara e diretta indicazione”, si legge nella nota, “di come l’Amministrazione intenda garantire la continuità e le modalità di espletamento delle funzioni precedentemente attrabuite all’Urban Center”.

Oggi sul sito del Comune è visibile un solo Patto di collaborazione attivo, fatto che, secondo La Comune, non riflette la vivacità civica di Ferrara. Per questo motivo il gruppo propone di “definire urgentemente un modello operativo e organizzativo stabile e accessibile”, che possa costituire “un unico punto di riferimento chiaro e un adeguato supporto a tutte le comunità di pratiche” presenti in città.

Infine, il gruppo consiliare si dice fiducioso che l’assessora voglia dare seguito alle sue stesse parole, avendo lei stessa elencato “gli innumerevoli benefici derivanti dai processi partecipativi”, tra cui “la trasparenza, la valorizzazione delle risorse locali, la rigenerazione urbana e la coesione sociale”. Un impegno che, sottolineano da La Comune, merita di essere concretizzato con strumenti adeguati e accessibili a tutti”.

Anche La Comune di Ferrara digiuna contro il Decreto Sicurezza

Giovanna Tonioli, Andrea Firrincieli, Marcella Ravaglia e Daniela Cataldo aderiscono all’iniziativa preocupati per “questa torsione securitaria”

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La Comune di Ferrara aderisce al digiuno a staffetta contro il Decreto Sicurezza per denunciare l’approvazione di «un provvedimento che limita gravemente lo spazio civico, criminalizza il dissenso pacifico e mette a rischio diritti fondamentali di cittadine e cittadini».

L’iniziativa è stata promossa da a Buon Diritto, Acli, Antigone, Arci, Cgil, Cnca coordinamento nazionale comunità accoglienti, Forum Droghe, L’Altro Diritto, La Società della Ragione, Ristretti Orizzonti, in risposta alla forzatura istituzionale che ha visto il Governo trasformare il disegno di legge nell’ennesimo decreto legge, senza che vi fossero né necessità né urgenza, sottraendo al Parlamento la possibilità di concludere la discussione.

Per La Comune digiuneranno Giovanna Tonioli (7 maggio), Andrea Firrincieli (9 maggio) Marcella Ravaglia (11 maggio) e Daniela Cataldo (23 maggio), ma la lista potrebbe allungarsi nelle prossime ore.

“Ci preoccupa – dicono – questa torsione securitaria che si stringe sempre più attorno alle vite delle persone, vogliamo dare corpo alla nostra opposizione. Il digiuno a staffetta vuole essere una forma di resistenza civile nonviolenta contro «il più grande attacco alla libertà di protesta nella storia repubblicana» volto a comprimere i diritti e accentrare il potere”.

“Il decreto sicurezza – spiegano – reprime le manifestazioni pacifiche, il dissenso e la protesta sociale, inclusa la resistenza passiva; colpisce carceri e Cpr con l’introduzione del reato di rivolta (anche passiva) e con la reclusione di donne incinte o con figli piccoli negli ICAM (con la minaccia di separare i bambini dalle madri come
sanzione disciplinare); criminalizza la povertà e le fragilità; introduce il divieto della coltivazione e commercializzazione della canapa tessile; amplia i poteri delle forze di sicurezza e istituisce nuovi reati con pene pesanti anche per fatti di sola rilevanza sociale”.

Il digiuno è iniziato il 29 aprile e durerà fino 30 maggio, vigilia della manifestazione nazionale a Roma. Rappresenta una catena di solidarietà e resistenza civile, per dire no al Decreto Sicurezza: come suggerisce Don Ciotti, usiamo il corpo come strumento di protesta nonviolenta contro le leggi ingiuste. L’obiettivo è chiedere al Parlamento di non convertire in legge il Decreto Sicurezza.

Le inadempienze che ostacolano l’attività consiliare

Intervento di Anna Zonari de La Comune di Ferrara che auspica si possa “lavorare insieme per trovare soluzioni condivise e proficue per il bene della nostra città”

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di Anna Zonari*

Come consigliera comunale de La Comune di Ferrara, desidero richiamare l’attenzione su alcune persistenti inadempienze che, a mio avviso, ostacolano il corretto svolgimento dell’attività consiliare e il pieno esercizio del mio mandato.

È doveroso evidenziare che diverse interrogazioni e interpellanze da me presentate non hanno ricevuto riscontro nei termini perentori stabiliti dal Regolamento del Consiglio Comunale. L’Articolo 97, comma 4, e l’Articolo 98, comma 3, del Regolamento sono inequivocabili: le risposte devono essere fornite entro 30 giorni dalla presentazione.

