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La Comune di Ferrara | Femminile, Plurale, Partecipata

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Mobilità sostenibile a Ferrara: obiettivi ambiziosi, risultati incerti

Tra promesse e realtà, l’interrogazione di Anna Zonari (La Comune) mette in luce criticità e ritardi nell’attuazione del piano

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Nel dicembre 2019, il Consiglio Comunale di Ferrara ha approvato il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (Pums), uno strumento strategico per migliorare la mobilità urbana, la qualità dell’aria e la sicurezza stradale. Il piano prevede obiettivi ambiziosi da raggiungere entro il 2030, tra cui una riduzione del 50% dell’incidentalità stradale, con particolare attenzione alle categorie vulnerabili come pedoni, ciclisti, bambini e anziani. Il Pums include interventi concreti, come la creazione di zone 30, la messa in sicurezza degli attraversamenti pedonali, la riqualificazione dei percorsi pedonali e ciclabili, e l’adozione di una “Visione Zero Morti” nel lungo periodo.

Nonostante le premesse, a cinque anni dall’approvazione del piano, sorgono interrogativi sullo stato di attuazione degli interventi e sul monitoraggio dei risultati. La presidente del Gruppo Consiliare La Comune di Ferrara, Anna Zonari, ha presentato un’interrogazione al sindaco e alla Giunta per ottenere chiarimenti in merito. Tra le domande principali figurano lo stato di avanzamento delle azioni previste, la frequenza e i risultati dei monitoraggi obbligatori, e le misure adottate per ridurre l’incidentalità stradale.

Un tema centrale dell’interrogazione riguarda i cosiddetti “punti neri” della rete stradale comunale, ovvero le aree con una maggiore incidenza di incidenti. Si chiede quali interventi siano stati programmati o realizzati per migliorare la sicurezza in queste zone e quali strumenti siano stati utilizzati per identificare le criticità. Inoltre, viene chiesto se sia stata garantita la partecipazione attiva dei cittadini e delle associazioni di categoria nel processo di monitoraggio e attuazione degli interventi.

L’interrogazione pone anche l’accento sull’inclusione e sull’accessibilità, chiedendo se sia stato istituito il Disability Manager, figura prevista dal Pums per garantire il diritto alla mobilità delle persone con disabilità. La consigliera Zonari richiede dettagli sulle azioni intraprese da questa figura per promuovere un sistema di trasporti equo e sicuro.

Un ulteriore punto critico riguarda la trasparenza nell’utilizzo dei fondi destinati al Pums. Quanti dei finanziamenti stimati sono stati effettivamente spesi e come? Questa domanda si collega alla necessità di verificare se le risorse siano state impiegate in modo efficace per raggiungere gli obiettivi prefissati.

L’interrogazione sollecita infine una visione chiara su come l’amministrazione intenda procedere per garantire il raggiungimento degli obiettivi del Pums nel breve, medio e lungo termine. La sicurezza stradale e la mobilità sostenibile sono temi centrali per la qualità della vita dei cittadini di Ferrara, e la risposta del sindaco e della Giunta sarà determinante per valutare l’impegno dell’amministrazione su questi fronti.

Zonari: “Cosa fa il comune per le persone senza fissa dimora?”

La consigliera interpella sindaco e giunta su queste “donne e uomini estremamente vulnerabili che non scelgono di vivere secondo questa modalità”

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Il freddo si fa sentire e come ogni anno diverse sono le persone che dormono all’aperto nel territorio comunale e non solo nel centro cittadino. “Nella quasi totalità dei casi si tratta di donne e uomini estremamente vulnerabili che non scelgono di vivere secondo questa modalità”. Così La Comune di Ferrara, per voce della consigliera Anna Zonari, si fa sentire attraverso un’interpellanza con la quale cerca di mettere in chiaro sette aspetti.

“Il Comune – chiede Zonari -, in collaborazione con i servizi pubblici e privati sopracitati, possiede un osservatorio sul numero effettivo delle persone senza fissa dimora che dormono lungo le strade del territorio? In collaborazione con i servizi pubblici e privati sopracitati, monitora i bisogni di queste persone e il loro soddisfacimento e se sì come?”

La consigliera chiede dunque “qual è l’effettiva distribuzione dei ‘quasi cento posti‘ dichiarati e come sono suddivisi tra uomini e donne? L’accoglienza presso queste strutture è garantita anche a chi possiede un animale d’affezione? Quali sono gli orari e le modalità di attivazione del Pris (Pronto intervento sociale)?”

“A quante persone – prosegue – che vivono in strada è stata concessa l’iscrizione all’anagrafe per poter accedere al medico di base e curarsi?”

Infine chiede al Comune se, “nell’ottica della co-programmazione e co-progettazione, intende istituire un tavolo sulla povertà aperto alle realtà del terzo settore impegnate nel contrasto alle povertà e alla marginalità?”

“La situazione di queste persone – fa notare Zonari – è spesso complessa, con fattori di fragilità che si sovrappongono e non si possono identificare con una singola causa. Non sono consapevoli dei loro diritti e non dispongono di strumenti per renderli esigibili, rischiando di essere percepite come cittadini di ‘serie B’, in opposizione al principio costituzionale di uguaglianza sostanziale.

“Difficilmente – conclude – richiedono aiuto ai servizi sociali in autonomia, ma è compito del sistema integrato socio-sanitario trovare modalità rispettose e dignitose per rispondere ai loro bisogni”.

Linee di mandato. Fabbri snobba il consiglio comunale

Anna Zonari fa presente che da oltre sette mesi non è stato possibile confrontarsi sul programma del sindaco, nonostante le ripetute richieste della minoranza

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Apprendo dalla stampa locale con un certo sgomento che il documento sulle linee di mandato, composto da circa 25 pagine, è stato analizzato e approfondito da una testata locale, mentre i consiglieri comunali, a oltre sette mesi dall’inizio del mandato, non hanno avuto modo di confrontarsi su di esso, nonostante le ripetute richieste della minoranza.

Ritengo inaccettabile che il sindaco Alan Fabbri abbia deciso di condividere le linee di mandato con un giornale locale senza averle prima presentate al Consiglio Comunale, organo democratico che rappresenta tutti i cittadini.

Le linee di mandato rappresentano un momento fondamentale per definire le priorità e gli obiettivi dell’amministrazione comunale. La loro mancata presentazione in Consiglio Comunale non solo viola il principio di trasparenza, ma mina la fiducia nelle istituzioni e nei processi democratici.

Chiedo pertanto al sindaco Fabbri di chiarire le ragioni di questa scelta e di convocare al più presto una seduta del Consiglio Comunale in cui il documento possa essere illustrato e discusso: la trasparenza e il rispetto delle istituzioni sono i pilastri di una buona amministrazione: non possiamo tollerare che siano messi in secondo piano.

Centrali a biogas, tra profitto e salute pubblica

Proteste, criticità e appelli, l’allarme ambientale lanciato a Villanova all’assemblea sulla proliferazione degli impianti. I cittadini chiedono una pianificazione sostenibile per il territorio

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Villanova di Denore. Nel suggestivo ambiente della chiesa di San Biagio, a Villanova di Denore, sabato mattina (18 gennaio) si è svolto un incontro pubblico per parlare della proliferazione in Provincia di impianti a biogas e biometano, in un contesto in cui le autorizzazioni rilasciate continuano ad aumentare e in cui, proprio pochi giorni fa, è arrivata la notizia che la centrale a biometano a Gaibanella si farà, nonostante il consiglio comunale avesse votato in maniera unanime per il no. Circa un centinaio di persone – fra cittadini, rappresentanti politici ed esponenti dei comitati – hanno preso parte all’assemblea organizzata dal Coordinamento provinciale dei comitati Nobiogas Nobiometano e dalla Rete Giustizia Climatica Ferrara.

“Siamo ormai a più di 50 impianti di biogas e biometano nel Ferrarese – ha iniziato Corrado Oddi, della Rete Giustizia Climatica – esistenti o in via di realizzazione. Solo negli ultimi 3 mesi ne sono stati autorizzati più di una decina”. Subito dopo, Sandra Travagli, la referente del comitato di cittadini contrari alla centrale di Villanova, ha messo in fila una serie di criticità per evidenziare a gran voce la necessità di pianificazione “per le forti ricadute che questi hanno a livello ambientale e sulla salute e la sicurezza degli abitanti”. Nel suo discorso, Travagli ha constatato come le centrali siano totalmente scollegate dall’economia del territorio, non portando quindi benefici a chi ci abita, e ha aggiunto: “Gli impianti non producono redditività né autonomia, stanno in piedi solo grazie ai fondi del Pnrr”. A questo proposito, il comitato di Fondo Reno ha poi evocato un allarmante scenario. “Quando finiranno i finanziamenti – ha affermato infatti Andrea Vaccari – c’è il rischio che le centrali verranno abbandonate, generando scheletri industriali su tutto il territorio, di cui le multinazionali che ora le gestiscono a quel punto si disinteresseranno”. Altro punto nodale, la questione del trasporto: “Si tratta di un problema terribile – ha proseguito Travagli –, il trasporto delle biomasse comporta un carico di spesa per la manutenzione delle strade molto cospicuo che diversamente si potrebbe destinare ad altri fini”. Quindi l’appello congiunto, da parte della Rete Giustizia Climatica e dei Comitati provinciali, per chiedere ai rappresentanti politici di fare decisamente di più nel difendere le battaglie dei cittadini.