Ad oggi, 30 aprile 2025, le interrogazioni e interpellanze in attesa di risposta sono le seguenti, con i relativi giorni di ritardo:

Interrogazione sul PUMS Piano Urbano Mobilità Sostenibile, presentata il 31.01.2025 (59 giorni di ritardo)
Interrogazione sul Rischio Idraulico presentata il 03.02.2025 (56 giorni di ritardo)
Interrogazione su ex Caserma Pozzuolo del Friuli presentata il 27.02.2025 (32 giorni di ritardo)
Interrogazione sulla campagna di diserbo chimico presentata il 05.03.2025 (26 giorni di ritardo)
Interpellanza su trasparenza e vigilanza sulle modifiche del perimetro del territorio urbanizzato presentata il 18.03.2025 (13 giorni di ritardo)
Interrogazione su interventi straordinari al verde pubblico presentata il 27.03.2025 (4 giorni di ritardo)
A ciò, si aggiunge la mancata risposta ad una richiesta di accesso agli atti presentata in data 10 ottobre 2024 e sollecitata in data 12 febbraio 2025, in merito ad una disposizione interna denominata “Istituzione, disciplina e disposizioni operative del “Nucleo Unità Cinofila”.

È opportuno ricordare che l’Articolo 39 del Regolamento del Consiglio Comunale prevede la possibilità che su richiesta di un quinto dei consiglieri in carica possa essere convocata una Commissione. Ai primi di novembre 2024, insieme a tutta la minoranza, abbiamo formalmente richiesto la convocazione di una commissione informativa sul tema del biometano,  per approfondire e valutare le molteplici implicazioni di ordine sanitario, ambientale e urbanistico derivanti dagli impianti per la produzione di biogas/biometano, già operativi o in fase di autorizzazione, situati nel territorio del nostro Comune.

In un’ottica di collaborazione e tenendo conto delle dinamiche interne all’Amministrazione, in seguito alla sospensione dell’ex assessore Lodi avvenuta a dicembre, ho atteso la nomina del nuovo assessore Vita Finzi (avvenuta in data 25 febbraio 2025) per ripresentare formalmente, in data 6 marzo, la richiesta di commissione.

Se da un lato sono consapevole degli impegni gravanti sull’Amministrazione, dall’altro non posso esimermi dal sottolineare che il reiterato mancato rispetto dei termini regolamentari mina la trasparenza e l’efficacia dell’azione amministrativa.

Rinnovo quindi l’auspicio che si possa lavorare insieme, nel pieno rispetto del Regolamento, per trovare soluzioni condivise e proficue per il bene della nostra città.

*Presidente Gruppo Consiliare La Comune di Ferrara

Eventi: no alle minacce, ma chiarire su piano acustico e deroghe

La Comune di Ferrara interroga il sindaco: otto punti per fare luce su partecipazione, mappatura del rumore e misure di tutela nelle aree più sensibili della città

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La Comune di Ferrara esprime la più ferma condanna nei confronti della recente lettera minatoria indirizzata al Comune nella persona del Sindaco in relazione al rumore e al disturbo del riposo causati dai concerti. Ogni forma di intimidazione e minaccia è inaccettabile e non rappresenta in alcun modo un modo civile e costruttivo per affrontare le problematiche.

Pensiamo inoltre che lo stile mafioso di queste minacce possa allontanare l’amministrazione cittadina dall’ascolto delle giuste preoccupazioni e istanze che attraverso la stampa e i canali istituzionali sono arrivate in merito all’inquinamento acustico derivato dal traffico, dalla cosiddetta movida notturna e da eventi o concerti.

Pensiamo che l’applicazione delle norme, un dialogo costruttivo e il confronto civile siano gli strumenti per raggiungere soluzioni condivise e sostenibili per il benessere di tutta la comunità.

Negli ultimi anni molte sono state le preoccupazioni dei cittadini relative all’inquinamento acustico e al disturbo del riposo, problematiche che vanno prese seriamente e che richiedono un approccio strutturato e condiviso che richiede, ma va anche oltre, l’applicazione delle norme vigenti in merito.

E’ evidente la necessità di trovare un equilibrio tra il diritto al riposo dei cittadini e la vivacità culturale e di intrattenimento che anima la nostra città, inclusi gli eventi musicali.

In riferimento alle problematiche relative all’inquinamento acustico nella città di Ferrara, in considerazione della necessità di tutelare la salute e il benessere dei cittadini, abbiamo chiesto chiarimenti urgenti al Sindaco o agli Assessori competenti in merito ai seguenti punti:

  • Coinvolgimento del pubblico nelle decisioni ambientali: Si chiede all’amministrazione comunale se ritenga che, nella procedura di autorizzazione di attività che possono avere effetti significativi sull’ambiente, come grandi concerti e manifestazioni sul suolo pubblico, sia stato pienamente rispettato l’obbligo di coinvolgere il pubblico, come previsto dal Titolo VII della Parte II del Decreto Legislativo n. 152/2006 (Testo Unico Ambientale).
  • Validità del cosiddetto Piano del Rumore: Si interroga l’amministrazione comunale sulla rispondenza all’attuale situazione della classificazione acustica contenuta nel Piano del Rumore, approvato dalla Giunta a soli otto giorni dall’affidamento dell’incarico per la sua predisposizione alla ditta che l’ha redatto.
  • Rilievi fonometrici e mappatura acustica: Si chiede di conoscere quando, quanti e quali rilievi fonometrici siano stati effettuati per verificare e aggiornare la mappatura acustica dell’agglomerato di Ferrara alle condizioni reali e attuali del territorio.
  • Interventi per la mitigazione del rumore stradale: Si sollecitano informazioni dettagliate sugli interventi per la mitigazione del rumore stradale nel centro urbano di Ferrara che sono effettivamente programmati per gli anni 2025 e 2026.
  • Limiti per le manifestazioni nel 2025: Si chiede quali limiti di orario, durata massima e massimo rumore verranno fissati in deroga per le manifestazioni (musicali e non) che si svolgeranno nel 2025 in aree sensibili come la Darsena, piazza Trento Trieste, piazza Ariostea e altre zone dove i residenti hanno precedentemente lamentato disturbo del riposo.
  • Controlli durante le manifestazioni: Si richiede di conoscere quali controlli vengano effettivamente effettuati affinché, durante manifestazioni e spettacoli, il suono nell’area e, in particolare, il suono percepito nelle abitazioni, rispetti i limiti di intensità e orario fissati in deroga.
  • Esposizione del pubblico al rumore: Si chiede quali controlli verranno attuati per garantire che il pubblico presente alle manifestazioni e/o ai concerti non sia esposto a livelli di rumore superiori a 108 dB(A) LAsmax, come definito dalla DGR 1197 del 2020.
  • Rispetto dei limiti per grandi eventi: Si chiede quali controlli verranno effettuati affinché, nei casi di manifestazioni con grande affluenza di pubblico e/o di lunga durata, siano rispettati i limiti orari e di facciata definiti dalla DGR 1197 del 2020.

Gruppo consiliare La Comune di Ferrara

Che fine ha fatto l’Urban Center?

La consigliera Anna Zonari (La Comune di Ferrara) chiede chiarimenti sulla continuità delle funzioni previste dal Regolamento comunale per la partecipazione dei cittadini dopo la soppressione della struttura

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Con un’interrogazione rivolta al sindaco e all’assessore competente, la consigliera Anna Zonari, presidente del Gruppo Consiliare La Comune di Ferrara, solleva dubbi e preoccupazioni circa le conseguenze della soppressione dell’Urban Center comunale, struttura precedentemente incaricata del coordinamento e del supporto alle iniziative cittadine per la cura e il governo dei beni comuni.

La richiesta parte da un principio costituzionale fondamentale: “l’articolo 118, quarto comma, della Costituzione riconosce e promuove l’autonoma iniziativa dei cittadini singoli e associati per lo svolgimento di attività di interesse generale”, in linea con i riferimenti normativi del Tuel e del Codice del Terzo Settore.

Zonari ricorda che il Consiglio Comunale, nel 2017, ha approvato un Regolamento per la partecipazione nel governo e nella cura dei beni comuni, individuando nell’Urban Center la struttura interna responsabile del suo funzionamento. Questo organismo svolgeva funzioni cruciali come “attività di ascolto, informazione, analisi di casi, accompagnamento delle comunità, supporto alla promozione delle iniziative”, oltre alla gestione degli strumenti online e al coordinamento del Gruppo di lavoro “Beni comuni”.

A fronte della soppressione dell’Urban Center, l’interrogazione chiede chiarimenti su quale sia l’attuale procedura definita dall’Amministrazione comunale per garantire il coordinamento e la gestione delle proposte dei cittadini in conformità con il Regolamento vigente. Si domanda inoltre come vengano oggi gestite le funzioni di interlocuzione unica con i cittadini e le comunità di pratiche, l’analisi dei casi, l’individuazione degli Uffici Tutor competenti, l’accompagnamento e la mediazione, il supporto alle iniziative e la gestione degli strumenti online, nonché il coordinamento del Gruppo di lavoro “Beni comuni”.

La consigliera chiede anche quali strumenti e misure concrete intenda adottare l’Amministrazione per facilitare l’attuazione del Regolamento e sostenere le iniziative dei cittadini, nonostante l’assenza della struttura di facilitazione precedentemente designata.

Infine, viene sollecitata una risposta in merito a quali azioni siano previste per informare la cittadinanza sulle opportunità di partecipazione e sulle eventuali nuove procedure per l’attivazione di iniziative per la cura e il governo dei beni comuni, nel rispetto della continuità amministrativa.

L’interrogazione, che richiede risposta scritta ai sensi del Regolamento del Consiglio Comunale, rilancia l’attenzione sul ruolo della cittadinanza attiva nella gestione condivisa del territorio, e invita l’Amministrazione a chiarire se intenda ancora valorizzare il principio di sussidiarietà come leva di democrazia e partecipazione.

Senzatetto a Ferrara. La Comune chiede un cambio di passo

Intervento del gruppo rappresentato in Consiglio comunale da Anna Zonari

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A seguito di un’interpellanza e di risposte ritenute insoddisfacenti da parte dell’Amministrazione comunale sul tema dei senza fissa dimora, La Comune desidera condividere alcune riflessioni e avanzare proposte concrete.