È stato Paolo Calvano, capogruppo del Partito Democratico in assemblea regionale, a rispondere al sollecito, rivolto alla Regione, di una rinnovata incisività nel tutelare l’ambiente e gli interessi dei territori e degli abitanti. Ha innanzitutto voluto precisare i margini di manovra limitati: “È una materia su cui la Regione può legiferare solo stando dentro i vincoli che gli dà la normativa nazionale. Perché nel momento in cui straborda, anche solo di poco, rispetto a quei limiti, la Presidenza del consiglio dei ministri impugna la legge facendole perdere la sua efficacia”. Dopo questa premessa, Calvano ha voluto rimarcare con forza da una parte la conseguente necessità di coinvolgere il legislatore nazionale, per riuscire a operare delle modifiche sostanziali e determinanti alla radice. Dall’altra, ha esplicitato la determinazione da parte della Regione “di fare il massimo per quello che le è concesso”.

Le testimonianze che si sono susseguite nel resto della mattinata hanno contribuito a fare luce da una molteplicità di prospettive differenti sulle centrali a biometano e a biogas. Il medico Adele Pazzi ha dichiarato di “voler mostrare il lato oscuro della faccenda” sostenendo che non si tratta né di fonti rinnovabili, né di un sistema che promuove l’economia circolare. “Anche gli impianti a biometano devono essere continuamente riforniti e creano rifiuto. Sono molto energivori e bruciano combustibile fossile”. Lorenzo Menghini (del comitato di Bondeno) ha calcolato che, considerando il transito di mezzi pesanti causati unicamente dalla centrale del suo Comune, sono previsti oltre 13 mila passaggi all’anno. “È questa l’economia circolare a cui fanno riferimento? Io parlerei piuttosto di economia di circolazione dei mezzi”. Danila Ori (del comitato Gaibanella vuole respirare) ha ammesso di aver pianto la sera in cui è stato annunciato che, nonostante la contrarietà del consiglio comunale al progetto, verrà comunque realizzata la nuova centrale. “Bisogna cambiare le leggi perché altrimenti si continuerà a ritenere il profitto più importante della salute e del benessere dei cittadini”. Anna Zonari, consigliera comunale a Ferrara de La Comune, ha denunciato che “non è possibile che i cittadini e i comitati siano esclusi dalla Conferenza dei Servizi. Serve un piano energetico veramente sostenibile, perché abbiamo urgenza di muoverci nella direzione giusta. Che non è di sicuro quella delle speculazioni finanziarie e delle multinazionali estere che vengono a colonizzare il territorio”.

Anche Patrizia Bianchini (già assessore provinciale del Pd dal 2009 al 2014) ha evocato l’ingombrante presenza di interessi economici insensibili a chi nella Provincia ci vive. Cristian Bertarelli, sindaco di Lagosanto, ha suonato l’allarme dicendo che “ogni minuto che passa ci avvicina ad avere un nuovo impianto davanti alla porta di casa” e ha puntato il dito sulla Regione nell’affermare che si tratta dell’unica autorità che potrebbe alzare delle barriere per fermarne l’avanzamento incontrollato. Un’attribuzione di responsabilità su cui anche Sergio Golinelli, come esponente di Alleanza Verdi e Sinistra, si è trovato d’accordo. “All’interno di una procedura molto semplificata come è la Conferenza dei Servizi, alla fine Arpae tira le fila con un atteggiamento di tipo notarile. Ma Arpae è un’agenzia che avrebbe come scopo la tutela ambientale e non certificare il rispetto delle leggi. È quindi indispensabile che intervenga la Regione, da cui Arpae dipende, per dare un orientamento politico forte”.

In conclusione, una testimonianza dal rappresentante dei comitati di Reggio Emilia, Emiliano Codeluppi, che è venuto in trasferta a Denore di Villanova per portare un messaggio di solidarietà e vicinanza alla causa. “La messa no biogas del sabato nel ferrarese è qualcosa di stupendo”, ha ammiccato Codeluppi, facendo riferimento alla chiesa di San Biagio in cui si è svolto l’incontro pubblico. “A Reggio Emilia siamo disperati come voi. Non dimentichiamoci che l’inquinamento travalica i confini provinciali e regionali. I famosi camion che circolano arrivano anche da molto lontano”.

Permessi di soggiorno. “Servono misure urgenti contro illegalità e sfruttamento”

Mozione della consigliera comunale Anna Zonari de La Comune di Ferrara: “Necessario un intervento concreto per garantire il rispetto dei diritti dei lavoratori già presenti sul territorio”

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C’è la richiesta di adottare misure emergenti per il miglioramento della gestione dei permessi di soggiorno e per il contrasto all’illegalità e allo sfruttamento dei lavoratori stranieri al centro della mozione presentata dalla capogruppo Anna Zonari de La Comune di Ferrara.