Chi sono i senza fissa dimora? Persone che si trovano a vivere senza un’abitazione stabile per svariate ragioni. Condizione che spesso comporta gravi ripercussioni sulla salute fisica e mentale, sulla capacità di trovare lavoro, sull’inclusione sociale e sulla partecipazione alla vita della comunità.

Quali sono i problemi riscontrati a Ferrara? Dalle analisi de La Comune emergono diverse criticità nella gestione del fenomeno. Innanzitutto, si evidenzia l’assenza di un osservatorio comunale strutturato che possa fornire dati affidabili sul numero effettivo di persone senza fissa dimora e sui loro bisogni.

L’Unità di Strada (Uds), incaricata di monitorare il fenomeno e intercettare le persone in difficoltà, effettua uscite solo tre uscite settimanali in orario serale, risultando assente in momenti di maggiore bisogno, soprattutto nei mesi invernali e nei fine settimana.

Anche l’accesso al PRIS (Pronto Intervento Sociale) presenta delle limitazioni. Nonostante sia un servizio H24 nato per rispondere a situazioni di urgenza sociale, il numero è riservato principalmente agli enti e alle forze dell’ordine, escludendo di fatto la preziosa risorsa del volontariato, spesso in prima linea nell’intercettare le emergenze.

Un altro aspetto critico riguarda la residenza fittizia. Nonostante sia un diritto fondamentale che permette l’accesso a servizi essenziali come la sanità e l’assistenza sociale, molte persone senza dimora a Ferrara risultano esserne prive. Risulta cruciale che le istituzioni garantiscano questo diritto e a tal fine sollecitiamo il Comune e la Regione ad una maggiore trasparenza nell’applicazione della normativa.

Evidente anche la mancanza di un sistema integrato di presa in carico che coinvolga attivamente il Comune, il terzo settore e il volontariato. Spesso i volontari operano in solitudine, senza un’adeguata regia e senza un coordinamento efficace con i servizi pubblici. La scarsa partecipazione del terzo settore si riscontra anche nella definizione delle politiche locali, con una logica ancora troppo orientata ai bandi e ai contributi una tantum anziché alla co-programmazione e co-progettazione. Un esempio è l’esistenza del Piano di Attuazione Locale (PAL), documento sostanzialmente sconosciuto a operatori e volontari.

Le proposte de La Comune per un cambio di passo:

Istituire un osservatorio comunale strutturato e partecipato, che coinvolga attivamente associazioni e volontari;
Potenziare l’Unità di Strada, aumentando le risorse e ampliando l’orario di servizio per garantire uscite serali quotidiane e raggiungere anche le zone periferiche;
• Rendere l’accesso al PRIS più accessibile al volontariato, studiando modalità operative che ne preservino l’efficacia;
• Promuovere una vera co-programmazione e co-progettazione degli interventi, superando la logica dei bandi al minor costo e coinvolgendo il terzo settore nella definizione delle politiche locali. La scadenza di fine maggio del bando sui servizi per i senza fissa dimora potrebbe rappresentare un’opportunità per cambiare approccio.
Aprire una condivisione sulla presa in carico dei senza fissa dimora in un contesto più ampio, coordinato dalla Prefettura, coinvolgendo diversi enti e servizi (Forze di Polizia, INPS, USL, ospedale, volontariato).
• Lavorare per la costruzione di una struttura di prima accoglienza a bassissima soglia, più flessibile e adattabile alle esigenze dei senzatetto rispetto ai dormitori tradizionali, con un approccio orientato all’inclusione sociale e al supporto psicologico.
Siamo convinti che i problemi complessi si possano affrontare solo con un’Amministrazione realmente condivisa e basata sulla co-programmazione e co-progettazione con tutti gli attori locali.

Consiglio interrotto. Zonari: “Chi è parte delle istituzioni deve per primo rispettarle”

La consigliera de La Comune protocolla una mozione nella quale sostiene essere “inaccettabile che il Consiglio comunale degeneri in un contesto di grave disordine, dove lo scambio di insulti tra cittadini e il sindaco diventi normale”

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Dopo Marzia Marchi (M5S) anche Anna Zonari (La Comune di Ferrara) propone una mozione, con riferimento all’interruzione del Consiglio comunale del 24 marzo, nella quale stigmatizza il comportamento del sindaco Alan Fabbri mentre, a differenza della collega, usa toni più assolutori verso il presidente del Consiglio comunale Federico Soffritti.

“Chi è parte delle Istituzioni – scrive – deve per primo rispettarle, ponendo compiutamente in essere le regole alla base delle stesse”. Così Zonari impegna “i consiglieri e le consigliere, il presidente del Consiglio comunale, il sindaco e la giunta ad agire sempre, in ogni circostanza, nel pieno rispetto di Statuto e Regolamento del Consiglio comunale di Ferrara, al fine di esaltare il ruolo delle Istituzioni democratiche garantendo un clima di rispetto sostanziale e per rappresentare un reale punto di riferimento e un esempio per l’intera comunità”.