Nello specifico, la consigliera di opposizione chiede di istituire un monitoraggio specifico e periodico per rilevare i tempi di rilascio e rinnovo dei permessi di soggiorno presso la Questura di Ferrara, evidenziando eventuali criticità nei procedimenti e pubblicandone i risultati per garantire trasparenza e responsabilità.

Ma non solo. Zonari domanda anche di coinvolgere attivamente il Consiglio Territoriale per l’Immigrazione, le associazioni e il terzo settore, affinando le analisi dei bisogni e progettando interventi adeguati.

Tra le proposte della capogruppo anche l’invito a sollecitare la Prefettura e gli enti competenti per accelerare le pratiche burocratiche e garantire trasparenza e equità nei procedimenti burocratici legati ai permessi di soggiorno, in particolare per i lavoratori già presenti in Italia con contratti regolari.

Zonari, infine, chiede anche l’istituzione di un tavolo permanente con le parti sociali, le associazioni datoriali, i sindacati e le associazioni per promuovere politiche di contrasto all’illegalità e allo sfruttamento lavorativo, rafforzando i protocolli e gli accordi già esistenti.

La mozione arriva dopo che dagli ultimi dati dell’Annuario del Cds appena presentato emerge che “gli immigrati non si fermano a Ferrara e conseguentemente le imprese fanno fatica a trovare manodopera“.

A tal proposito, la capogruppo de La Comune di Ferrara spiega: “Le attuali normative e prassi, come il Decreto Cutro e le procedure adottate dalla Questura di Ferrara, stanno creando disagi significativi per i lavoratori stranieri regolari residenti sul nostro territorio, con conseguenti rischi di illegalità e sfruttamento. Molti lavoratori stranieri, pur avendo richiesto regolarmente e pagato salatamente il permesso di soggiorno, attendono da anni il rilascio o il rinnovo del documento, trovandosi costretti a lavorare in condizioni precarie e vulnerabili. Le associazioni datoriali hanno evidenziato che l’attuale sistema di programmazione dei flussi è insufficiente a coprire le necessità di manodopera regolare nei tempi richiesti dal mercato”.

“La gestione dei flussi migratori e dei permessi di soggiorno – aggiunge Zonari – è cruciale per garantire un sistema sociale ed economico equo e rispettoso della dignità umana, nonché per tante imprese che subiscono la perdita di manodopera fondamentale”.

La consigliera di opposizione conclude: “È necessario un intervento concreto per garantire il rispetto dei diritti dei lavoratori già presenti sul territorio, evitando che l’incertezza normativa e le lunghe attese per il rilascio dei permessi di soggiorno li spingano verso l’illegalità. Coinvolgere le comunità straniere, le associazioni di categoria e il terzo settore è fondamentale per individuare soluzioni condivise e affrontare le criticità”.

 

 

Danno erariale? Il caso del “Pasticciaccio brutto di via Mozzoni/Serao”

La consigliera di minoranza Anna Zonari (La Comune) chiede chiarimenti sulla mancata cessione di un terreno e i costi a carico del Comune di Ferrara

Una nuova interrogazione da parte della consigliera di minoranza Anna Zonari (gruppo La Comune di Ferrara) porta all’attenzione del Consiglio Comunale il caso di un’area di Ferrara e della vicenda nota come il “Pasticciaccio brutto di via Mozzoni/Serao”. La questione ruota attorno al presunto danno erariale derivante dalla mancata cessione gratuita di un terreno da parte di una società privata al Comune, nonostante gli obblighi legali assunti nel 1989 e confermati in atti successivi.

Secondo la ricostruzione fornita dalla consigliera, nel 1989 la società “La Casa srl” avrebbe dovuto cedere gratuitamente una porzione di terreno al Comune di Ferrara, come compensazione per oneri di urbanizzazione relativi a un’altra area. Tuttavia questa cessione non è mai avvenuta, nonostante le ripetute richieste del Comune e la conferma dell’obbligo da parte delle successive società acquirenti. Non solo, perché l’area in questione è stata gestita dal Comune, con manutenzione ordinaria e sfalcio del verde per ben 30 anni, a spese pubbliche.

Nel 2012, la proprietà ha chiesto la trasformazione in area edificabile, omettendo però di indicare che una parte del lotto era gravata dall’obbligo di cessione al Comune. Nonostante ciò, nel 2013 il Comune ha approvato tale richiesta e ha mappato la zona come residenziale, senza acquisire gratuitamente l’area come previsto. Nel 2019, inoltre, il Comune ha rilasciato un permesso di costruire su tutto il terreno, senza procedere ad alcuna azione per far rispettare l’obbligo di cessione gratuito della porzione di terreno.

Zonari, nella sua interrogazione, solleva numerosi interrogativi sulla gestione di questa vicenda, chiedendo se le azioni e le omissioni finora commesse possano configurare un danno erariale. In particolare, si chiede se il Comune abbia proceduto a segnalare tale danno alla Corte dei Conti, o se intenda farlo in futuro.

Domande per le quali la consigliera chiede una risposta scritta, al fine di chiarire la situazione e valutare le responsabilità politiche e amministrative che ruotano attorno alla gestione di questa lunga e complessa vicenda urbanistica.

 

Biometano Gaibanella. In consiglio misure “importanti” ma Zonari teme “non sufficienti”

La consigliera de La Comune di Ferrara propone una mozione per sostenere i cittadini anche nel caso in cui arrivi l’autorizzazione da parte di Arpae in conferenza dei servizi

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Anna Zonari de La Comune di Ferrara teme che le misure adottate lunedì dal consiglio comunale lunedì pomeriggio “non siano sufficienti per impedire il rilascio dell’Autorizzazione Unica per la realizzazione dell’impianto”. Il riferimento è alla centrale a biometano a Gaibanella per cui “l’amministrazione comunale, con delibera di giunta e il consiglio comunale all’unanimità hanno espresso parere contrario”.

Due atti che la consigliera considera “apprezzabili e importanti”. Allo stesso tempo ritiene “necessarie ulteriori azioni” e per questo hanno promosso una mozione che verrà presentata al prossimo consiglio comunale del 16 dicembre.

Giunta e consiglio, ricorda Zonari, “hanno espresso parere contrario per quanto riguarda il rilascio del permesso di costruire in deroga un impianto di biometano a Gaibanella”. La scelta in quanto non sarebbero rispettate “le distanze minime obbligatorie, essendo alcuni edifici storici a una distanza inferiore ai 300 m dall’area dell’impianto, l’insediamento produttivo di Gaibanella e la Borgata Stazione a distanza inferiore ai 1000 metri e il Polo funzionale dell’Ospedale di Cona ad una distanza inferiore ai 3000 m”.

La consigliera invita dunque la giunta “ad attivarsi concretamente in sede di Conferenza dei Servizi” oltre “a dare seguito al sostegno dell’iniziativa del gruppo dei cittadini di Gaibanella”. Invita inoltre, in caso di rilascio dell’autorizzazione da parte di Arpae, a “sostenere il gruppo di cittadini nelle azioni legali possibili per ricorrere contro la decisione, mettendo a disposizione gli uffici comunali e risorse adeguate per procedere al suddetto ricorso”.

Chiede quindi di “attivare interlocuzioni di carattere politico a tutti i livelli: provinciale, regionale e statale, con particolare riferimento al tema del cumulo degli impatti e della mancanza di una cabina di regia che valuti la complessità e la sommatoria degli interventi”.

Infine viene proposto di “inserire nel Pug, se non presente, la determinazione delle distanze minime per la localizzazione degli impianti dai centri urbani, in ragione del fatto che, anche la sola assunzione del piano potrebbe risultare utile per attivare in salvaguardia tale decisione”.

 

Bagarre in consiglio sul centro sociale. Zonari: “È ostruzionismo”

Interviene anche il sindaco Fabbri: “Trattiamo tutte le associazioni alla stessa maniera. Manderemo anche a Corte dei Conti un parere”

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Una riqualificazione urgente dell’immobile da concludere in 30 giorni. Sono passati 13 mesi e tutto è come prima. Da allora agli indirizzi del Comune di Ferrara sono arrivate circa 15 mail ordinarie e pec per richiedere chiarimenti ed incontri, senza esito.

È la piccola storia ignobile, per mutuare il titolo di una famosa canzone di Guccini, che sta percorrendo da ormai più di un anno il centro sociale La Resistenza e l’associazione di promozione sociale che lo gestisce. Precisamente dal 16 agosto 2023, quando il sindaco Alan Fabbri firmò un’ordinanza per lavori strutturali urgenti e un piano di riqualificazione immobiliare urgente.

Su queste basi Anna Zonari de La Comune ha discusso ieri in consiglio comunale un question time per chiedere aggiornamenti sulla destinazione d’uso dello stabile e quale intenzioni abbia in proposito l’amministrazione.

A risponderle è l’assessore all’urbanistica Nicola Lodi, che fa presente come già nel 2023 “Ancescao aveva avvertito della necessità di interventi strutturali importanti”. A questo si aggiunge il fatto che la concessione dell’immobile (che scadrebbe nel 2034) prevedeva che le attività fossero a favore della popolazione anziana del territorio.

Lodi calcola anche che il mancato introito per l’affitto dell’immobile concesso in comodato d’uso gratuito in questi anni ad Ancescao “ammonta a oltre duecentomila euro per vent’anni”.

Sempre nella concessione, ricorda Lodi, “Ancescao si impegnava ad adottare ogni misura atta a salvaguardare l’immobile e a curarne l’amministrazione ordinaria”.