La consigliera, per prima cosa, ricorda passo passo ciò che è avvenuto dopo la presentazione delle due mozione e un odg sul riconoscimento dello Stato di Palestina da parte di Marzia Marchi per il Movimento 5 Stelle, Massimo Buriani (Pd) a nome oltre che del suo partito anche della Civica Anselmo e de La Comune di Ferrara e Iolanda Madeo (Fd’I) per la maggioranza.

“All’avvio del dibattito – scrive -, un piccolo gruppo di persone, presente già in precedenza nello spazio dedicato al pubblico, ha srotolato striscioni e manifesti pro Palestina e gridato “Vergognatevi!”, “ Terrorista è lo Stato di Israele”, “Assassini, assassini”.

“Mentre la polizia locale – ricorda Zonari – , ai sensi del regolamento, all’art. 71 comma 1 interveniva prontamente per rimuovere striscioni e manifesti e invitare chi urlava e chi registrava e/o riprendeva ad uscire dall’Aula, il Presidente del Consiglio Comunale, ha comunicato: ‘La seduta è sospesa’, ‘La seduta è sospesa’, ‘Abbandoniamo l’aula’ e, poco dopo, ‘Il consiglio è terminato’”.

Nella mozione viene anche ricordato che il sindaco “fino a poco prima non presente fisicamente in aula e collegato da remoto”, ha preso parola “dopo che il Presidente del Consiglio Comunale ha dichiarato terminata la seduta” e, “ignorando di fatto le decisioni prese dallo stesso”, ha iniziato a “urlare ‘Terroristi’, ‘Terroristi’, ‘Siete filo terroristi’, ‘Andè a cà vostra’”.

Poco dopo lo stesso Fabbri ha lasciato la sua postazione avvicinandosi ai manifestanti “proseguendo le accuse e gli insulti reciproci”.

La consigliera ricorda dunque che in nessuna sua parte il regolamento, “prevede che il sindaco possa sostituirsi al presidente del Consiglio comunale nel gestire il rapporto con un pubblico non rispettoso del Regolamento”. Quest’ultimo “ha la funzione di mantenere l’ordine del consiglio comunale e la sua decisione di sospendere e successivamente chiudere la seduta rientra nell’ambito delle sue responsabilità per il mantenimento dell’ordine pubblico, nonché da una valutazione sulla possibilità di ripristinare un clima consono al dibattito democratico in tempi ragionevoli”.

“Il corretto funzionamento di un consiglio comunale – aggiunge – si basa sulla collaborazione e sul rispetto reciproco dei ruoli tra il Presidente del Consiglio e il Sindaco e una incongruenza tra le decisioni prese dal Presidente (di terminare la seduta) e la decisione del Sindaco (di interloquire con i manifestanti, esacerbando il conflitto) può essere interpretato come una mancanza di rispetto per l’autorità del presidente e per il ruolo di quest’ultimo nella gestione dell’assemblea”.

Così Fabbri, “in quanto responsabile dell’amministrazione, avrebbe dovuto agire, in conformità con le leggi e i regolamenti, per contribuire a mantenere un comportamento istituzionale e improntato alla moderazione e alla tutela dell’ordine pubblico”.

Ricorda inoltre che “l’utilizzo da parte del Sindaco di termini quali ‘terroristi’ o ‘filo-terroristi’ per descrivere i manifestanti, nonché l’accusa di ‘complicità’ rivolta ad alcuni consiglieri di minoranza, oltre a non trovare alcun fondamento nella realtà dei fatti, rappresentano un’ingiustificata criminalizzazione di persone che stavano esercitando il proprio diritto di manifestare, seppur in modalità verbalmente aggressive e non consone al regolamento del consiglio”.

“L’uso – prosegue -, da parte del Primo Cittadino, di un linguaggio così grave e stigmatizzante contribuisce a polarizzare il dibattito, delegittimare il dissenso e danneggiare il clima di rispetto e collaborazione all’interno del consiglio comunale, oltre a ledere l’immagine dell’intera istituzione”.

“È inaccettabile – conclude Zonari – che il Consiglio Comunale degeneri in un contesto di grave disordine, dove lo scambio di insulti tra cittadini e il sindaco diventi normale, e dove numerosi consiglieri di maggioranza e membri della Giunta si comportino come una tifoseria acclamante ed applaudente, utilizzando persino i propri telefoni cellulari per riprendere la scena”.

Zona Medioevale. Quando l’allargamento della Ztl?

La Comune di Ferrara chiede all’amministrazione tempi più precisi con un question time che verrà discusso nel prossimo Consiglio

“In quali strade, con quali varchi e quando sono previsti i prossimi interventi per l’allargamento della Ztl Medioevale”. È questa la domanda che Anna Zonari, consigliera de La Comune di Ferrara, pone all’amministrazione di Ferrara in un Question Time che verrà discusso probabilmente già nel prossimo Consiglio comunale.