Per questo il Comune avrebbe adottato un atto integrativo di modifica parziale della concessione, invitando Ancescao a restituire l’immobile sub-concesso nel 2015 a La Resistenza “per importanti lavori di ristrutturazione sia dello stesso immobile che del cortile ove si trovavano rifiuti”.

La ‘colpa’ dello stallo starebbe secondo l’assessore nel fatto che “manca un serio progetto di riqualificazione dello stabile”, ragione per cui il Comune “non può che procedere alla dichiarazione di decadenza della concessione o di revoca della stessa”.

Quanto alla futura destinazione d’uso, “risponderemo non appena sarà decisa la revoca o la decadenza in caso di ulteriore ritardo nel progetto di riqualificazione che deve essere firmato da un tecnico abilitato”.

Parola che “non si possono ascoltare” secondo Zonari (che tra l’altro lavora nel volontariato), che fa presente la “crisi enorme che investe il mondo del volontariato” e il fatto che non ci sia “ricambio generazionale: quindi tutte le iniziative che portano avanti l’attività intergenerazionale sono ben accettate, anche dallo statuto nazionale di Ancescao”.

Per questo la consigliera parla di “ostruzionismo durato un intero anno. Quello che capita in una città normale sarebbe sedersi attorno a un tavolo. Qui no”.

Critiche che fanno scattare Alan Fabbri, che assicura che “questa amministrazione si è sempre comportata negli stessi modi con qualsiasi associazione. Difendere a prescindere qualcuno che forse sostiene lei politicamente perchè ne trae beneficio politico è offensivo perché noi siamo persone serie”.

Il sindaco non accetta l’accusa di ostruzionismo: “Non c’è, c’è invece la volontà di difendere una proprietà comunale importante”. Non solo: “Manderemo anche alla Corte dei Conti un parere da questo punto di vista. Ingegneri e tecnici del comune ci dicono che ci sono problemi in questo stabile. Poi l’associazione può trovare un altro stabile e pagare l’affitto”.

Da giardino a parcheggio. La risposta “superficiale” di Lodi a Zonari

La consigliera de La Comune di Ferrara dice che “appare piuttosto generica e non entra nel dettaglio delle problematiche specifiche sollevate”

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Anche l’interrogazione bis di Anna Zonari (La Comune di Ferrara) non pare aver avuto successo vista la risposta “superficiale” dell’assessore Nicola Lodi in merito all’area cortiliva compresa tra i condomini di corso Piave, via Fiume, via Cassoli e corso Isonzo.

“La recinzione da cantiere – scrive Lodi nella risposta – rientra nella c.d. “Edilizia libera” ai sensi della L.R. 15/13.  Pertanto, per quanto il Comune di Ferrara abbia a cuore le funzioni ecosistemiche e sociali  dell’area, questa non rientra nelle competenze del Comune stesso. Si precisa, in ogni  caso, che gli ecosistemi riconosciuti sulla Terra sono: la foresta (temperata, tropicale e boreale); la savana; la steppa; il deserto; la tundra; la taiga; la macchia mediterranea”. Inoltre “l’area non è vincolata ai sensi del Codice dei Beni Culturali e pertanto non di  competenza della Soprintendenza”.

Il problema è che la risposta “non affronta direttamente alcune delle preoccupazioni sollevate” mentre “i toni sarcastici denotano mancanza di rispetto istituzionale, ma ancora più che verso di me, verso i residenti e le centinaia di cittadine e cittadini che stanno da mesi chiedendo aiuto al Comune per la salvaguardia di un habitat importante dal punto di vista dei benefici ecosistemici e sociali”.

“Possibile – domanda Zonari – che l’assessore non sappia che i benefici ecosistemici anche in ambiente urbano, dati dalla tutela della biodiversità, sono tra le principali strategie per il contrasto al surriscaldamento globale, alla prevenzione del dissesto idrogeologico e alla riduzione dell’inquinamento? Dalla sua risposta pare di sì”.

Zonari si dice insoddisfatta rispetto a questa seconda “pseudo risposta” per almeno 4 motivi. “L’assessore spiega – scrive Zonari – che la recinzione dell’area rientra nell’edilizia libera secondo la normativa regionale, quindi non richiede specifiche autorizzazioni comunali. Tuttavia, questa affermazione non risponde in modo esaustivo alle domande relative alla trasformazione dell’area da giardino a parcheggio e alle eventuali autorizzazioni necessarie per questa modifica”.

Manca poi una risposta “sui progetti di trasformazione e le autorizzazioni” infatti “non c’è alcun riferimento alla presentazione di un progetto specifico da parte del nuovo proprietario, né viene chiarito se il Comune abbia rilasciato autorizzazioni per la trasformazione dell’area cortiliva. Questo è uno dei punti centrali dell’interrogazione, che rimane quindi senza una risposta adeguata”.

Per quanto concerne le funzioni ecosistemiche e sociali dell’area Lodi “fa un elenco generico degli ecosistemi riconosciuti sulla Terra (ironizzando evidentemente sui benefici ecosistemici in ambiente urbano), senza entrare nel merito della situazione specifica dell’area in questione e del suo valore per la comunità locale”. Non offre dunque “alcuna strategia o indicazione su come il Comune intenda preservare le funzioni ecosistemiche e sociali che l’area ha svolto fino a questo momento”.

Infine “l’interrogazione faceva riferimento a possibili vincoli paesaggistici o di tutela culturale, ma la risposta dell’assessore si limita a dichiarare che l’area non è vincolata ai sensi del Codice dei Beni Culturali. Questo punto, però, ignora completamente il fatto che gli edifici circostanti potrebbero avere delle tutele, come ricordato nella premessa dell’interrogazione”.

Insomma, agli occhi de La Comune, “la risposta appare piuttosto generica e non entra nel dettaglio delle problematiche specifiche sollevate, omettendo di fornire informazioni cruciali sulle autorizzazioni e sulle azioni che il Comune intende intraprendere per tutelare l’area. La mancanza di un’analisi più approfondita rischia di apparire come un tentativo di eludere questioni più complesse legate all’urbanistica e alla salvaguardia dell’ambiente urbano”.

Mense scolastiche. Zonari: “Qual è lo stato di avanzamento dei lavori?”

La consigliera de La Comune di Ferrara interroga la giunta vista l’imminenza dei tempi di consegna previsti

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Diversi sono gli interventi alle scuole primarie che il Comune iniziati nel luglio 2023. Sono stati annunciati, scrive Anna Zonari (La Comune di Ferrara) in un’interrogazione, “interventi di riqualificazione in quattro scuole primarie tra città e frazioni, finalizzati alla realizzazione di altrettante mense scolastiche per servire oltre 706 pasti in due turni e, in alcuni casi, per riqualificare le aree verdi scolastiche”.

“Qual è ad oggi – chiede la consigliera – lo stato di avanzamento dei lavori? Quali tempi sono previsti per l’attivazione delle nuove mense scolastiche? Quali tempi sono previsti per la riqualificazione necessaria delle aree verdi interne alle scuole citate, interventi indispensabili affinché bambine e bambini possano usufruirne?”

Due settimane fa erano stati i genitori di alcuni alunni della scuola di Fondoreno a scrivere “arrabbiati” per la “situazione incredibile della scuola”.

Si tratta di lavori per 3 milioni di euro “di cui circa 1,7milioni di stanziamento comunale e i rimanenti di fondi del Next Generation EU”. Ad essere coinvolte sono “la Don Milani (con stanziamento complessivo di 1.060.000 euro di cui 450mila di risorse europee e 610 mila del Comune), la “A. Franceschini” di Porotto (790.000 euro complessivi, di cui 450.000 da Pnrr e 295.000 Comune), la scuola di San Martino (550.000 euro di cui 196.000 da Pnrr e 354mila del Comune) e la scuola di Fondoreno (560mila euro
complessivi di cui 120mila euro da Pnrr e 440mila del Comune)”.

Zonari, sempre nell’interrogazione, fa anche notare “che il 12 febbraio 2024 l’amministrazione comunale ha promosso un incontro con la cittadinanza a Fondoreno per presentare il progetto della nuova mensa della scuola; che il 19 febbraio 2024 è stato inaugurato dall’amministrazione comunale il cantiere della nuova mensa della Scuola “A. Franceschini” a Porotto, con affidamento dei lavori all’impresa Arte Casa Immobiliare srlL, e annunciato il termine degli interventi per l’autunno 2024; che il 5 marzo 2024 è stato inaugurato il cantiere del progetto di riqualificazione della scuola primaria “Don Milani” e annunciata la consegna entro febbraio 2025; che l’11 marzo 2024 è stato inaugurato il cantiere per l’ampliamento dei servizi della scuola primaria “Bruno Farber” di San Martino”.

Biometano a Gaibanella. Zonari: “Coinvolgere i cittadini”

La consigliera de La Comune di Ferrara interpella il sindaco e la giunta, insieme a tutte le opposizioni, per chiedere una maggiore coinvolgimento della popolazione

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Le minoranze in consiglio comunale (La Comune di Ferrara, Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Lista Civica Anselmo) vogliono sapere a quale punto è l’iter del progetto per la costruzione dell’impianto a biometano a Gaibanella e “quali valutazioni verranno fatte per garantire il territorio, riguardo alle emissioni, al traffico indotto, alla tutela del manto stradale, all’utilizzo del digestato”. Chiedono anche “se sono previste forme di coinvolgimento della cittadinanza e la possibilità di presentare osservazioni scritte entro i 60 giorni stabiliti, per assicurare una partecipazione attiva e informata della comunità” e “se si intende convocare una commissione congiunta ambiente urbanistica, al fine di consentire ai consiglieri di esercitare il loro diritto di essere informati, nonché di vigilanza e controllo”.