Nel Qt viene riportato che i comuni con popolazione superiore ai 30mila abitanti devono prevedere “l’estensione delle zone a traffico limitato (ZTL) in modo che esse vadano a ricoprire il 100% della superficie del centro storico”.

“Nel Pums – ricorda Zonari – approvato nella seduta del Consiglio Comunale del 16 dicembre 2019 era prevista l’estensione della Ztl B1 entro il 2022 e l’estensione della Ztl a tutto il Centro Storico intra-mura entro il 2030”.

Inoltre nel piano triennale delle opere pubbliche che fa riferimento agli anni 2024-2026 “erano previsti per il 2025 interventi per l’allargamento della Ztl Medioevale e per la realizzazione di nuovi varchi”.

Al contrario, specifica la consigliera de La Comune di Ferrara, “nel Documento Unico di Programmazione 2025 – 2027, approvato nella seduta del 10-2-2025 del Consiglio Comunale, non sono presenti espliciti riferimenti ad interventi per l’allargamento della Ztl Medioevale”.

Strada a Craxi. “Non banalizzare la Questione morale”

La consigliera di opposizione replica al centrodestra che vorrebbe intitolare un luogo pubblico di Ferrara al politico che morì in latitanza

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Il tema della “Questione Morale” si concentra sulla necessità di un comportamento etico e responsabile da parte di chi occupa posizioni di autorità, al fine di garantire la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e nel sistema democratico e riguarda la condotta e l’integrità di coloro che detengono il potere, sia in politica che in altri ambiti della società.

L’importanza della questione morale risiede nel suo impatto sulla credibilità e sulla legittimità delle istituzioni. Quando i cittadini percepiscono una mancanza di integrità e di etica da parte di coloro che li rappresentano, la fiducia nel sistema politico e nelle istituzioni può diminuire, portando a disaffezione, apatia e risentimento. La crisi della democrazia rappresentativa manifestata dal crescente astensionismo elettorale , ha certamente molte cause, ma tra queste la “Questione Morale” non è certo la meno influente.

La percezione della moralità e dell’etica nella politica e nella società nel suo complesso evidentemente è diversa da paese e paese. In Germania negli ultimi 15 anni ben tre ministri si sono dimessi per le accuse di plagio nelle loro tesi di dottorato. In Inghilterra la ministra dell’interno si dimise perché il marito aveva acquistato due film pornografici utilizzando l’abbonamento televisivo pagato con i soldi dei contribuenti. All’estero di casi del genere ce ne sono stati parecchi. Non in Italia. A parte la sospensione dalle cariche politiche a seguito di alcune condanne penali, da noi sono veramente rari i casi di dimissione volontaria per questioni morali. Le poltrone del potere in Italia sono ricoperte da una colla molto forte e una volta che ci si è seduti sopra è proprio difficile staccarsi.

La città di Ferrara ha visto recentemente la condanna del ex vicesindaco Nicola Lodi che ha comportato la sospensione per 18 mesi da tutti i suoi incarichi in Comune.

Ora vede la proposta di dedicare il nome di un luogo pubblico a Bettino Craxi.

La toponomastica delle strade urbane può essere uno strumento potente per riscrivere la storia politica dell’Italia e, visto che la storia la riscrivono i vincitori, intitolare una strada a un politico anziché ad un altro, è un modo per indirizzare la memoria collettiva. Non è solo un modo reverenziale di omaggiare un personaggio, come può essere stato intitolando una piazza al padre di Vittorio Sgarbi.

Normalmente una buona amministrazione cittadina evita accuratamente di attribuire il nome delle strade a figure controverse e fortemente divisive. Non sono rari i casi in cui i nomi di strade legati a figure storiche controverse sono stati rimossi o sostituiti per prendere le distanze da un passato scomodo, ma, soprattutto, promuovere una visione più inclusiva della storia.

Per questo non si dovrebbe intitolare una strada o una piazza a Bettino Craxi.

Il crollo del sistema dei partiti tradizionali non ha insegnato nulla?

Non possiamo dimenticare che Craxi fu condannato in via definitiva a cinque anni e sei mesi per corruzione nel processo Eni-Sai e a quattro anni e sei mesi per finanziamento illecito nel processo relativo alle tangenti della Metropolitana Milanese. Cosa ancor più rilevante delle condanne, che si possono espiare, non possiamo dimenticare che fuggì all’estero, evitando di scontare la pena.

Le condanne e la fuga di Bettino Craxi pesano come macigni sulla sua immagine e in genere sulla questione morale nella politica italiana. Sono passati ormai più di 30 anni da quando Craxi si trasferì ad Hammamet, storia vecchia ! Non si parla più di questione morale. Ma quanta corruzione e malaffare serpeggiano ancora nella politica italiana?  Non lamentatevi della  dilagante sfiducia nelle istituzioni e della crisi di rappresentatività che emerge dal crescente astensionismo elettorale. Che segnale di rinnovamento morale della classe dirigente del paese diamo intitolando una strada a Bettino Craxi? Quale messaggio vogliamo dare alle future generazioni? Che il consenso e prestigio politico può giustificare anche la corruzione e l’illegalità? Se non vogliamo che la memoria collettiva di Ferrara si orienti verso una idea che il consenso politico può condonare il crimine, l’illegalità ed il malaffare  non possiamo dare a una strada di Ferrara il nome di un politico, della storia recente, condannato più volte in via definitiva e che non ha scontato la pena trasferendosi in Tunisia.