Anna Zonari, prima firmataria, interpella così sindaco e giunta ricordando che “le linee guida dell’European Biogas Association (Eba) raccomandano di affrontare le preoccupazioni della comunità (sicurezza, rumore, odori, viabilità, ecc.) con un approccio partecipativo e trasparente, che implica il coinvolgimento della cittadinanza per informarla sugli impatti del progetto e raccogliere eventuali preoccupazioni o opposizioni”.

“La costruzione di centrali di questo tipo – scrive – possono avere ripercussioni in termini di emissioni inquinanti, date anche dal trasporto delle biomasse dal punto di origine alla centrale di biometano, traffico derivato, deterioramento delle strade e problemi di manutenzione, consumo di suolo, riduzione delle coltivazioni alimentari, utilizzo agronomico del digestato, dubbia ricaduta economica per il territorio”.

Viste le criticità, le stesse sollevate non solo preventivamente  ma anche da residenti che si sono trovati a vivere nelle vicinanze di una centrale, “è essenziale garantire la massima trasparenza e il coinvolgimento della comunità locale, dato che il progetto può influire sulla qualità della vita dei residenti in termini di salute, sostenibilità ambientale, economica e sociale”.

Ricorda infine che “nei territori vicini esistono già altre centrali e sono in corso iter autorizzativi per la costruzione di nuove strutture simili, ma manca una valutazione cumulativa degli impatti”.

Incendio Formignana, Zonari: “Poteva essere una tragedia”

La consigliera de La Comune di Ferrara torna sul caso di Giuseppina Salvi e famiglia scampata a un incendio a Formignana. Aveva già presentato un’interrogazione a cui non ha ancora avuto risposta

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Anna Zonari (La Comune di Ferrara) come consigliera comunale sente “il dovere di portare all’attenzione della comunità un caso già noto alla stampa, che ci riguarda tutti”. Si tratta di quanto successo la scorsa notte a Formignana dopo che per mesi la signora Giuseppina Salvi e i figli avevano trovato riparo presso un tendone esterno all’ingresso due dell’ospedale di Cona.

“Da aprile – scrive Zonari – ha vissuto in condizioni precarie, con i suoi due figli, in un gazebo davanti all’ospedale di Cona. Nonostante abbia già presentato un’interrogazione in merito, sono ancora in attesa di risposta dalle istituzioni”.

“Una settimana fa – spiega la consigliera comunale – questa famiglia è stata trasferita in un appartamento messo a disposizione da Acer, nel Comune di Tresignana, su richiesta del Comune di Ferrara, in regime di emergenza abitativa”. Chiaramente, “senza elettricità, di notte, la signora è stata costretta a utilizzare delle candele”. Così “la scorsa notte, una candela lasciata accesa ha dato fuoco al tavolo e poi a una delle due stanze! Solo per una fortunata coincidenza non si è trasformata in una tragedia, ma uno dei figli ha riportato ustioni (per fortuna non gravi) e gran parte dei documenti e degli affetti personali della famiglia sono andati distrutti. Sono arrivati i vigili del fuoco e la famiglia è stata portata al pronto soccorso”.

“Poteva essere una tragedia”.

Ora la donna e i figli sono ospitati presso la foresteria del Sant’Anna e “la signora non ha ancora una residenza”. Questo “nonostante abbia richiesto la residenza fittizia per ben due volte negli scorsi mesi al Comune di Ferrara, non le è stata assegnata”.

Con la residenza fittizia “avrebbe potuto ottenere la reversibilità della pensione del marito, deceduto a Cona e seppellito in Certosa. Senza residenza, non può attivare il contratto dell’acqua e senza un contratto di locazione non può richiedere la residenza a Tresignana”.

Si tratta, dice Zonari, di “un cortocircuito burocratico che rischia di compromettere gravemente la vita di questa famiglia, lasciandola in una condizione di precarietà inaccettabile”.

Le domande cruciali secondo la consigliera sono: “L’Asp sta davvero seguendo questa famiglia? Questo è un nucleo chiaramente fragile e vulnerabile, in difficoltà da mesi. Cosa è stato fatto finora per loro? Quali provvedimenti sono stati presi? Finora si è visto l’enorme supporto di alcuni volontari, che si sono attivati per aiutare la signora e i suoi figli. Ma è compito del Comune garantire un’abitazione dignitosa e accessibile, come dovrebbe essere nel 2024, a Ferrara”.

“Chiedo pubblicamente – conclude – misure immediate per risolvere questa situazione inaccettabile, con un supporto concreto e un’abitazione vivibile. Ferrara merita di più, e soprattutto queste persone meritano di più”.