La Comune: “Ripubblicizzare la gestione dei rifiuti”

Intervento della lista dopo l’incontro organizzato da Rete Giustizia Climatica Ferrara e Forum Ferrara Partecipata giovedì

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Un sentito ringraziamento a Rete Giustizia Climatica Ferrara e Forum Ferrara Partecipata per aver organizzato ieri un importante convegno sul tema della gestione dei rifiuti urbani.

Il settore dei rifiuti è uno dei tre principali settori che emettono metano, dopo l’agricoltura e il settore petrolifero e del gas ed è responsabile di circa il 20% delle emissioni di metano causate dall’uomo a livello globale.

Ridurre rapidamente e in modo significativo l’inquinamento da metano è una delle opportunità più importanti che abbiamo per rallentare il ritmo del riscaldamento globale nei prossimi due decenni.

Il primo passo per ridurre al minimo la produzione di rifiuti è evitare che i rifiuti si generino e dunque minimizzare l’utilizzo di prodotti monouso o di breve durata e orientare le politiche e le pratiche ai principi individuati anche dalla stessa Unione Europea e dalla normativa italiana, quelli delle famose 4R – riduzione, riuso, riciclaggio e recupero.

Crediamo che una gestione pubblica, avendo come scopo primario il perseguimento dell’interesse collettivo, sia naturalmente portata per orientarsi verso politiche ambientali efficaci e orientate al lungo termine, mentre una gestione privata, pur nel rispetto delle normative, è intrinsecamente orientata alla generazione di profitto, una logica che non sempre coincide con gli obiettivi di massima tutela ambientale.

Certo, il passaggio a una gestione pubblica richiede un’attenta pianificazione e dialogo con tutti i portatori di interesse, in primis i cittadini e un impegno concreto da parte dell’amministrazione, ma l’esperienza di Alea nel forlivese dimostra che la ripubblicizzazione del servizio può essere una maniera efficace per raggiungere questi obiettivi ambiziosi quanto cruciali.

I 13 Comuni che hanno fatto nascere Alea (subentrata ad Hera) non hanno messo 1 euro dal bilancio comunale, utilizzando un prestito dalle banche e mettendo come garanzia le azioni di Hera di loro proprietà. Da quando è subentrata la gestione pubblica partecipata, i costi per i cittadini sono progressivamente calati, così come è andato aumentando il decoro della città.

Un sistema responsabilizzante e partecipativo, un’attenta organizzazione hanno portato ad un efficace e soddisfacente modalità di raccolta porta a porta, con la tariffazione puntuale, un aumento della qualità del rifiuto differenziato e una diminuzione dell’indifferenziato.

I fondi del Pnrr sono stati abilmente utilizzati per l’apertura di 11 eco centri per permettere ai cittadini di conferire in maniera aggiuntiva rispetto al calendario e una Control room permetterà a breve di migliorare il monitoraggio e il controllo, individuando in tempo reale le zone in cui si verificano abbandoni o anomalie.

Si può fare, è solo questione di visione e volontà politica!

Conflitto di interessi. Gulinelli promuove Gulinelli

L’assessore risponde sul controllo di se stesso. Ma tace sulle spese. Zonari: “Anomalia”

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“Sì”. È la risposta alla domanda se la vigilanza esercitata dall’assessore Gulinelli o da altri organi preposti rispetto a potenziali conflitti d’interesse in Ferrara Arte sia stata valida. E la risposta arriva dallo stesso assessore Marco Gulinelli.

È il ‘bisticcio istituzionale’ andato in scena nell’ultimo consiglio comunale. Anna Zonari de La Comune chiedeva in una interpellanza al sindaco lumi in merito ai rapporti tra Ferrara Arte e Vittorio Sgarbi, presidente della Fondazione Cavallini Sgarbi.

Tra i punti sollevati da Zonari vi era anche la richiesta di conoscere il numero di opere della Fondazione Cavallini-Sgarbi esposte in mostre organizzate da Ferrara Arte e i relativi costi a carico dell’ente pubblico.

La consigliera di opposizione faceva presente che “la presenza di un’opera d’arte all’interno di mostre ufficiali ne attesta la qualità e ne aumenta visibilità e prestigio e di conseguenza il valore economico”.

Ecco allora che se la Fondazione Cavallini Sgarbi, di cui è presidente il critico d’arte che è anche presidente di Ferrara Arte, comporterebbe, a detta di Zonari, una coesistenza di ruoli che potrebbe scadere in un potenziale conflitto di interessi.

L’assessore, uomo di fiducia dello stesso Sgarbi, risponde che ad oggi le opere della Fondazione Cavallini Sgarbi esposte “sono state 28 spalmate su 7 mostre”. E “né il Comune di Ferrara né Ferrara Arte hanno pagato nessun compenso”.

E secondo l’assessore non si può parlare di conflitto di interesse “perché né Sgarbi né la fondazione di cui è presidente non hanno mai percepito compensi per le opere date in prestito a Ferrara Arte. Più che un conflitto di interesse sarebbe più corretto parlare di dono alla città”.

Infine la domanda sulla vigilanza dovuta da parte dell’assessorato alla cultura. Una domanda rivolta al sindaco Alan Fabbri, il quale però ha delegato a rispondere proprio Golinelli.

Di fronte alla valutazione positiva che Gulinelli fa di se stesso, Zonari obbietta che è quantomeno “anomalo che un assessore risponda che ha vigilato bene su se stesso”. Ma anche sul resto della spiegazione la consigliera avanza dubbi: “nell’interpellanza non si faceva coincidere l’ipotesi di conflitto di interesse con un eventuale compenso per il prestito delle opere. Ci sono costi di assicurazione, trasporti, manutenzione opere…”.

Su questi Gulinelli non ha proferito parola.

Ferrara e il consumo di suolo nel quadrante est, futuro da chiarire

Dal progetto Fe.ris al Pug: il ruolo dei cittadini nella pianificazione urbana e le scelte calate dall’alto. Interpellanza del gruppo consiliare La Comune di Ferrara

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Quando nel 2022 venne presentato il progetto Fe.ris, che prevedeva la realizzazione di un ipermercato in un campo agricolo prospiciente il parco delle Mura all’angolo tra via Caldirolo e via Turchi, un nutrito numero di cittadini prese coscienza di come solo rendendo i cittadini partecipi delle scelte che plasmano gli spazi in cui vivono si poteva prospettare una città futura migliore.

I residenti conoscono le peculiarità, le criticità e le potenzialità del proprio territorio meglio di chiunque altro. La loro prospettiva può contribuire a progetti urbanistici più equilibrati e realmente utili. Per questo la proposta di Piano Urbanistico Generale (PUG) presentata dall’amministrazione ha ricevuto centinaia di osservazioni da cittadini che hanno passato ore a studiare cartografie e discipline urbanistiche, non per chiedere di realizzare una villetta nel proprio giardino, ma per suggerire migliorie, soluzioni ai problemi, idee di sviluppo, con la prospettiva di migliorare la qualità del vivere a Ferrara . Alcune di queste osservazioni al PUG sono state accolte, almeno parzialmente; ma alla fine è stata adottata la proposta presentata dalla giunta senza sostanziali modifiche; riproducendo il solito panorama urbanistico caratterizzato da scelte calate dall’alto .

La pianificazione urbana svolge un ruolo cruciale nel dare forma al futuro delle città, bilanciando le esigenze di crescita economica, le esigenze sociali e la sostenibilità ambientale. Il PUG funge da strumento primario per governare le trasformazioni urbane del territorio comunale di domani. Tuttavia, l’implementazione dei PUG può essere complessa, spesso comportando compromessi e aggiustamenti che possono inavvertitamente contraddire gli obiettivi iniziali del piano e le più ampie politiche regionali.

Per questo i cittadini che si erano studiati le cartografie del PUG sono rimasti perplessi vedendo che veniva adottata una serie di trasformazioni del perimetro del territorio urbanizzato nell’area est di Ferrara.
La trasformazione di aree agricole in aree urbanizzate, anche se progettata con attenzione alla permeabilità, solleva diversi interrogativi. Ma il principale è: perchè farla? A chi giova? Perchè quel campo e non quello del vicino?

Conoscendo gli obiettivi specifici del PUG di Ferrara in merito alla riduzione del consumo di suolo e alla salvaguardia dei terreni agricoli, ogni trasformazione da terreno non edificabile a terreno edificabile dovrebbe essere ben motivata. Con la popolazione in calo e migliaia di abitazioni inutilizzate non abbiamo certo bisogno di nuove speculazioni residenziali.

Se poi, come è successo, è stato segnalato dai cittadini che queste trasformazioni erano in contrasto con la legge regionale, non si può far finta di niente.

Inoltre, la pressione per tali trasformazioni può favorire pratiche abusive, mettendo a dura prova l’efficacia dei meccanismi di controllo e vigilanza.

Per questo abbiamo chiesto al Sindaco che venga chiarito il processo decisionale che ha portato ad almeno 6 trasformazioni da area agricola a tessuto urbanizzato nel quadrante est di Ferrara. Nel complesso sono decine di ettari di terreno la cui urbanizzazione va in contrasto con l’obiettivo di ridurre il consumo di suolo.

Vogliamo che sia fatta chiarezza su ciascuna di queste scelte di pianificazione urbana, comprenderne la loro logica ed esaminare attentamente il ruolo dei decisori politici nel dare forma a questi sviluppi potenzialmente in contrasto con le leggi regionali.